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Più soldi, più tutele, più occupazione

Barilla, rinnovato il contratto integrativo di gruppo. L’intesa raggiunta ieri a Parma dopo una lunga trattativa. Novità su premio di produzione, lavoro notturno e occupazione. In Basilicata interessati 492 lavoratori dello stabilimento Barilla di Melfi. Lapadula: “Intesa positiva che migliora le relazioni industriali”. Più soldi, più tutele, più occupazione. Questo in sintesi il contenuto del nuovo contratto integrativo della Barilla sottoscritto ieri mattina a Parma dalle federazioni nazionali e regionali di categoria e dal coordinamento nazionale delle Rsu Barilla dopo una lunga ed estenuante trattativa. Erano sei mesi che i lavoratori del gruppo emiliano attendevano il rinnovo dell’integrativo di gruppo. Il nuovo contratto interessa in tutto 492 lavoratori lucani, tra fissi e stagionali, impiegati nello stabilimento Barilla di San Nicola di Melfi. Azienda e sindacati hanno ripreso la trattativa dopo lo sciopero di otto ore del 25 luglio scorso proclamato da Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil a seguito della rottura del primo tavolo negoziale.

Mister Day di Atella, c’è l’accordo

La firma stamane in calce al piano di rilancio dello stabilimento lucano ex Parmalat. Previsti nuovi investimenti e il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.

Basilicata e Puglia, oro nero e oro blu

Le riprese televisive dei canoisti sull’invaso di Monte Cotugno, in agro di Senise (Basilicata – Potenza), sembrano voler celare la grave situazione di crisi idrica nelle vicine province di Taranto, Brindisi e Lecce, dovuta alla carenza di acqua. Ma come mai la domanda d’acqua continua a crescere in Puglia? Con i suoi 530 milioni di mc di capacità, l’invaso di Monte Cotugno è considerato il punto nodale dello schema idrico Ionio-Sinni. L’invaso artificiale, realizzato lungo il corso del fiume Sinni, tra il 1970 ed il 1982, è il più grande in terra battuta d’Europa. Le portate derivate della diga sono destinate per usi plurimi:  su un totale di 261 milioni di metri cubi di acqua erogati  il 41% va in Basilicata e il 55,2 % in Puglia (55,2% per uso potabile,40,4% irriguo e 5,6 % industriale). All’indomani della sua messa in esercizio e dopo aver sottratto fertili territori all’agricoltura del senisese, l’invaso di Monte Cotugno avrebbe dovuto risolvere i problemi di carenza d’acqua.