Cresce la lista dei lavori usuranti che interessava, in base al decreto Salvi del ’99, sette tipologie di attività come minatori, operai in fonderia, palombari, etc. Con il Ddl sul welfare per il 2008, la lista si arricchisce di nuove categorie come gli operai addetti alla catena di montaggio o i turnisti a ciclo continuo con mansioni notturne o chi si avvicenda a ciclo continuo su tre turni, notte compresa. Per quanto riguarda i turnisti, una stima che include quelli occupati nell’industria, nei servizi e nel commercio, ma non quanti lavorano nei trasporti, parla di 700mila lavoratori. Di questi, tuttavia, solo una parte lavora a ciclo continuo con turni notturni: il 14,2% degli uomini ed il 7,2% delle donne. Si stima che i lavoratori meritevoli di tutela potrebbero essere 1-1,5 milioni di persone, considerando, oltre alle categorie incluse nel decreto Salvi, i turnisti e i lavoratori impegnati nel ciclo continuo (anche di notte) o alla catena di montaggio (Centro Documentazione Eurispes).
Già nel 2003 l’Eurispes aveva tracciato le mappe del lavoro notturno in Italia, contando in questo ambito 2.550.000 lavoratori notturni, la maggior parte dei quali nella fascia di età tra i 36 e i 45 anni (31,9%) e tra i 26 e i 35 anni (31,5%). Il lavoro notturno veniva utilizzato in maniera preponderante al Nord (42,4%), mentre si registravano valori più bassi al Sud (32,5%) e nelle regioni centrali (25,1%). Nel 2005 oltre 1 occupato su cinque (il 21,3%) ha lavorato la sera almeno una volta la settimana. Un altro 11% ha lavorato di notte almeno una volta nel corso della settimana lavorativa. Elevatissima la quota di quanti hanno lavorato il sabato almeno una volta in un mese (47,7%). Meno diffuso il lavoro domenicale (18,6% degli occupati). Il 24,9% degli uomini contro il 15,8% delle donne svolgono un lavoro serale, la stessa tendenza si registra per quello notturno (13,6% vs 6,9%). Il lavoro a turni ha interessato il 18,6% degli occupati (19,6% vs 16,6%). Quali i lavoratori maggiormente interessati dal lavoro notturno? Quelli dei servizi innanzitutto: la loro incidenza sul totale del 2notturno” è del 69,5%; seguono i lavoratori dell’industria (21,7%), del commercio (4,8%), dell’agricoltura (2,7%) e delle costruzioni (1,3%). Per quanto concerne il comparto di attività, i lavoratori maggiormente interessati sono quelli occupati nell’industria della trasformazione (20,4% del complesso), nell’erogazione di servizi pubblici essenziali (sanità, trasporti, sicurezza) (42% nel complesso), nel comparto alberghiero e della ristorazione (14,6%), o dei servizi alle imprese (7,1%).
Identikit del lavoratore notturno.
Uomo tra i 35 e i 44 anni, con un titolo di studio medio-basso, operaio. Il 62,6% dei lavoratori notturni appartiene alla fascia compresa tra i 25 e i 34 anni (29,2%) e tra i 35 e i 44 anni (33,4%). Di assoluto rilievo anche il peso dei lavoratori tra i 45 e i 54 anni (23%), mentre più basse sono le percentuali che riguardano le classi di età tra i 15 e i 24 anni (6,8%) e tra i 55 e i 64 anni (6,7%). Sono più numerose le lavoratrici notturne under 35: tra i 25 e i 34 anni sono il 31,7% rispetto al 28,4% dei maschi, così come nella fascia 15-24 anni (8,6% donne vs 6,2% uomini). I lavoratori notturni dai 35 anni in su sono soprattutto maschi: in totale il 75,4% contro il 24,6% delle donne. La maggioranza ha un titolo di studio medio-basso (44,6%). Considerando anche il peso di quanti possiedono non più della licenza elementare (7,1%), i lavoratori notturni con profilo basso o medio-basso sono il 51,7% del complesso. Il 34,5% è in possesso del diploma superiore mentre i laureati rappresentano il 13,9%. La presenza di laureate tra le lavoratici notturne, con il 21,4%, fa registrare un valore superiore di 10 punti percentuali al dato maschile. Sono pertanto le risorse più deboli del mercato del lavoro, quelle meno qualificate, a svolgere più frequentemente il lavoro notturno. Un lavoratore notturno su quattro svolge “professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi” (25,3%), seguono i conduttori di impianti e gli operai semi-qualificati (18,8%). Numerosi anche i lavoratori notturni che svolgono professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (11% del complesso). La maggiore presenza, tra le donne, di lavoratrici in possesso di un elevato titolo di studio, contribuisce a spiegare il maggiore peso assunto per la componente femminile dalle occupate in professioni qualificate ad elevata specializzazione e in quelle tecniche. Il 33,4% delle lavoratrici notturne contro il 22,6% dei colleghi uomini svolge professioni di tipo qualificato nelle attività commerciali e nei servizi. Il 26,7% (contro il 12% degli uomini) svolge una professione di tipo tecnico, il 14,8% (vs 9,7%) svolge una professione intellettuale, scientifica, ad elevata specializzazione. Vi è una maggiore presenza di uomini, invece, tra i conduttori di impianti e gli operai semi-qualificati (23,1% vs 5,9% di donne), tra gli artigiani, gli operai specializzati, gli agricoltori (12,2%, un peso triplo rispetto alle donne) e tra le Forze armate (6,6% vs 0,1%).
“OUTLOOK” Uno sguardo fuori regione
Rubrica di scienze economiche e sociali
a cura di Rosario Palese
(ISSN 1722-3148)