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[ ANNO IV – GIUGNO 2008 – NUMERO 22 ] ECONOMIA QUOTIDIANA

Gli italiani confermano la loro grande capacità di adattamento alla difficile situazione economica e alla precaria condizione socio-esistenziale di questi ultimi anni caratterizzata, secondo le stime Eurispes, da una crescita complessiva dell’inflazione del 23,7% (nel periodo 2001-2005) e dalla perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni pari al 20,4% per gli impiegati, al 14,1% per gli operai, al 12,1% per i dirigenti e all’8,3% per i quadri. Le famiglie quindi, per far quadrare i conti, per pagare le rate per il mutuo, per far fronte alle spese di affitto, luce, gas e riscaldamento, sono costrette sempre più a fare i conti con la “quarta” se non addirittura con la “terza settimana”.

Situazione economica: aumentano in maniera esponenziale i pessimisti. Perdita del potere d’acquisto, salari tra i più bassi d’Europa, aumento vertiginoso dei prezzi dei beni, anche quelli di prima necessità, ricorso al credito al consumo come forma di integrazione al reddito. Non è un caso se, rispetto alle rilevazioni effettuate lo scorso anno dall’Eurispes, gli italiani sono sempre più pessimisti: il 69,5% nel 2008 contro il 51,9% nel 2007, con un incremento di ben 17 punti percentuali, esprime infatti pareri negativi in merito al quadro economico nazionale. In particolare, il 31,9% reputa la situazione economica del Paese lievemente peggiorata nell’arco dell’ultimo anno mentre il 37,6% manifesta maggior pessimismo. Allo stesso tempo, si riduce all’1,2% (era il 2,1% nel 2007) la percentuale di chi giudica nettamente migliorata l’economia italiana nel corso degli ultimi dodici mesi e all’8,9% (contro il 12,1% del 2007) quella di quanti percepiscono un lieve miglioramento. Tra il 2003 e il 2008 i giudizi degli italiani hanno raggiunto percentuali maggiori di opinioni negative soprattutto nel 2004, 2005 e 2006 erano rispettivamente il 48,2%, il 54% e il 41% coloro che ritenevano la situazione nettamente peggiorata.

La situazione economica del nostro Paese.
Più negativi i giudizi sulla situazione economica tra coloro i quali risiedono al Nord-Est e nel Mezzogiorno che si esprimono per un netto peggioramento rispettivamente nel 49,5% e nel 42,4% dei casi. Al Nord-Ovest la situazione economica del Paese nel corso degli ultimi dodici mesi viene percepita lievemente (12,9%) e nettamente (2,7%) migliorata in misura maggiore rispetto alle altre aree geografiche che, per queste due indicazioni sommate, fanno registrare valori mediamente al di sotto del 10%. Una generale situazione di peggioramento (“lieve” e “netta”) viene comunque segnalata dal 78,5% di quanti risiedono nelle Isole, seguiti da quelli del Sud (77,8%), del Nord-Est (75,2%) del Centro (60,9%) e, infine, del Nord-Ovest (56,9%). L’orientamento politico di riferimento gioca un ruolo assolutamente centrale rispetto alla percezione degli italiani sulla situazione economica del Paese nell’anno appena trascorso. I sentimenti più negativi appartengono principalmente all’elettorato di destra e centro-destra: nel complesso il 90,1% dei primi e l’86,7% dei secondi percepiscono un peggioramento. Seguono gli elettori di centro (70,7%). Un pessimismo che si riscontra anche a sinistra (53,2%) e al centro sinistra (51,8%): più della metà di quanti si dichiarano appartenenti alle due aree politiche avvertono questa tendenza. Si tratta di dati di particolare rilievo se paragonati a quelli emersi dalla rilevazione del 2007 quando solo il 22,1% (ben 29,7 punti percentuali in più sono stati registrati nel 2008) dei cittadini di centro sinistra e il 33,3% (+19,9 nel 2008) di quelli di sinistra riscontravano un peggioramento nell’economia nazionale. Ad ogni modo, nell’elettorato di centro (25,4%) e di centro sinistra (26,5%) circa un intervistato su quattro considera sostanzialmente stabile la situazione economica italiana negli ultimi dodici mesi.

Quale futuro?
Mai così tanto pessimismo nel corso degli ultimi 6 anni. Il 78,5% degli italiani nutre pessimismo e sfiducia nella situazione economica che si prospetta nei prossimi dodici mesi. Se per il 30,8% il quadro economico italiano resterà così com’è, per il 47,7% esso è destinato addirittura a peggiorare. Questo sentimento di pessimismo è il più alto registrato dai sondaggi dell’Eurispes nel corso degli ultimi 6 anni, dal 2003 al 2008. Soltanto il 10,9% dei cittadini continua a guardare con speranza al futuro, convinto che nei prossimi dodici mesi la situazione economica del nostro Paese potrà conoscere una fase di ripresa. Tuttavia, il confronto con i risultati dei sondaggi precedenti indica come la percentuale degli ottimisti sia andata sempre riducendosi per conoscere un’impennata di fiducia pari al 35,6% nel 2007 per poi subire la forte flessione del 2008, pari al 10,9% (-24,7%). Più pessimisti i residenti nelle regioni del Nord-Est (53,2%), nelle Isole (53,4%) e al Sud (51,4%) e in misura minore in quelli del Nord-Ovest dove invece si concentra la quota maggiore di quanti prevedono sostanziale stabilità (34,6%). A ritenere che la situazione subirà un ulteriore peggioramento sono soprattutto gli elettori di destra (70%) e di centro-destra (69,7%). Una opinione meno diffusa tra i cittadini politicamente orientati a sinistra e centro-sinistra, che rispetto allo scorso anno fanno registrare un aumento fortissimo del grado di sfiducia nel futuro (a sinistra il 31,6% di pessimisti nel 2008 contro il 13,5% del 2007; al centro sinistra il 33,5% nel 2008 vs il 7,9% nel 2007). Tra questi ultimi prevale inoltre la percentuale (30,4% e 44,3%) di chi prevede una situazione economica sostanzialmente in linea con quella attuale.

I prezzi in Italia? Palloni gonfiati.
L’aumento dell’inflazione e il conseguente aumento dei prezzi si sono fatti sentire in quasi tutti i settori: dai trasporti agli alimentari, dalle spese per l’abitazione a quelle per le bollette, dal carburante fino ai consumi per il tempo libero. Secondo il 90,3% degli italiani nel corso dell’anno appena passato i prezzi nel nostro Paese sono aumentati. Si tratta quindi di un’opinione assolutamente diffusa e condivisa, cresciuta rispetto ai risultati del sondaggio realizzato dall’Eurispes nel 2007 di ben 19 punti percentuali (si attestava infatti al 71,3%). Il confronto con il 2007, inoltre, vede ridursi drasticamente dal 25,4% al 7,5% il numero di quanti non rilevano una variazione dei prezzi considerandoli in linea con quelli dell’anno precedente. Nelle Isole (97,4%) e nelle regioni del Centro (91,7%) e del Sud (91,8%) si avvertono maggiormente gli aumenti. Nel Nord-Ovest invece la percentuale di chi ha riscontrato l’aumento dei prezzi si riduce all’86,8% dove di conseguenza è maggiore – rispetto alle altre regioni – la quota (10,5%) di quanti non hanno registrato alcuna variazione di prezzi.

Il grado di aumento dei prezzi percepito.
Nel 40,7% dei casi gli italiani hanno avvertito un aumento elevato dei prezzi, compreso tra il 3% e l’8%. Quasi un terzo (29,6%), in linea con i risultati del 2007 (29,4%), sostiene invece che il volume di crescita dei prezzi sia stato decisamente più importante e quindi di gran lunga superiore all’8%. Rispetto allo scorso anno si riduce la percentuale di chi sostiene che l’aumento sia stato di lieve entità: 32,4% nel 2007 contro il 24,8% del 2008.

In quali settori si sono verificati gli aumenti?
Le categorie di consumo colpite in particolare dagli aumenti sono, secondo l’opinione dei cittadini, in primis la benzina e il carburante per le auto (95,5%) e i beni alimentari (94,5%). Significativi aumenti vengono avvertiti nella categoria immobiliare (79,3%), quella dei pasti e delle consumazioni fuori casa (79,1%) e in quella dei trasporti (77,6%). Gli italiani lamentano aumenti nel settore scolastico (73,9%), del vestiario e delle calzature (70,4%). Il 65,2% denuncia la crescita delle spese sanitarie mentre il 65% sostiene che l’aumento abbia interessato il comparto delle vacanze e dei viaggi. Anche i costi per la cura della persona (62,8%) e quelli per l’arredamento e i servizi per la casa (53,8%) hanno subìto un aumento dei prezzi nel corso dell’ultimo anno. E se è vero che, da un lato, gli incrementi di prezzo hanno interessato tutti i capitoli di spesa, dall’altro subiscono una flessione i costi del settore comunicazione: nella maggioranza dei casi i cittadini non hanno riscontrato aumenti per computer e spese telefoniche (53,9%), né per gli spettacoli e le attività culturali in generale (53,1%).

Quale sarà l’evoluzione dei prezzi nei prossimi anni?
È stato chiesto agli intervistati di ipotizzare, in rapporto al livello attuale, le previsioni sui prezzi in Italia nei prossimi anni. I pareri sono nel complesso negativi o comunque poco fiduciosi: il 21,3% prevede una situazione dei prezzi sostanzialmente simile a quella attuale mentre il 67,3% prevede ulteriori aumenti. Nutre sentimenti di fiducia sul futuro solo l’1,4%. Manifestano maggiore scetticismo gli elettori di destra e di centro-destra che rispettivamente nell’82,5% e nel 78,5% dei casi prevedono un aumento dei prezzi in Italia nei prossimi anni. Il pessimismo si riduce al 58,6% tra gli elettori della sinistra. La situazione economica delle famiglie. Rispetto allo scorso anno, la situazione economica delle famiglie italiane appare decisamente peggiorata: infatti il 32,1% degli italiani registra lievi segnali di peggioramento economico del proprio nucleo familiare (rispetto al 25,7% del 2007) e il 13,7% percepisce un peggioramento economico di più marcata entità (rispetto all’11% del 2007). In diminuzione il numero di quanti definiscono invariata la situazione economica della propria famiglia (41,4% rispetto al 56% del 2007). Stringono la cinghia, allungando la lista delle rinunce, soprattutto al Sud e nelle Isole: rispettivamente il 37,4% ed il 36,2% dei nuclei familiari hanno subìto un lieve peggioramento delle proprie condizioni familiari. Tuttavia, rispetto alle altre aree geografiche, risultano più numerosi nelle Isole (12,1%) gli intervistati che hanno percepito piccoli miglioramenti. Il netto peggioramento è stato avvertito in modo particolare dalle famiglie residenti nel Nord-Est che nel 24,8% dei casi reputano la propria condizione economica nettamente aggravata. Solo poco più di un terzo delle famiglie italiane (38,2%) riesce ad arrivare alla fine del mese. Il dato assume toni ancora più allarmanti se paragonato a quello del 2006 e del 2007 quando la percentuale degli italiani che affermava di riuscire ad arrivare alla quarta settimana era pari rispettivamente al 56,4% e 51,6%. È raddoppiata anche la percentuale delle famiglie che ricorre a prestiti personali (10% nel 2008 contro il 5% del 2007) o che deve utilizzare quel che oramai rimane dei risparmi familiari (26,1% vs 11%). In pochissimi, d’altronde, riescono a risparmiare ancora qualcosa alla fine del mese: 13,6% contro il 25,8% del 2007 e il 27,9% del 2005.

Di necessità virtù.
Frequente l’abitudine di acquistare prodotti in saldo (il 67,9% lo fa “molto” o “abbastanza” spesso) o la disponibilità a cambiare marca di un prodotto se più conveniente (55,2%). Complessivamente il 64,4% dei cittadini preferisce fare acquisti di vestiti nei grandi magazzini o negli outlet. Lo stesso comportamento viene attuato per l’acquisto dei prodotti alimentari: in punti vendita più economici come i discount (54,8%). Anche la riduzione dei pasti fuori casa conferma la grande capacità italiana di adattamento al fenomeno inflattivo: questa “strategia” è adottata molto nel 33,6% dei casi e abbastanza del 27,5%. Appare inoltre molto frequente la scelta di ridurre le spese per i regali (nel complesso il 60%) o per i viaggi e il tempo libero (58,9%).

La politica della “sostituzione”.
La limitazione maggiore concerne le uscite fuori casa (nel 70,6% dei casi) e, per non rinunciare alla piacevolezza dello stare in compagnia con gli amici, la pizzeria o il ristorante vengono sempre più spesso sostituiti da cene a casa di amici (62%). Meno diffusa la scelta di sostituire la visione di un film in una sala cinematografica con l’affitto di un film in video-cassetta o dvd da vedere a casa propria (54,7%). La visione di una partita di calcio divide sostanzialmente a metà il campione tra chi è disposto a rinunciare a recarsi allo stadio affidandosi alla pay tv (44,6%) e chi, nonostante abbia ridotto le spese per il tempo libero, preferisce non rinunciare alle emozioni del tifo allo stadio (49,5%).

Il mio risparmio per un “mattone”.
Nonostante le previsioni pessimistiche e le modeste doti di fiducia sulle sorti economiche del nostro Paese, per il 2009 si scorgono timidi segnali di ripresa della propensione al risparmio: l’8,9% dei cittadini è certamente convinto di riuscire a risparmiare qualcosa nel corso del prossimo anno ed il 23,6% nutre l’intenzione, pur non essendo sicuro, di riuscirci. Tuttavia prevale la quota dei pessimistici: se il 34,7% prevede con molta probabilità di non riuscire a risparmiare nulla nel prossimo anno, il 26,7% ne è proprio sicuro. Il 39,8% degli intervistati afferma che preferirebbe investire eventuali risparmi proprio nell’acquisto degli immobili.Si riduce invece al 17,7% la quota di quanti preferirebbero conservare i propri soldi in un conto corrente bancario opostale. Il 15% investirebbe in titoli di Stato e il 9,3% acquisterebbe azioni/fondi di investimento/obbligazioni inBorsa.

“OUTLOOK” Uno sguardo fuori regione
Rubrica di scienze economiche e sociali
a cura di Rosario Palese
(ISSN 1722-3148)

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