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Vengo dopo il Piddì

Paludata e timorosa è l’idea di Partito Democratico di Vincenzo Folino” (di Mimmo Mastrangelo)

Si può raccontarla o lasciarla intendere come si vuole, ma al momento non si intravede alcun segnale che inizi a spingere in avanti il percorso fattivo del Partito Democratico di Basilicata. Se si sfogliano le pagine dei  quotidiani locali ci si imbatte in un profluvio di scontate dichiarazioni ed opinioni del tipo: “il Partito Democratico nasce per unire e modernizzare”; “si è fatto un nuovo partito per dare delle risposte all’Italia dei cittadini responsabili, per concretizzare un sistema politico efficiente e semplificato, che premi le competenze e la professionalità”; “il Pd è necessario per un progetto riformista in cui possano riconoscersi e confluire esperienze politico-culturali distanti”. Suggestivi sono tali intenti, però nel concreto tutto è trattenuto nell’ordine del bella favella che alimenta solamente una tiepida fiducia nel Pd di Basilicata.

Tra gli interventi pubblicati nei giorni scorsi il più deludente mi è sembrato quello dell’ex segretario regionale dei Democratici di Sinistra Vincenzo Folino. Anche lui – nel rammaricarsi per non aver potuto partecipare ai lavori dell’Assemblea Regionale del Pd – non si è sottratto al salmo recitato da tutti e in tutte le salse che il Partito Democratico sarà pluralista e innovativo nelle scelte,  dovrà porre tra i suoi obiettivi la  rappresentazione dei territori e dei ceti sociali, sarà espressione di una politica molto ricca,  incentiverà una riforma radicale per dare limpidezza al rapporto tra cittadini ed istituzioni. Insomma, anche la visione di Folino, in sintonia con le altre voci, scivola paludata, scontata, abbottonata, intimorita, ma la cosa più preoccupante è che rinvia a chissà quali tempi o data da destinarsi gli obiettivi concreti che bisogna (una volta per sempre) darsi. Quella gente di Basilicata che è andata a votare il 14 ottobre nutre nel nuovo progetto politico grandi speranze che non possono essere tradite, Se ne sbatte altamente dei teoremi, dell’ argomentare con finezza, dei possibili papabili alle segretarie provinciali. Vuole fatti, risposte. A livello nazionale e locale chiede e pone più interrogativi. Gli impegni sottoscritti nel programma dell’Unione il Pd intende farli rispettarli fino in fondo oppure no? Quale sarà la linea del Pd nell’affrontare le tematiche eticamente sensibili, sceglierà quella della Binetti o quella più progressista? La strategia veltroniana alla distanza penderà più al centro o a sinistra? Secondo Folino è giusto rivedere l’accordo di programma dal momento che il prezzo del petrolio è salito alle stelle oppure bisogna lasciare le cose come stanno? Per Folino come bisognerebbe conciliare le tante falle dell’economia lucana con l’idea di Pd che ha in testa?

Di fronte all’ipotesi che i comuni (in particolare quelli più piccoli e senza proprie  entrate finanziarie) rischiano di chiudere definitivamente per gli ulteriori di tagli della finanziaria, Folino sarà a fianco dei sindaci e degli amministratori che contesteranno le restrizioni governative o continuerà insistere nel balletto verbale per il quale il Partito Democratico lo si vorrà bello, aperto, essenziale, moderno, semplificato, pluralista, sburocratizzato, innovativo, riformista, riformatore, risolutivo? Staremo a vedere.


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