Era nell’aria: la Lasme, azienda dell’indotto Fiat, 174 dipendenti, da anni nell’area industriale di San Nicola di Melfi, ha deciso di chiudere lo stabilimento. La produzione di alzacristalli elettrici sarà trasferita in Liguria.
Pronta la reazione dei sindacati che hanno preannunciato una serie di iniziative, mentre alcuni operai hanno deciso di salire sul tetto dello stabilimento. Vi rimarranno fin quando l’azienda non rivedrà la decisione presa. Decisione che significa per i lavoratori avio delle procedure di mobilità in attesa di ripensamenti della direzione aziendale. I responsabili sindacali hanno chiesto che lo stesso Ministero dello sviluppo intervenga e convochi l’azienda per trovare una soluzione che garantisca il futuro occupazionale ai lavoratori.
Un ruolo importante deve svolgere la Fiat, sostengono i responsabili sindacali, riassumendo al proprio interno gli ex dipendenti della Lasme. Quale possibilità ci sia che questo possa accadere è tutto da verificare, considerando che la casa automobilistica torinese ha già assunto nello stabilimento di Melfi alcuni lavoratori di altre due aziende dell’indotto in crisi.
Ma perché la Lasme ha deciso di chiudere? Per una situazione finanziaria difficile e, per sindacati e lavoratori, poco chiara. Per questo motivo è stato chiesto urgentemente un tavolo tecnico per chiarire le reali intenzioni dell’azienda e quali possibilità ci sono che  almeno parte della produzione possa rimanere a San Nicola di Melfi. Sarebbe una soluzione di ripiego ma almeno si salvaguarderebbero parte dei posti di lavoro.
Intanto i lavoratori non recedono. La protesta – dicono – proseguirà fin quando la Lasme avrà dato certezze per il futuro.

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