Si chiama “Spartacus” l’operazione della polizia avviata per incastrare una banda specializzata nel trasferire in Italia giovani donne della Romania. Le donne venivano vendute come merce, molte avviate alla prostituzione nella maggior parte casi anche violentate. I carabinieri del commando provinciale di Potenza ha eseguito trenta ordinanze di custodia cautelare e alcuni fermi in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Toscana.
L’operazione ancora in corso era iniziata già un anno fa quando fu bloccato in provincia di Potenza un autofurgone carico di donne polacche giunte in Italia clandestinamente. Secondo quanto hanno ricostruito gli investigatori le donne venivano vendute, violentate e nella maggior parte dei casi avviate alla prostituzione. I reati accertati per il momento sono di: associazione a delinquere, finalizzata all’immigrazione clandestina, allo sfruttamento della prostituzione, al sequestro di persona e alla violenza sessuale.
Il fatto più sconcertante in quest’amara storia è che molte delle donne sono minorenni o poco più che ventenni. Spesso a farle passare la frontiera erano poliziotti rumeni corrotti. Le ragazze giungevano in Italia con visto turistico e per il viaggio erano costrette a pagare 300 euro. Una volta arrivate nel nuovo paese, venivano scelte per decidere se la loro sorte sarebbe stata quella di prostituta o nel migliore dei casi di cameriera. Dico provocatoriamente nel migliore dei casi perché molte delle donne che avevano la sfortuna di essere costrette a fare le prostitute, venivano segregate in luoghi disgustosi, baracche o appartamenti fatiscenti. Le loro giornate erano dettate dai ritmi che i loro padroni gli avevano imposto. Uscivano solo per lavorare in casa o nei locali.
Le donne destinate a lavori di badante o barista dovevano pagare un’altra somma di denaro che si aggirava intorno ai 300/400 euro, molte venivano anche convinte a prostituirsi per arrotondare i guadagni. Queste storie drammatiche fanno capire quanto il ruolo della donna è continuamente minacciato dalle repressioni maschiliste misto a feticismo, un feticismo merceologico legato allo squallido fetore dei soldi. La cosa più sconcertante, che fa rabbrividire è che in queste situazioni si perde davvero di vista il senso, per molti anche banale, della dignità umana.
Queste donne con quale coraggio domani dovranno riaffrontare la vita? Con quale coraggio affronteranno un nuovo datore di lavoro? Il disgusto trasuda da tutte le parti, sorte peggiore non si può altre che augurare agli sfortunati carnefici, finalmente soffocati. Ma quello che sconcerta di più è che molti clienti denunciati per favoreggiamento, sono avvocati, professionisti anche con una certa cultura in grado di capire leggendo un giornale qual è il senso dello sfruttamento sessuale e cosa mette in crisi.
Sono gli stessi padri di famiglia che educano i figli insegnando che la prostituzione è un atto immorale e chissà quale altra cavolata. Il fenomeno della tratta e della riduzione in schiavitù a scopo di sfruttamento sessuale continua ad essere un problema che investe molte realtà locali. Si tratta, nella quasi totalità dei casi, di persone che non possiedono regolare permesso di soggiorno e spesso prive anche di qualsiasi documento di riconoscimento.
La mancanza di un documento d’identità pone le clandestine in condizione di totale assoggettamento alle organizzazioni criminali e ne amplia la situazione d’emarginazione con conseguente difficoltà ad accedere ai servizi socio-sanitari.
Rispetto a questo fenomeno molti comuni hanno avviato progetti ed azioni che permettano alle donne vittime dello sfruttamento a scopo sessuale di uscire dal percorso di schiavitù.
L’inchiesta della compagnia dei carabinieri di Acerenza (PZ) era nata alla fine dell’anno scorso proprio in conseguenza alle denunce di due ragazze, stanche di essere sfruttate.
Alcune ragazze venivano sistematicamente violentate dai componenti della banda: oltre alle misure cautelari, sono stati emessi sette fermi per violenza sessuale. Gli sfruttatori intascavano quasi tutti i guadagni delle loro vittime.
Ciascun malavitoso poteva guadagnare fino a 5-6.000 euro ogni quindici giorni. Sono in via di programmazione da parte di associazioni ed enti morali, progetti per la sperimentazione di percorsi innovativi di accoglienza e per offrire nuove opportunità di autoformazione personale alle vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale.
E’ stato istituito un comitato nazionale per i diritti civili delle prostitute. Per chi fosse interessato alle iniziative, ai convegni può visitare il sito internet: http://www.luccioleonline.org/