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Libri: Miserere del cantautore Canio Loguercio

[Recensione di Mimmo Mastrangelo]

Canio Loguercio l’avevamo lasciato che promuoveva l’album “Indifferentemente” (Manifesto Materiali Musicali 2003) in minute cerimonie teatrali a domicilio per un pubblico costituito al massimo da poche decine di persone. Lo ritroviamo che ci consegna un nuovo lavoro  ineffabile e sorprendente che, oltre la musica, interseca i territori della poesia e della video-arte. Per Squilibri ha dato alle stampe il volume (piu’ cd e dvd) “Miserere” avvalendosi del contributo, tra gli altri, del videomaker Antonello Marrazzo, dei  poeti Lello Voce, Tommaso Ottonieri, Gabriele  Frasca e Sara Ventroni, dei musicisti Rocco De Rosa, Paolo Fresu, Maria Pia De Vito e Nello Giudice.

L’intero cofanetto si può pensare che sia pure un tributo a quel mago del missaggio che era Pasquale Trivigno, scomparso di recente e curatore della registrazione della maggior parte dei tredici pezzi ordinati nell’album. Canio Loguercio si presenta ancora una volta con quella sua aria apparentemente impertinente e un canto dialettale che cerca di agganciarsi alla migliore ondata della canzone classica napoletana. Ma i sussurri della voce e le tonalità basse spesso fanno scintilla con le asperità delle parole. Sono quelle di Loguercio delle canzoni-preghiera  che più che addurre, come nel Miserere del salmo del re David, ad  un inno alla vita, si conformano per una commedia che preannuncia eventi minacciosi e richiama atmosfere da sceneggiata (“Aizateve guagliune e piccerelle ‘e malasorte/ ca co’ tanta devuzione ‘a culo ‘nfunno chiove sanghe/ e sarrà na mattanza ‘e capuzzelle, a notte ‘e San Callisto ‘e creature bastardelle”).

Ciononostante il Miserere del cantautore lucano (ma è romano di adozione)è un concertino di sentimenti, anzi come riporta il sottotitolo una “preghiera d’amore al netto di indulgenze” che lascia sfiatare il tormento che può serrarsi  nell’animo e nella testa degli uomini. I brani di Loguercio sono “songs sfrontati”, bene impastati col pensiero e lasciati fluire dalla bocca piano, sottovoce senza fretta e scossoni. A volte sono cerchiati da un alone pittoresco e surreale, ma il gradimento di ascoltarli si alza, volta per volta che il tasto del play dello stereo viene schiacciato. Se ben riusciti sono i duetti su voce e musica con Tommaso Ottonieri, Sara Ventroni (“Quando il verbo fu fatto carne/ se ne disfece in tempo/ per rivestirsi e guidarle contro un esercito”),  e Lello Voce (“E’ questa globalizzazione mondializzante dell’esperienza/ sono queste multinazionali del sentimento forse a frusciarmi via dalle dita la certezza d’essere vivo/ e invece mi sento affogare nel Fondo Esistenziale Internazionale”), qualcosa di eccellente è il corto “Miserere” (vincitore alla 62° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, al XXVII° Mediterranean Film Festival of Montpellier) firmato da Antonello Marrazzo  con Loguercio  nei panni di un uomo dall’ aria beckettiana intendo a cantare e dirigere il cammino di una colonna di diversamente alibi su carrozzella. Una processione  da cui si solleva un grido di imprecazione e procede dal paesaggio lunare dei cantieri dismessi dell’Italsider di Bagnoli  verso una strada deserta che dovrà portare, probabilmente, ad un approdo liberatorio e ripagante.