Cerca

“Quelli che credettero”è il titolo del nuovo libro a cura di Antonio D’Andria e di Antonio Cecere”.

“Quelli che credettero”, memoria e mito del 1860 lucano, tra Ottocento e Novecento.

Al via la presentazione di “Quelli che credettero”, il nuovo libro che sta appassionando parecchi lucani. Un approfondimento interessante di un anno particolare: il 1860 lucano.

Particolarmente patrocinato dal Comune di Melfi, la città delle costituzioni di Federico II è risultato particolarmente a cuore anche all’Associazione “Francesco Saverio Nitti”.

Il due settembre 2023 alle ore 17.30, presso il vestibolo del Palazzo vescovile di Melfi avrà luogo un interessante dialogo tra Igor Uboldi della Rai – Radiotelevisione italiana ed i due autori Antonio D’Andria dell’Università degli Studi della Basilicata ed Antonio Cecere della Scuola Superiore Studi Storici di San Marino.

Una nuova tappa nel Vulture che aiuterà i lucani a riscoprire la propria Storia, sfatandone i miti e rinnovandone la memoria.

In copertina la tela di R.Legat, dal titolo “Battaglia di Calatafini” custodita a Milano, presso il Museo del Risorgimento.

A centosessant’anni dalla proclamazione dell’Unità d’Italia e a duecento dalla Rivoluzione del 1820 -1821, si attraversa un tempo difficile in cui i temi della memoria e dell’identità sono quantomai attuali.

Ciò nonostante risultano pochissimi, se non inesistenti, i contributi di rilievo dedicati al processo di costruzione della coscienza nelle piccole patrie locali.

E questo tanto più in Basilicata, nonostante sia stata un perno focale dei moti del 1860.

SI è voluto così sviluppare l’analisi e la rilettura della memorialistica riguardante la Rivoluzione del 1860 e in particolar modo l’insurrezione lucana del 18 agosto.

Un lavoro intenso di ricerca che ha saputo attingere non soltanto ai fruttuosi risultati della più recente storiografia ma anche alla narrazione dei contemporanei.

Ecco così snodato il racconto “dei nostri eroi” da parte di altri eroi lucani custodi della memoria e del patrimonio storico che ogni lucano potrebbe portare con sé.

Maria Chiara Di Carlo