L’ufologia si può definire, etimologicamente, la scienza che studia il fenomeno Ufo. La sigla di uso internazionale Ufo (Unidentified Flying Object) significa “oggetto volante non identificato”: tuttavia essa, attualmente, si riferisce ad una vasta gamma di fenomeni associati.
Gli inizi. Quasi tutti sono d’accordo nell’indicare come data di nascita di questa disciplina il 24 giugno 1947, quando un uomo d’affari statunitense, Kenneth Arnold, vide un’intera formazione di Ufo. Questo avvistamento segnò l’inizio della massiccia diffusione delle informazioni riguardanti un fenomeno che, ancora oggi, non ha trovato né una spiegazione né una giusta collocazione nell’ambito della ricerca scientifica. Durante la Seconda Guerra Mondiale si verificarono molti fenomeni aerei inspiegabili. Tuttavia articoli e cronache letterarie, stilate prima ancora che scoppiasse tale conflitto, segnalavano fenomeni misteriosi: la loro interpretazione, però, è controversa perché nelle epoche passate le scarse conoscenze scientifiche e tecnologiche non permettevano di spiegare certi fenomeni. Queste segnalazioni sono oggetto di studio della “clipeologia”, disciplina parallela all’ufologia e ramo dell’archeologia che studia i reperti archeologici alla ricerca di prove o indizi della presenza di esseri extraterrestri nel nostro passato.
I fenomeni e le tipologie. «Per fenomeno Ufo si intende l’insieme di testimonianze di persone che riferiscono di aver visto in cielo delle luci o degli oggetti che non sono riusciti ad identificare con qualcosa di noto». Questa definizione si basa fondamentalmente su testimonianze umane, più o meno supportate da prove fisiche (fotografie, filmati, tracce, ecc), legate anche dalla distanza tra testimone e fenomeno. Essa comprende un’ampia gamma di fenomeni classificati in modo abbastanza semplice e chiaro dall’astrofisico J. Allen Hynek, nel 1972, nel libro The UFO Experience: a scientific Enquiry: questa classificazione divenne il modello base comune a tutti i ricercatori di ufologia. Il modello Hynek divide gli avvistamenti in due categorie: avvistamenti a distanza e ravvicinati. Il primo gruppo (avvistamenti a distanza) comprende tre classi di avvistamenti: Luci notturne: bagliori o fonti luminose che, per la loro forma, colore o traiettoria, non possono essere ricondotti ad aerei, palloni sonda, meteore, satelliti artificiali o a qualsiasi oggetto noto. Oggetti diurni: corpi di aspetto prevalentemente metallico, di forma comunemente circolare che compiono movimenti tali da violare le nostre leggi fisiche: accelerazioni o arresti improvvisi, traiettorie a zig-zag, traiettorie a “foglia morta” e brusche virate a novanta gradi. Apparizioni radar: Apparizioni sullo schermo radar di punti fissi che non sono riconducibili ad avarie radar o a fenomeni atmosferici.
Il secondo gruppo è fondamentale per la ricerca perché permette di valutare con maggiore precisione e obiettività un avvistamento. Infatti, l’astrofisico definì “incontri ravvicinati” tutti quelli che si verificano ad una distanza non superiore a duecento metri. Anche questo gruppo comprende tre classi di incontri ravvicinati di primo, secondo e terzo tipo. Anche se non compaiono nella classificazione di Hynek, in quest’ultimo decennio gli ufologi hanno sancito ufficialmente anche l’esistenza degli incontri ravvicinati del quarto tipo: vengono classificati in questa categoria i casi di rapimento (abduction) dei testimoni da parte degli alieni (www.daltramontoallalba.it). Quest’ultimo fenomeno e tutto ciò che lega gli Ufo agli esseri alieni rappresenta oggi il cuore dell’attività ufologica. Le “luci notturne” costituiscono la gran parte della casistica disponibile (oltre l’80% delle segnalazioni), ma sono generalmente poco significative nell’ambito della fenomenologia ufologica poiché le indagini condotte da esperti inquirenti ufologi forniscono una spiegazione più o meno convenzionale del fenomeno.
Alcune variabili importanti. Gli avvistamenti possiedono una caratteristica determinante: l’irregolarità della distribuzione della casistica nel tempo e nello spazio. Queste variazioni o “ondate”, periodi particolarmente ricchi di avvistamenti alternati ad altri contrassegnati da una diminuzione o da una quasi totale assenza di casi, hanno peraltro una localizzazione geografica a livello di nazione o di area regionale. Gli archivi del Centro Italiano Studi Ufologici (CISU) raccolgono, per ciò che concerne il territorio nazionale, oltre 600 casi di “incontro ravvicinato”, 250 eventi in cui sono state riscontrate delle tracce fisiche sul suolo e/o nella vegetazione e quasi 600 casi corredati da documentazione cine-fotografica: si tratta di una massa di dati veramente imponente, che dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, che esiste, quantomeno, un fenomeno rappresentato dalle dichiarazioni di tutte quelle persone che, in perfetta buona fede, raccontano di aver visto strani fenomeni, associati comunemente al concetto di Ufo. In Italia, si sono verificate grandi ondate di avvistamenti Ufo negli anni 1950, 1954, 1962, 1973 e 1978, soprattutto nell’intero periodo 1973-1979 che è stato caratterizzato da un’intensa “attività” Ufo, registrando l’apice nel 1978 con più di 1.000 segnalazioni raccolte in tutta la penisola, ma soprattutto nel Centro-Sud.
La nascita di un mito. La nascita del “mito Ufo” era inevitabile, considerando la grande varietà di informazioni diffuse dai mass media, incontrastati padroni del campo a causa dell’assenza di interesse della comunità scientifica per questo tema. Ciò condusse alla formulazione di alcune ipotesi per spiegare il fenomeno, che si riflettono a loro volta nella tipologia dei casi. Gli studi finora effettuati mostrano che circa il 90% dei casi di avvistamenti riportati in tutto il mondo è “identificabile”, ossia spiegabile come osservazione di oggetti o fenomeni noti, sia naturali (stelle e pianeti, meteore) che artificiali (aerei, rientri di satelliti, palloni meteorologici), non riconosciuti come tali dai testimoni per le particolari condizioni dell’avvistamento oppure per la rarità e singolarità che alcuni di questi fenomeni manifestano. Rimane però una percentuale, esigua ma significativa, di casi non riconducibili a cause convenzionali (i cosiddetti “Ufo in senso stretto”), i quali devono essere esaminati con particolare attenzione.
Un problema politico. Il fenomeno Ufo, sviluppatosi durante la guerra fredda, si trasformò da semplice curiosità a tema legato alla sicurezza nazionale: in America, solo tra l’aprile e il luglio del 1947 furono denunciati oltre 850 casi. L’aviazione americana (l’USAF, United States Air Force) richiese, allora, l’istituzione di una commissione di indagine per studiare e raccogliere dati su questi fenomeni, in modo da verificare se gli Ufo fossero o meno una qualche arma segreta proveniente da oltre cortina o se, comunque, rappresentassero un pericolo per la difesa statunitense. Nacque così, nel 1951, la commissione Blue Book che cercherà di spiegare in termini convenzionali le apparizioni di Ufo: il progetto “Blue Book” si concluderà nel 1969 senza produrre nessun risultato conclusivo. L’analisi dei singoli casi, che venivano riferiti da semplici cittadini, ma anche da piloti, scienziati e altre persone maggiormente qualificate, indusse i membri della commissione ad affermare che il fenomeno Ufo non rappresentava un pericolo dal punto di vista militare: d’altra parte non fu possibile dare una spiegazione soddisfacente a tutti i casi studiati, di conseguenza, l’atteggiamento adottato dai militari fu di negazione quasi sistematica dell’esistenza stessa del problema. Un importante mutamento ebbe inizio all’incirca nel 1978 e portò ad un generale ripensamento degli ufologi sulle loro attività e sui pochi risultati fino ad allora conseguiti. Questo ripensamento da un lato ha provocato la nascita di correnti di pensiero “scettiche” all’interno della stessa ufologia: a differenza di quanto accadeva nel passato, quando il confronto si svolgeva tra ufologi “credenti” ed individui esterni a tale ambiente “scettici” nei confronti di questo tema, il dibattito sull’esistenza di un fenomeno Ufo inspiegabile avviene ora fra ufologi appartenenti a differenti scuole di pensiero. Dall’altro lato si è comunque evidenziata la necessità di più solide basi metodologiche per affrontare un problema che si presenta di natura completamente interdisciplinare e l’importanza dell’apporto delle scienze umane per valutare l’influenza dei fattori psicologici e sociali sui contenuti dei rapporti Ufo.
L’ufologia in Italia. Nel 1965 nasce la prima organizzazione ufologica con rilevanza nazionale, il CUN (Centro Ufologico Nazionale), che si propone di unificare la raccolta d’informazioni e la riflessione sulla tematica ufologica in una prospettiva scientifica. Questa organizzazione mira alla coesione dei vari gruppi che si occupano della materia e permette la loro diffusione: si calcola che nel 1974 ne esistessero circa cinquecento. Nel 1985 dall’organizzazione si distacca un gruppo consistente di associati per dar vita al CISU (Centro Italiano Studi Ufologici, che è attualmente la seconda istituzione nazionale per ampiezza e visibilità), l’ufologia può ormai contare su un bagaglio esplicativo consistente e coerente. Il passaggio dal monopolio Cun al bipolarismo conflittuale Cun-Cisu sembra sanzionare una definitiva stabilità nel panorama delle organizzazioni, che escluderà solo i gruppi di matrice mistica. Il bipolarismo Cisu-Cun, che vede la prima organizzazione più scettica verso l’ipotesi extraterrestre e fautrice dell’utilizzo di metodologie scientifiche, e la seconda più interessata ad un divulgazionismo di stampo statunitense e ad una “politica” che ha radici nel contattismo laico, si basa su un comune approccio “scientifico” che si risolve nell’identificazione dell’ Ufo separando l’evento e la spiegazione, ovvero il testimone e l’ufologo. Il 1990 è l’anno in cui si imprime un’accelerazione alla riflessione giovanile sulla riproduzione dei saperi, che coinvolge centinaia di migliaia di studenti in tutta Italia: musica, arte, tecnologia, diventano argomenti di discussione e critica, spesso radicale. L’ufologia non sfugge a queste discussioni e per alcuni gruppi essa rappresenta un’allegoria che si oppone alle dinamiche del “sistema dominante”, e simboleggia il proprio sentirsi “alieni” in un mondo che sembra incomprensibile.
L’Ufologia Radicale (UR) avrà una struttura in virtù della quale gli strumenti di comunicazione come gli incontri visivi, in aperta polemica con le strategie e le metodologie dell’ufologia istituzionalizzata, rappresenteranno un mezzo per favorire la riflessione dei gruppi ma non si apriranno verso l’esterno.
Nel 1998 la successiva uscita della rivista MIR Men In Red, che sarà distribuita nel circuito pubblico delle librerie, rappresenterà la sanzione definitiva di questo passaggio che, di lì a poco, farà dell’Ur il “terzo polo” dell’ufologia nazionale.

“OUTLOOK” Uno sguardo fuori regione
Rubrica di scienze economiche e sociali
a cura di Rosario Palese
(ISSN 1722-3148)

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