La poesia del Novecento, le esperienze esistenziali in parole sono
stati presentati presso il new Evoè di Potenza, in una cornice di
sguardi tesi alla ricerca di relazione con i numerosi “interni”
espressi in versi.
Riflessioni, toccanti i bordi dell’anima, le voci delle profondità, le
descrizioni degli sguardi che raccolgono le immagini trasferite su
parole, quindi la bellezza e lo splendore della forma sulle tante forme
in luce.

Percorso denso di voci e “cammini”, Andrea Galgano traccia una linea di
vissuto, di sensi in transito, di “spazi” su cui le parole hanno
manifestato l’io. Numerosi i poeti posti in luce, le immagini che inseguono le immagini
nella poesia di Clemente Rebora, ( Dall’immagine tesa ) i cui contorni,
assumono solitudini di contatto, di sguardi verso condizioni e
dimensioni alte, sfiorano gli “ascolti” dei molti presenti. Visite in “vicoli” di memorie, aperti agli incroci di sensi, a voci
diversificate di umano, hanno reso interessante il percorso poetico. Descrizioni di scuri spazi esistenziali, origini di domande e
significati racchiusi in sguardi che, toccano le possibilità espressive
di umane condizioni, nella poesia Tu sei come la terra di Cesare
Pavese, emerge la possibilità di lettura sui tempi.

Le individuali esperienze che camminano su linee riflessive nel tempo,
celano ricerche di contatto con mondi altri, le “spalle” di Eugenio
Montale nella poesia Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
iniziano una ricerca verso un altrove, non abitato dal niente delle
realtà. gli sguardi in parole, in relazione con il senso religioso
emergono e si dilatano sugli spazi descritti. Il rapporto armonico con la natura, spazio antico su cui la storia
“scrive” i passaggi, assume le forme delle esperienze e dell’anima di
Giuseppe Ungaretti che, nella poesia I Fiumi, evidenzia il forte legame
con la natura, che racchiude e consegna memorie “bagnate” di infanzia.
L’armonico legame distanzia il tempo, la guerra, nel rifluire
nostalgico delle memorie, il poeta ritrova la pace protetta dalla notte.

La luce della poesia, nel percorso di Andrea Galgano, consegna
conoscenze di sguardi rivolte agli esterni, alle analisi in forme
dissimili di cammini, tesi alla costruzione degli universi emozionali,
dove l’umano manifesta il suo transito. Linee riflessive su cui le analisi si ampliano, le assenze intese come
negazioni di domande rivolte verso una realtà emotiva e sentimentale,
nascondono le conoscenze di desideri, nelle poesie di Mario Luzi,
Questa felicità, In due,  si coglie il desiderio di felicità, intesa
come espressione di una fusione di esseri nel divenire, spesso
tormentato dell’esistere.

Poesia che si apre a “stanze” di quotidiano che delimita vuoti di
disincanto, di vite in assenza di prospettive, la penna di Giovanni
Roboni nella poesia Dolore, racchiude nelle disillusioni legate a vaste
sfere di esperienze, il dolore dei conflitti e, le assenze di slanci
verso incontri. Sentimenti posti su sentieri comuni, dove il viaggio chiamato amore,
raccoglie le rose del suo tempo, Dino Campana nella poesia In un
momento distanzia l’esperienza umana, sensata dagli atti, dagli
istanti, dagli elementi in viaggio, dalla completezza dell’essere.
Percorso poetico che si è articolato su numerose opere del Novecento
italiano chiuso dal giovane Andrea Galgano, con una sua composizione,
Ferimento naufrago, voce intima del suo sguardo volto a scrutare le
pagine del tempo, i moti dell’anima il circostante che accarezza le sue
attese, poste su spazi riflessivi oltre la solitudine della figura, che
sfiora distanze, formando immagini dove la sensibilità disegna i cieli
di candore. L’evento sarà  in programma anche domenica 25 Novembre,
presso l’Evoè.

[Articolo di Francesco Cosenza]

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