L’invidia è quel sentimento doloroso che si impone spesso contro la propria volontà e del quale è
difficile liberarsi attraverso riflessioni di tipo razionale.
Esistono però due tipi di invidia: quella buona e quella cattiva. L’invidia buona rappresenta comunque  un sentimento penoso, lacerante, che si prova nel vedere qualcun’altro riuscire dove e come noi  vorremmo per noi stessi, ma in questo caso non si provano sentimenti negativi di odio e rancore per  l’invidiato. L’invidia “buona” corrisponde all’emulazione: un desiderio profondo di arrivare allo stesso  livello dell’altro.
“Sapete, monsieur, io credo che lei avrebbe desiderato, più di ogni altra cosa, essere quella donna”.
“Lei”: Helen, l’Occidente.
“Quella donna”: la ragazza di Hara Kei, l’Oriente.
“Monsieur”: Hervè Joncur, il ponte.
Intorno a questi tre personaggi e a un lungo viaggio prende vita e si sviluppa “Seta”, il più celebre
romanzo di Alessandro Baricco, dal quale ultimamente è stato tratto l’omonimo film del regista
francese Francois Girard. Ambientata nel 1861, la vicenda narrata dallo scrittore torinese racconta la  storia di Hervè Joncur e dei suoi viaggi tra Lavilledieu, il paese della Francia meridionale in cui egli vive  insieme alla moglie Helen e il piccolo villaggio della provincia di Fukushima in Giappone in cui il  giovane protagonista si reca al fine di importare bachi da seta non infestati. E’ durante questi viaggi, là  “alla fine del mondo”, che Hervè incontra Hara Kei, signore e padrone del piccolo villaggio giapponese,  e “quella donna” col volto di una ragazzina e gli occhi non orientali. L’incontro con la misteriosa  ragazza è fatto solo di sguardi, di emozioni vacue mai esternate e di un biglietto nascosto nel fondo di  un baule e del cuore di Hervè: “Tornate, o morirò”.
Baricco riesce in sole cento pagine a raccontare una storia delicata e leggera, preziosa e raffinata
come la seta. Le descrizioni seppur brevi permettono al lettore di visualizzare luoghi e personaggi
facendogli fare un meraviglioso viaggio tra Oriente ed Occidente e permettendogli di vivere il turbinio di  emozioni che scaturiscono dalla vicenda: la profonda nostalgia per i sentimenti non vissuti, la  contemplazione della propria esistenza come uno spettacolo a cui assistere, l’inquietudine, il senso di  inadeguatezza e quell’invidia buona che porta a desiderare di essere diversi o uguali a…”quella  donna”.

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