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Giù le mani da Caino

“La giustizia come ‘legge applicata per vendetta’. Il gioco, lo conosco, è da villani, e puoi pure strofinartele per mesi, le tue mani restan sporche (…) sangue chiama sangue e tu rispondi al suo richiamo, predichi giustizia e poi razzoli nel crimine, arbitro venduto che dispone della vita di un suo simile”. Volto del potere, Saddam ha seminato il panico, la morte e ancor peggio inondato il mondo con il suo terrore. A poche settimane dalla scomparsa del temuto dittatore, i segni della sua presenza e l’odore forte del suo passaggio continuano a riempire pagine e pagine, menti, occhi, inondano le coscienze e creano opinioni dure e differenti. Se la sua vita ha fatto discutere e le sue azioni creato la storia, ancor più la sua morte lascia un segno indelebile negli uomini e nella loro umanità. Una vita che ha spaccato il mondo tra chi quelle ferocie le ha subite e coloro che le hanno solo lette sui giornali. Chi in quella foga di potere ha visto scorrere la morte e sentito l’odore acre del sangue stagnato sulla pelle,  e gli altri che ne conoscono solo i colori grigio e nero di un servizio fotografico che non vuole sconvolgere troppo il proprio pubblico.

Regione che vai, crisi che trovi

Basilicata: tra la prime tre in classifica per il tasso di povertà nel proprio paese. Per un Paese che arranca, una regione che tiene il passo. Un inizio d’anno poco incoraggiante per la Basilicata che vede schiacciate le proprie speranze e illusioni dal peso opprimente dei sempre più numerosi disoccupati, emigranti e cassintegrati, la cui massa continua inesorabilmente ad aumentare di pari passo alla chiusura delle aziende. Risale a pochi giorni fa, infatti, la preoccupante pubblicazione de “Il Sole 24 ore” di un rapporto Unioncamere – Istituto Tagliacarne relativo al prodotto interno lordo delle varie province italiane, secondo il quale Potenza e Matera si sono classificate rispettivamente all’83° e 90° posto, con un calo di aziende che si aggira intorno al 30 per cento annuo. Piuttosto stabile, invece, risulta la situazione del commercio per effetto del consistente fenomeno di nati-mortalità di microimprese, vale a dire per ogni saracinesca definitivamente abbassata ce n’è una nuova che si alza, anche se a causa del crescente abbassamento dei consumi delle famiglie lucane non mancano le preoccupazioni tra i commercianti e gli operatori economici potentini, nemmeno alla vigilia della stagione dei saldi.

Buoni propositi per il 2007

Se è vero che al peggio non c’è mai fine è anche vero che per le feste una pausa e un meritato riposo arrivano per tutti, anche per i “peggio”. Festeggiamenti, speranze, desideri e buoni propositi aprono le porte al nuovo anno in Basilicata. Una lista non particolarmente lunga e decisiva, ma sicuramente rappresentativa che testimonia come nei limiti del possibile, si cerchi di far evolvere una situazione che sembrava ormai stazionaria. Tra i buoni propositi per il 2007, infatti, ad emergere è proprio il sostegno economico a favore delle aree disagiate e dei piccoli comuni che, solo nella regione Basilicata rappresentano oltre il 60 per cento del territorio. Tra le iniziative più significative, quella “dell’Amministrazione Comunale di Missanello, ed in particolare del sindaco dr. Senatro Vivoli, di assegnare ai genitori dei bambini nati nell’anno che sta per concludersi un contributo economico è un gesto fortemente simbolico ma efficace dell’impegno politico-istituzionale a favore delle comunità dei piccoli comuni che deve coinvolgere tutte le istituzioni locali e deve rappresentare una delle priorità delle azioni di programmazione della spesa da parte della Regione Basilicata e della Provincia di Potenza nel 2007”.

Quest’anno sotto l’albero, niente regali

In questa settimana un’altra protesta allarma il Sud del nostro Paese. I tempi si evolvono, i desideri cambiano e le speranze sono sempre le ultime a morire, ma per i lavoratori di Agile che in questo Natale avevano visto la possibilità di un miglioramento e regolarizzazione della propria situazione lavorativa, desideri e speranze sono state vane. Purtroppo nel nostro Paese e in particolare nel Mezzogiorno, regioni come la Basilicata sono affette da una crisi che dura ormai da troppo tempo e che sembra non riuscire a mutare le proprie sorti. La parola “lavoro” viene sempre più pronunciata con fatica o almeno con estrema cautela e solitamente è accompagnata da aggettivi come “precario”, “provvisorio”, “incerto”, “a tempo determinato” e nei peggiori dei casi assume anche tinte non proprio chiare ed esattamente legali come “nero”. Se poi a questa già delicata e instabile condizione aggiungiamo anche la mancanza di correttezza delle aziende, ecco un altro sciopero, un’altra giornata di lavoro persa. Restiamo sgomenti di fronte all’arroganza dimostrata da Eutelia che, mentre è in corso una trattativa sindacale invia una lettera a tutti i dipendenti annunciando, in pratica, la chiusura unilaterale della vertenza, con una risposta negativa su tutti i fronti”.

Il lavoro che uccide

A Potenza l’ennesimo caso di “ordinaria amministrazione”. Un uomo muore sul posto di lavoro. La guerra al lavoro non riesce a trovare pace nel nostro Paese. Una condizione di disagio totale che ci vede prima arrancare per un impiego, poi fare di tutto per mantenerlo ed infine, come se non bastasse, continuare a lottare per la “sopravvivenza” e purtroppo non solo in senso figurato. I disagi sono sempre maggiori, le condizioni costantemente precarie e il bilancio delle “vittime del lavoro”, in crescente aumento. Solo in Basilicata, infatti, tra il 2003 e il 2005 il numero degli incidenti sul posto di lavoro, ammonta a più di 21mila, all’incirca 6.878 di cui 62 feriti permanenti e 12 morti solo nel 2006, ma il fatto più grave è che l’ascesa all’orrore sembra non volersi placare. Risale a pochi giorni fa, infatti, l’ultimo tragico incidente che ha visto la morte di Donato Vaccaro, operaio di Potenza. L’ennesima disgrazia come direbbe qualcuno, un’ulteriore beffa del destino come la definirebbe qualcun altro, ma se proprio vogliamo dare il giusto nome alle cose, dobbiamo ammettere che ci troviamo di fronte ad un altro caso di cattiva salvaguardia delle condizioni lavorative.

Rione Bucaletto, 26 anni dopo

Ancora disagi e belle parole per le molteplici famiglie che da anni vivono nella precarietà. Un quartiere come altri, una situazione come tante, numerose famiglie come troppe: senza una casa.