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Quelli che…il teatro

L’indecorosa vicenda, che ha oramai assunto le tinte di una barzelletta di cattivo gusto, ha avuto origine, per chi ancora ne fosse all’oscuro, alla fine del mese di luglio di quest’anno, quando l’amministrazione pensa bene di inaugurare il proprio cammino politico con plurifalsità, segnalando, nell’ambito di un bando regionale per il potenziamento delle infrastrutture socio-educative per l’infanzia, come luogo vuoto e idoneo il locale della suddetta compagnia. Non è vero niente, tutto confutabile per tabulas. Primo, il locale non era e non è vuoto tuttora, dato che c’erano al tempo e ci sono, al momento abusivamente secondo la determina del Dirigente dell’ufficio Sassi (che ha intimato la compagnia a traslocare, pena lo sgombero coatto), i membri della compagnia. Secondo, il locale non è nelle piene disponibilità dell’amministrazione, o comunque sarà il Tar (Tribunale amministrativo regionale) a deciderlo. Terzo, sia il Piano Quadro sui Beni Culturali, approvato nel giugno del 2005, e sia il  Piano Generale di Recupero dei Sassi, adottato dal consiglio comunale nel 2006, confermano la destinazione del locale incriminato a contenitore culturale – scuola di teatro. Il caso “Sassi” si infittisce ancor più di giallo se si tiene conto degli innumerevoli omissis, ritardi burocratici e <<ricatti più o meno espliciti>> da “Padrino” degli ultimi anni, oramai non tanto estranei alla realtà lucana, anzi lucaniota.
Ma il dato sconcertante, al di là dell’assenza di etica, vera architrave dell’imperitura permanenza sul proscenio politico di certi personaggi, è che l’asilo nido sarà costruito, come si legge dall’ordinanza di sgombero coatto a firma dell’Ing. Pezzi Angelo, <<a servizio della residenzialità>>. Il che è davvero un controsenso, perché promuovono un servizio per qualcuno e collaborano per un disservizio per tanti altri. A questo punto la speranza è che nessuno fornisca mai fondi per un parco divertimenti, niente niente sfratterebbero tutta la periferia. Ma in quel caso lo farebbero per i bambini, si intende.

[Articolo di Pasquale Coretti]