Non accade solo in America. E’ successo all’istituto Ipias di Potenza tra lo sconcerto e l’incredulità di professori e studenti: andava a scuola con la pistola per minacciare i compagni. Gli faceva da spalla un coetaneo, anch’egli studente dell’istituto. I due minorenni sono stati identificati e denunciati. Vittime dei due “bulli”, ma è un eufemismo, compagni di classe costretti, sotto “minaccia armata”, a cedere le merendine e, spesso, anche i soldi.
Sorpresa tra i docenti, i quali, sebbene avessero avuto la percezione di qualche episodio di bullismo, ai quali si stava ponendo rimedio con interventi mirati, mai avrebbero pensato che si potesse arrivare a tanto.
Tra le vittime dei due baby-gangster anche una professoressa alla quale i due ragazzi avrebbero ucciso il cagnolino se questa non avesse dato loro buoni voti.
Episodi gravi venuti alla luce a conclusione delle indagini della Squadra Mobile di Potenza che, nel corso di perquisizioni a casa di uno dei ragazzi indagati, ha rinvenuto in uno zainetto una pistola risalente agli anni 40.
Gli esperti della Scientifica stanno verificando se l’arma potesse o meno sparare, anche se sarebbe stato difficile trovare proiettili per il calibro troppo piccolo (6,35).
Ma per la dirigente della Squadra Mobile potentina, Barbara Strappato, questo è un episodio marginale. “Il grave è che dei giovani arrivino a tanto” ha dichiarato la Strappato.
Psicologi e pedagogisti potrebbero scrivere pagine interere su un episodio che è solo la punta di un iceberg del disagio di giovani senza punti di riferimento. In queste situazioni spesso la famiglia è assente o incapace di gestire frustrazioni, tensioni, insoddisfazioni. Quando scoppia il caso è troppo tardi.
Per i protagonisti di questa brutta storia si apre ora la strada della riabilitazione. Una strada non facile. La speranza è che episodi come quello verificatosi all’Ipias di Potenza non accadano mai più e che i due ragazzi possano essere riportati ad un rapporto con gli altri sereno, ad un ruolo positivo in una società che troppo spesso si dimentica dei giovani, vittime di luoghi comuni, di strane omologazioni e di un mondo degli adulti ipocritamente giudice.