Trentasei anni fa il terremoto che colpì l’Irpinia e la Basilicata

Trentasei lunghissimi anni. Tanto è passato da quel tardo pomeriggio del 23 Novembre 1980. Quella giornata di riposo trascorreva serenamente, così come tante altre domeniche del sud tipicamente passate a riposarsi. Erano da poco passate le 19:30 e si stava, come sempre accade di domenica, a discutere di calcio, del derby d’Italia Juve-Inter che si era concluso da poco. Qualcuno aveva acceso la TV perché alle 19:45 sarebbe andato in onda il TG2: quello spazio di informazione fu il primo bollettino a dare la notizia del forte sisma che mise in ginocchio l’Irpinia e la Basilicata.

Alle 19:34 una forte scossa di 90 secondi colpì una vastissima area che si estendeva fino alle province di Salerno, Avellino e Potenza.
La Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale furono letteralmente messe in ginocchio dall’evento che procurò circa 280.000 sfollati, 9000 feriti e 2914 morti. Una magnitudo del momento sismico di circa 6,9 si portò via con sé centri urbani, abitazioni, ospedali, buona parte del patrimonio culturale, urbanistico e architettonico. La Basilicata letteralmente piegata dal sisma vide 63 dei suoi 131 comuni gravemente danneggiati. 9 di questi vengono addirittuira inseriti nella lista dei disastrati. Balvano, Bella, Brienza, Castelgrande, Muro Lucano, Pescopagano, Potenza, Ruvo del Monte e Vietri di Potenza riportarono danni gravissimi ai quali, dopo decenni, non si è ancora posto rimedio in via definitiva.

Il “fate presto” e la denuncia di Pertini

In Basilicata 146 persone persero la vita in quel maledetto 23 Novembre. Un contributo tristemente negativo venne da Balvano con 77 morti, quasi tutti giovani. Molti di essi morirono a causa del crollo della facciata della Chiesa di Santa Maria Assunta. In quel momento si stava celebrando la Messa e l’edificio religioso era, purtroppo, abbastanza pieno. Il resto delle vittime a Muro Lucano, Pescopagano, Castelgrande e Potenza.
L’interruzione dei sistemi di comunicazione e dei collegamenti comportò una percezione poco precisa dell’evento. Solamente due giorni più tardi cominciò a mettersi in moto la macchina dei soccorsi, con gli aiuti nazionali che finalmente portarono assistenza. Questo aspetto venne duramente denunciato anche dal Presidente della Repubblica Pertini. La massima carica dello Stato si recò, infatti, nelle zone colpite dal sisma nonostante il parere contrario del Governo. Le inadempienze e i ritardi nei soccorsi, sottolineate da Pertini in un intervento in diretta TV, causarono il sollevamento dall’incarico per il prefetto di Avellino e le dimissioni del Ministro dell’Interno.

“Fate presto” titolava il Mattino di Napoli del 26 Novembre. Un’esortazione che, come ben sappiamo, almeno nell’immediato non ha prodotto i risultati auspicati.

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