Dopo una breve tappa a Piacenza, dove ha incontrato anche il ministro degli Esteri irlandese, Dermot Ahern, che ha promesso un subitaneo intervento nella vicenda di Angelo e Simone, domenica scorsa Giovanni Falcone è partito per Nuova Delhi, dove potrà finalmente rivedere il figlio Angelo e il suo amico Simone, i due italiani arrestati in India con l’accusa di detenere 18 Kg di Hashish.
Queste le sue parole: “Speriamo che tutto vada bene, ma la cosa più
emozionante sarà l’abbraccio con Angelo e Simone”. L’ex Carabiniere in
pensione continua: “Mi viene in mente il film “Fuga di Mezzanotte”, quando il protagonista e suo padre si incontrano in carcere. Giuro che ho sentito pronunciare le stesse parole che tante volte avrei voluto rivolgere ad Angelo. La disavventura è il momento più adatto, a disposizione di un padre, per dimostrare amore ad un figlio”.
Il cittadino rotondellese, nonostante la copertura mediatica locale, il recente interessamento della Rai, e le iniziative intraprese da esponenti politici locali e nazionali, non è ancora soddisfatto dei risultati raggiunti e promette battaglia. E in effetti solo attraverso la sua tenacia Giovanni Falcone è riuscito a sfidare, dal 10 marzo scorso, i cosiddetti “criteri di notiziabilità” e a portare la tragica vicenda di Angelo e Simone sul piano nazionale. Ma la stessa fermezza, sostiene Falcone, non ha prodotto risultati soddisfacenti sul piano istituzionale: “Le istituzioni, nonostante l’interessamento di giornali e televisioni, continuano ad essere completamente indifferenti”.
Intanto, il prossimo 27 dicembre avrà inizio il processo e i testimoni
dell’accusa, all’inizio pochissimi, sembrano essersi magicamente
moltiplicati fino ad arrivare a ventiquattro. In questo clima confuso, e
considerando la mancanza di accordi in materia di diritto penale tra Italia e India, quali elementi potranno garantire un giusto processo ad Angelo e Simone, oltre che alle loro famiglie?
[Articolo di Gianluca Bruno]