Sono soltanto 12.000 i lavoratori dipendenti nelle più disparate redazioni, a fronte dei circa 30mila lavoratori. Sono risultati 21.171 gli iscritti alla cosiddetta “Inpgi 2” alla fine del 2005: la maggior parte degli iscritti è concentrata nella fascia di età che va dai 30 ai 45 anni (14.780), mentre sono 5.633 quelli che hanno una età compresa tra i 45 e i 60 anni. Gli iscritti sopra i 60 anni sono, invece, 758. Degli «iscritti alla sola gestione separata, ben 8.189 non raggiungono la soglia dei 5mila euro lordi all’anno, 7.539 hanno redditi superiori fino a 150mila euro. Solo 466 giornalisti spaziano da 50mila a 150mila euro, il resto (7.073) ha un reddito mensile lordo medio che va dai 700 euro (2.372), ai 2mila euro (3.316) e ai 4mila euro (1.385)» (Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Libro bianco sul lavoro nero, 2006). Sulla rivista on line dell’Inpgi si legge che al 31 dicembre 2006, il numero degli iscritti attivi all’Istituto di previdenza dei giornalisti era aumentato del 5,55% rispetto al 2005 (+926 unità) con un totale di 17.601 giornalisti: 14.126 professionisti, 2.250 pubblicisti, 1.225 praticanti, con 2,99 giornalisti in attività per ogni iscritto in quiescenza (2,96 nel 2005). Leggermente superiore la lievitazione dei rapporti di lavoro (articoli 1, 2, 12 e 36): +5,53% con una crescita di 931 unità (17.759 contratti accertati), contro i 16.828 del 2005. L’aumento ha riguardato soltanto il settore delle emittenti radiotelevisive private (+1,44%) e (grazie soprattutto all’attività ispettiva) gli Uffici stampa degli Enti pubblici (+0,45%). In leggero calo, invece, il lavoro nei quotidiani (-0,94%), alla Rai (-0,59%), nelle agenzie di stampa (-0,41%), nelle emittenti radio Tv private nazionali (-0,37%) e nei periodici (-0,22%). Gli art.1, ossia i contratti a tempo indeterminato, nel 2006 hanno riguardato 14.929 giornalisti, con un aumento di 475 unità, pari al 3,29% (+4,67% nel 2005) con la seguente ripartizione: 12.592 professionisti (+247), 1.542 pubblicisti (+251) e 795 praticanti (-23). Sempre nel 2006 è continuata anche la crescita dei contratti art.1 a tempo pieno derivanti dal contratto differenziato Fnsi/Aeranti-Corallo riservata all’emittenza radiotelevisiva locale. In questo settore è stata registrata, rispetto al 2005, una crescita del 30,36% con un totale di 1.022 rapporti di lavoro a tempo pieno (+238 rispetto al 2005): 422 professionisti, 401 pubblicisti, 199 praticanti. Assai più modesta percentualmente la crescita dei giornalisti, cui è applicato il contratto Fnsi-Fieg, i quali a fine 2006 erano 12.537, con un aumento di 167 unità (117 professionisti e 50 pubblicisti) pari all’1,35% (+3,41 nel 2005). In robusta crescita i rapporti di lavoro precario, dei contratti a termine: nel 2006, sono stati 1.704 (+189 rispetto al 2005). Nel corso dell’anno sono giunti a conclusione 720 contratti a termine, che hanno dato luogo a trattamento di disoccupazione. Il maggior numero ha riguardato la Rai (297 casi, pari al 41,25%). Seguono i settori dei quotidiani (173, con il 24,03%), dell’emittenza radio-televisiva privata (76, con il 10,56%), degli Enti pubblici (45, con il 6,25%), dei periodici (42 casi, pari al 5,83%), delle agenzie di stampa (38, con il 5,28%). Nel 2006 la crescita percentuale complessiva dei contratti a termine è stata del 12,46%, quasi il quadruplo rispetto all’aumento degli art. 1 a tempo indeterminato. Nel 2005 tale rapporto, pur non trascurabile, era stato di poco superiore al doppio dell’aumento degli art.1 stabili. E ciò è tanto più preoccupante se si considera che tra il 2001 e il 2006 la media dei rapporti di lavoro “art.1” stabili è cresciuta del 20,82% mentre i contratti a termine sono aumentati di quattro volte e mezza, pari a ben il 93,88%. Professione? Stagiaire a tempo indeterminato. Su 100 proposte di lavoro, 29 sono offerte di stage e tirocini, mentre le offerte di tempo determinato si assestano al 19%. I contratti a tempo indeterminato vengono proposti solo al 15% dei ragazzi (-5% sul 2004) mentre sono in crescita i contratti a progetto (+12%). (Monster.it). Lo stage è diventato troppo spesso un ricettacolo di manodopera a basso costo o a costo zero, soprattutto perché esso viene predisposto durante le vacanze estive o in periodi di festa, in modo da poter rimpiazzare i dipendenti a casa per ferie, senza dover sostenere il costo delle sostituzioni. Da una recente indagine emerge che il 47% degli intervistati ha svolto uno stage, il 31% due, il 14% tre, il 5% quattro, mentre il 3% ha svolto più di quattro tirocini formativi. Questo significa che più della metà del campione, vale a dire il 53%, ha dovuto continuare a lavorare gratuitamente pur di non rimanere inoccupato. Inoltre, il 40% degli stagisti ha dichiarato di non avere ricevuto alcun rimborso mentre il 3% ha detto di avere percepito un rimborso inferiore ai cento euro al mese. Il 13% ha ricevuto una somma compresa tra cento e trecento euro. Più fortunato quel 27% che ha affermato di aver percepito da 300 a 600 euro; il 14% da 600 a 1.000 euro, mentre solo il 3% ha guadagnato più di mille euro (Miojob). Guadagni dorati e stipendi da fame. Il fatturato del settore secondo i dati ufficiali delle aziende e della Federazione concessionari pubblicitari, nei primi nove mesi del 2006 è cresciuto del 3,7%. In particolare, i quotidiani a pagamento hanno aumentato il ricavato della pubblicità del 2,6%, la free press del 10,6% e i periodici del 5,5%. Guadagni dorati, mentre i precari parlano di pezzi pagati 5, 7 o 10 euro lordi, di notizie retribuite 2 euro lordi. Nei casi in cui, ovviamente, a un pagamento si arrivi. Perché in moltissimi casi si viene retribuiti in grande ritardo rispetto ai 30 giorni dalla data della consegna imposti dalla legge: la media va dai 2 ai 3 mesi di ritardo, ma c’è anche chi ne aspetta 12 o più.

“OUTLOOK” Uno sguardo fuori regione
Rubrica di scienze economiche e sociali
a cura di Rosario Palese
(ISSN 1722-3148)

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