Il Parco del Vulture è un’area naturale protetta della Basilicata che si estende alle pendici del Monte Vulture, antico vulcano ormai spento, per 57.496 ettari e che comprende i comuni di Atella, Barile, Ginestra, Melfi, Rapolla, Rionero in Vulture, Ripacandida, Ruvo del Monte e San Fele, tutti appartenenti alla Provincia di Potenza. A rendere unica quest’area è la sua ricchissima biodiversità, dovuta alla varietà dell’ecosistema e ai differenti climi delle quote altimetriche, concentrata in un territorio ristretto. Da qui deriva la sorprendente diversificazione del paesaggio, caratterizzato da un’alternanza di montagne e colline, prati in fiore e fiumi, laghi e fitti boschi. 

Abbigliamento e attrezzatura

Per le visite al Parco del Vulture si consiglia di portare sempre

  • zaino
  • scarponi da trekking o pedule
  • una giacca e un capo impermeabile per la pioggia e per il vento
  • un maglione o un pile nel periodo invernale e, in generale, dei capi di abbigliamento comodi
  • occhiali e cappello da sole
  • viveri e bevande per rifocillarsi lungo i sentieri

Ecosistema

Il territorio del Parco si contraddistingue per un’elevata biodiversità vegetale e animale: qui è possibile osservare un notevole numero di habitat e specie protette che, insieme alle millenarie coltivazioni, contribuiscono a dipingere panorami unici e preziosi.

Oltre agli ecosistemi naturali, infatti, sono parte integrante del paesaggio gli ecosistemi seminaturali (pascoli, cedui di castagno, rimboschimenti) e agroecosistemi (seminativi, vigneti e oliveti). Particolare è il fenomeno dell’inversione delle fasce fitoclimatiche, con l’abete, il cerro e il faggio straordinariamente confusi, dove l’uno occupa la fascia vegetazionale dell’altro.

Lo stato di conservazione delle popolazioni e degli habitat è buono, tranne in alcuni casi in cui la pressione antropica di vario tipo ha disturbato gli equilibri naturali pregiudicandone l’esistenza. Alcune specie endemiche lucane rischiano di scomparire, come il Garofanino del Vulture e la Knautia lucana. In compenso altre specie sembrano estendere il loro areale (Acer cappadocicum ssp. Lobelii) e si ritrovano in più habitat.

Maria Chiara Di Carlo

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