Ma di cosa stiamo parlando? Il WiMax (fonte WiKipedia) è una tecnologia di trasmissione senza fili d’accesso a banda larga, in grado di fornire elevate prestazioni, in termini di velocità di trasmissione di dati, a basso costo. La possibilità di essere utilizzato su qualsiasi tipo di territorio, a prescindere dalle caratteristiche geografiche (si possono utilizzare sistemi WiMax, in tutti gli ambienti, dall’urbano al rurale), rende WiMax competitivo sul mercato per ogni tipo di utenza (dall’azienda all’utente singolo). WiMax è in grado di operare sia su bande di frequenza sottoposte a licenza (cioè porzioni dello spettro frequenziale assegnate in uso esclusivo dalle istituzioni governative preposte a enti e aziende, solitamente dietro compenso) che su bande “non licenziate” (cioè su frequenze per il cui utilizzo non vi è alcun pagamento).

WiMax ha un potenziale tale da consentire di allargare a molti milioni gli accessi ad Internet senza fili, proprio per il basso costo e la relativa facilità di implementazione della struttura: la copertura senza fili di WiMax si misura in km², mentre la copertura Wi-Fi viene misurata in decine di m². Per questo motivo è una tecnologia che dovrebbe ridurre il digital divide. Un divario digitale che in molti territori, tra cui il nostro, rischia di diventare un divario sociale e culturale marcando la differenza tra chi sa e chi non sa, ma soprattutto tra chi può accedere ai saperi ed alle conoscenze e chi no. Quello che serve è un netto ed immediato investimento nelle ricchezze immateriali, nei saperi e nell’accesso ai nuovi saperi attraverso un’iniezione di innovazione nel tessuto sociale. Serve quindi rimettere al centro il valore delle risorse immateriali e dare prospettive di sviluppo ai saperi, alle conoscenze.

Per creare una società che valorizzi la conoscenza è prioritario che vi sia una diffusa e capace infrastruttura di Banda larga in grado di supportare la diffusione di conoscenza e cultura nella società. Oggi le tecnologia di questo settore ci permettono di arrivare ovunque economicamente e celermente attraverso canali concorrenti tra loro. La ridondanza dell’ultimo miglio è possibile eliminando i vincoli legislativi e aprendo con decisione alle diverse opportunità tecnologiche che stanno per essere rese disponibili, incentivando ove necessario quelle più costose ma evitando scelte che riportino in capo allo Stato ciò che può fare un mercato regolato. E’ urgente un intervento deciso della politica su questa priorità che sappia cogliere appieno le nuove opportunità senza rimanere legato a soluzioni adottate in altri paesi e inutili per il nostro. L’olografia del nostro Paese lo rende il luogo ideale dove poter far sviluppare nuove tecnologie delle reti, creare un quadro normativo favorevole alla sperimentazione attirerebbe in Italia ricerca e sviluppo favorendo lo “sfruttamento” dell’enorme bacino di competenze che le università italiane posseggono. In una regione come la nostra dalla geomorfoligia particolare e diversificata le infrastrutture materiali, strade, ponti, non bastano più. Serve davvero una via nuova per la trasmissione delle conoscenze, delle informazioni che possa essere messa a disposizione dei lucani e di tutti i cittadini, delle aziende e della cultura. L’innovazione si sa, non si inventa e non si improvvisa. Essa è il frutto di una elaborazione e di un processo di rinnovamento che non nasce dal nulla. Il Wimax rimane però sulla bocca di tutti, chissà quando entrerà nelle case e nelle aziende lucane?

La società civile, l’utente consumatore,  più di altri oggi ha il dovere di porre il tema al centro dell’agenda politica. I bloggers lucani, che si sono fatti conoscere già per la pregievole iniziativa “Lucania for Birmania” – prima e vera iniziativa nata dal basso e che ha avuto grazie alla blogosfera lucana la sua realizzazione- oggi più che mai dovrebbero esercitare un controllo sulla politica e portare a sintesi una proposta seria e ragionata frutto dell’azione collettiva. Immaginare un momento di confronto reale tra questa rete lucana di innovatori e le istituzioni come luogo di discussione sul merito può essere un primo passo. Chi è pronto a raccogliere la sfida?

[Sergio Ragone]

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