In via Serrao, viuzza del borgo antico, che si segnala per le case in pietra restaurate, spicca l?imponente architettura di modello catalano del palazzo Loffredo o Comitale. L?edificio sorge nell?area precedentemente occupata dal Convento dei Celestini. Secondo alcune fonti risalirebbe al 1612 e sarebbe stato fatto edificare dal Conte di Potenza Carlo Loffredo. Secondo altri il palazzo sarebbe sorto tra la fine del XV e l?inizio del XVI secolo, commissionato dai conti Guevara, feudatari di Potenza, per farne la loro dimora: il nome attuale dell?edificio deriverebbe dal matrimonio, avvenuto nel 1604, tra Beatrice Guevara ed Enrico Loffredo, grazie al quale quest?ultimo potè fregiarsi del titolo di conte di Potenza. In ogni caso si tratta di una delle rare testimonianze superstiti di edilizia nobile nel centro antico della città.

La famiglia dei Loffredo resse la contea per circa due secoli e Nicolò Enrico Loffredo, per volontà dell?imperatore Carlo VI, ebbe il titolo di Vicerè fino al 1748. L’ultimo dei Loffredo, Gerardo, morì nel 1801. All?inizio del XIX secolo, il Palazzo ospitò l?Intendenza di Basilicata (che venne poi trasferita nel Palazzo del Governo); intorno al 1825 divenne sede del ?Real Collegio?, istituito con decreto di Luigi Bonaparte per l?istruzione superiore dei giovani della Provincia di Basilicata. Nel 1850 un decreto del re Ferdinando II affidò il Collegio ai Gesuiti, che lo gestirono fino al 1860. Dopo l?Unità d?Italia, l?Istituto fu denominato ?Real Liceo? e intitolato dapprima a Salvator Rosa, poi a Luigi La Vista ed infine a Quinto Orazio Flacco. Ancora nel XX secolo, Palazzo Loffredo ha ospitato il Conservatorio di musica ?Gesualdo da Venosa? ed il Convitto Nazionale ?Salvator Rosa? e parte dell’Istituto Statale Tecnico Commerciale “Leonardo da Vinci”.

Nel corso dei secoli, il fabbricato ha subito gravi alterazioni che hanno richiesto numerosi interventi di restauro e consolidamento, i quali, con ampliamenti e sopraelevazioni, hanno trasformato la struttura originaria. La facciata principale si articola intorno ad una corte racchiusa dalle due ali laterali dell?edificio. Il grande portale d?ingresso, ad arco a tutto sesto in pietra grigia, che presenta decorazioni di tipo catalano-durazzesco, precede un secondo portale architravato, più piccolo, con semplici modanature ed anch?esso in pietra grigia. Al di sopra del portale si apre un loggiato a sette fornici con mostre in pietra liscia. La configurazione del fabbricato è caratterizzata da finestre con soglie su mensole scolpite.

L?edificio presenta una buona distribuzione dei locali su una corte interna, la comunicazione tra i piani è assicurata da uno scalone in pietra che si sviluppa nell’ala destra. La facciata meridionale, su Largo Pignatari, presenta al piano terreno una fila continua di ambienti con apertura ad arco ribassato in pietra. Sulla parete è murata una lastra scorniciata recante un?iscrizione romana dall?impaginazione accurata. Sul lato sinistro del Palazzo Loffredo si trova il “Palazzo Pignatari” che conserva un magnifico portale in conci di pietra a grandi bugne.

In seguito all?evento sismico del 1980 il complesso è stato evacuato. L?amministrazione Comunale si è impegnata nel restauro del pregevole fabbricato che per la sua posizione assume una notevole importanza storico-culturale. Il Palazzo sarà presto sede del Museo Archeologico Nazionale della Basilicata. Il progetto, ormai in fase di realizzazione, intende colmare l?assenza di un Museo Nazionale a Potenza, uno dei pochi capoluoghi di regione privi di tale struttura.

L?iniziativa prende le mosse dall?esigenza di restituire alla città il suo ruolo di principale riferimento culturale per l?intero territorio lucano ed è inoltre sostenuta dalla motivazione scientifica di offrire una visione complessiva del patrimonio archeologico della regione, presentando gli eccezionali risultati delle ricerche archeologiche condotte nell?area potentina, attualmente visibili solo in occasione di mostre temporanee. I lavori di allestimento per la realizzazione del Museo Archeologico Nazionale di Potenza sono stati finanziati con i proventi del gioco del lotto.

[di Nicola Prete]

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