San Paolo albanese: il borgo più piccolo della Basilicata

Il borgo di Shën Pali  si erge sul declivio del Monte Carnara ed è il comune più piccolo della Basilicata. La fondazione del borgo risale al 1534 e fu realizzata da gruppi di popolazioni albanesi provenienti dalla città di Korone, occupata da invasori turchi. Fino al 1962 il borgo di San Paolo è stato chiamato Casalnuovo Lucano. Il paesaggio che si può ammirare da Shën Pali è molto vario. Si scorge il fiume Sarmento, la valle nella quale l’alveo fluviale si insinua, i paesini limitrofi e i boschi che circondano il centro abitato.

Antiche tradizioni

Le ataviche tradizioni sono vive ancora oggi e radicate nell’animo dei sampaolesi. Le donne indossano per le occasioni di festa un abito dai colori vivaci, adornato di ricami e nastrini. Gli uomini, al contrario, portano una veste scura e un cappello dal quale pendono nastri variopinti. Le pietanze della cucina sampaolese sono semplici, ma saporite e gli aromi aggiunti direttamente nei piatti. La dromesat è una pasta fatta con grumi di farina cucinata nei sughi; le shtridhelat sono delle tagliatelle cotte con ceci e fagioli; tra le carni il maiale, molto apprezzato, è accompagnato da contorni vegetali, come i veze petul. Tra i dolci delle feste  spicca la nucia, singolare per la sua forma a fantoccio.

Le dimore sono in prevalenza a schiera e rimandano all’impianto base della Morea Albanese. Tra gli stabili di maggior pregio la Chiesa Madre, la Chiesa di San Rocco e il Palazzo Smilari originale, per le sue dimensioni estese, differenti dal resto delle abitazioni.

Gli abitanti di San Paolo sono orgogliosi del proprio passato, delle tradizioni antiche, della cultura atavica e della lingua originaria. L’orgoglio permette alle popolazioni Arbëreshë di salvaguardare la lingua e le tradizioni della patria e dei padri fondatori. Con la Legge n° 16 del 28 Marzo 1996 la Regione Basilicata si è impegnata nella tutela delle minoranze etnico-linguistiche di origine greco-albanese presenti sul territorio. Le finalità di tale norma sono sintetizzabili nella volontà di valorizzare testimonianze stoiche, artistiche e culturali che legano le comunità al territorio di origine, nell’incentivare lo sviluppo della ricerca storica e linguistica, nell’organizzare manifestazioni in terra Arbëreshë e nel promuovere eventi di solidarietà con il popolo albanese.

 

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