Ottanta, le tele esposte, provenienti dal Museo Nazionale d’Arte Lettone di Riga, presso la Galleria Civica di Palazzo Loffredo, abbracciano un periodo compreso fra la seconda metà dell’Ottocento e la seconda metà del secolo successivo. Numerosi gli artisti in mostra, appartenenti ad un eccezionale periodo creativo, espressione di una nuova forma artistico- espressiva. Sulle numerose tele esposte, si dilatano le impressioni e le “voci” di una nuova identità, nata dopo l’editto dello Zar Alessandro II,  il quale, eliminava le differenze sociali, le masse, assumono quindi valore altro nelle libertà creative pittoriche. Le luci e le ombre, le linee prospettiche di una cultura delimitano gli “interni” dai quali le condizioni, spesso emergono, le libertà di direzioni intellettuali, disegnano, identità ed atmosfere prima nascoste in idee dissimili di arte.

La semplice ripresa del vero, l’intensità del contenuto quindi i tratti culturali diventano superficie, nelle opere, gli antichi gesti ritratti in paesaggi infiniti  assumono significati vari, toccando quasi il misticismo emergente dalle idee di umano che le figure in contesti esprimono.
Le tecniche pittoriche, le scelte di riproduzione di interni quasi privi di luce, accompagnano le analisi in profonde letture socio culturali, la semplicità ritratta in espressioni, in elementi connotativi di spazi, suggeriscono conoscenze. Figure maschili e femminili, con i volti “colorati” dal freddo, in naturali spazi che evidenziano la viva partecipazione con gli elementi circostanti, la cultura e la storia evidenziata dai costumi si adagia su piani di luce. Numerosi i paesaggi ritratti diversi e simili i centri ed i luoghi, gli spazi espressivi sui quali le nuove idee di pittura, raccolgono momenti della quotidianità consegnando analisi dirette agli sguardi. Realismo inteso nelle profondità che diventano evidenza, quindi verità e bellezza dell’espressione.

I costumi contadini (Filipp Andreevic Maljavin, 1925) di donne, le velocità ritratte negli stili, dei gesti che nascondono le caratteristiche profonde di una comunità, si colgono nei numerosi dipinti esposti, le figure in luce, le ombre, le domestiche dimensioni raccolte  in interni evidenziano, l’elevato interesse per la vita popolare. La notevole e prestigiosa produzione artistica dei secoli in mostra, raccoglie movimenti e cambiamenti storici, politici, accanto alle figure, agli spazi naturali ritratti simbolo evidente di un profondo senso di appartenenza ad una comunità. La concezione dell’arte come strumento espressivo, di mondi nel mondo, di strati sociali fina ad allora chiusi in confini culturali, evidenzia le analisi profonde proposte agli sguardi. Le figure spesso esili ma forti, i contadini ritratti nel verde della campagna, scalzi, sull’incontaminato spazio spesso distante dalla storia che formulava cambiamenti in centri cittadini, gli stessi sulle tele di Vaslij Nikitic Meskov (Il Cremlino 1918).

Immagini di vita quotidiana, di gesti che divengono precise idee di “tempo”, il lavoro contadino in orizzonti vasti di significato, dove i colori tenui evidenziano la quiete delle atmosfere, ed i silenzi delle condizioni (Michail Konstantinovic Klodt, Campo di Segale 1868), assumono valori precisi di anime, quindi di forme identitarie varie. Gli studi di figure, dalle quali i tratti somatici emergono, variano con gli anni, la pittura russa della seconda metà del Novecento, evidenzia bene le scelte artistiche non più completamente libere. Le numerose discrepanze di opinioni emerse dalla Rivoluzione, aprono diverse scuole di pensiero, oltre le quali le soggettive creatività erano condizionate dalla rigida ed unica  idea di arte. La mostra potentina in Galleria Civica fino al 10 Febbraio 2008, curata da Laura Gavioli che, raccoglie una selezione di dipinti mai esposti prima, rende omaggio al Realismo Russo proponendo conoscenze profonde.

[Francesco Cosenza]

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