Nelle opere di Lin Delija, intense, emerge il percorso umano di Cristo
sulla croce, la sofferenza degli attimi e, la elevata umanità racchiusa
nella passione, i sensi estetici, toccano spiritualità profonde ed
immedesimazioni di “contatto”. Le opere esposte, riflessioni in colori, incentrati sul trascendente,
sugli orizzonti di spiritualità disegnati dal transito, raccolgono e
trasferiscono nelle soggettive profondità, le sette ultime parole
pronunciate da Cristo sulla croce.

Parole e linee infinite, tese sui tempi ed aperte sull’umanità, come
una luce attraverso cui gli infiniti strati del pensiero ed i millenari
processi si compiono, si manifestano in alte espressioni, immaginate e
ritratte.
Meditazioni legate alle opere che nelle intensità delle forme, toccano
relazioni e punti personali, gli stati emotivi ed i percorsi aperti
alla scoperta ed alla condivisione della croce, elemento centrale ed
iniziale, suggeriscono conflitti o possibilità di ricerche. La dimensione della più alta sofferenza, da secoli studiata  o
semplicemente sfiorata dalle immaginazioni, trova nei colori caldi e
nei tratti umani, volutamente, fortemente provati da una ricerca di
condivisioni di istanti che l’artista evidenzia, la linearità dei
tratti che seguono, gli ultimi respiri. Il volto del Cristo, teso in avanti quasi per ricevere le “distanze”,
le bestemmie quindi il giudizio, si coglie nel primo dipinto una
chiarezza ed una serenità abbandonata al processo finale, inizio di
ogni dimensione.

Il dolore si coglie nella solitudine dello sguardo, nella sofferenze
del volto provato dalle barbarie, dalla capacità unicamente umana di
distruzione, di universi infinitamente disegnati da un transito.
La dolcezza della quiete raccoglie gli ultimi respiri “descritti” con
cura, dal calore delle tinte che, schiudono “temporali” emotivi nella
personale relazione con gli orizzonti avari di condivisione. Le figure ai piedi della croce, non ritratte dall’artista albanese ma,
chiaramente presenti nelle interpretazioni soggettive, e nello sguardo
di Gesù, immensamente umano descrivono le espressioni, consegnandole ai
tempi. Raccolgono parole, i dipinti di Lin Delija, e dentro le parole le
infinite costruzioni di sensi, di messaggi, la croce, che l’artista
consegna alle riflessioni, alta, per sottolineare l’assoluta non
distanza con il cielo che, abbraccia la sofferenza, e, raccoglie il
dolore, aperta quindi ad accogliere la luce, presenta nella chiara
selezione delle tinte, una singolare forma ed una evidente struttura.

Arte su lastre di rame, incisioni di idee di umano ed emozioni, Michel
Ciry raffigura nelle sue forme, le immagini religiose che racchiudono i
profondi messaggi su figure, i soggetti raffigurati e stanchi, esili e
forti, in diversificati contesti di pensiero, assumono nelle gestualità
ritratte, una forte idea di umano. Le grafiche esposte, appartenenti agli anni Sessanta e Settanta, sono
studi di figure, la crocifissione, raffigurata da Ciry si ferma sul
polso del Cristo, il chiodo, elemento ultimo che ferma la vita,
consegnandola ad altra vita e, sottolinea il senso brutale di una fine. La mostra, in esposizione fino al 10 Dicembre, raccoglie sguardi ed
orienta le riflessioni, verso alte dimensioni, dove la ricerca della
verità, si muove su orizzonti vasti di significato.

[Articolo di Francesco Cosenza]

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