Negli ultimi mesi dello scorso anno si è registrato un comportamento delle Borse mondiali di crescita sostenuta che ha portato gli indici al loro massimo. L’Eurispes ha cercato di sintetizzarlo confrontando l’andamento dei principali indici sull’orizzonte di un mese (novembre) con quello di quattro mesi (da fine luglio a fine novembre). Negli ultimi trenta giorni di novembre si registra una lieve crescita per la maggior parte degli indici, con alcune eccezioni in positivo (Generale di Milano: +2,2; Nasdaq: +1,9; Hong Kong: +3,3) ed in negativo (Londra: -1,5; Parigi -0,9; Tokio -3,1).
Ben diverso è il quadro sui quattro mesi, dove tutte le Borse monitorate dall’Eurispes mostrano una sostenuta crescita di tutti gli indici, che vanno dal più 3,3 di Londra (l’incremento più modesto) al 15,9 del Nasdaq di New York, che si segnala per il risultato più brillante. La perdita di velocità nella crescita risulta inoltre evidente se si considera l’andamento dell’ultima settimana. Infatti, l’indice della Borsa di Milano, dopo aver toccato il massimo degli ultimi cinque anni, nella settimana dal 10 al 20 novembre sembra aver imboccato una china discendente, perdendo quasi due punti percentuali in meno di una settimana: ma non si può certo parlare di un trend e neppure di una tendenza. Infatti già nella giornata di giovedì 30 novembre l’indice mostrava segni di ripresa insieme alle principali Borse europee. Se da luglio tutte le Borse crescono, l’incremento non è però stato uguale per tutte. Gli aumenti più consistenti sono riportati dal Nasdaq (+15,9) che ha avuto nei quattro mesi precedenti novembre l’aumento più repentino e consistente e che continua a confermarsi come l’indice con le maggiori oscillazioni, Francoforte (+12,9) che probabilmente beneficia della spinta delle buone prospettive di crescita del settore industriale ed Hong Kong (+14,5) che mantiene la sua tendenza positiva, ormai la più gratificante degli ultimi anni e che si può fregiare del titolo di star dell’anno con un più 25%. Quarta si piazza la Borsa di Milano che ha continuato a dare soddisfazione ai suoi investitori con un incremento del 12% in quattro mesi per l’indice generale ed aumenti di poco inferiori per il Mib 30, lo Standard & Poor e il Mibtel.
L’ultimo anno. Nel confronto con il novembre del 2005 e cioè sulla distanza di dodici mesi, chi ha puntato sulla Borsa senza cedere alla tentazione di vendere e comprare ma mantenendo il suo pacchetto; può ritenersi soddisfatto (ma solo al di qua dell’Oceano). L’incremento degli indici azionari è stato da novembre del 2005 al novembre del 2006 del tutto soddisfacente sulle piazze europee, orientali e di New York e ben superiore anche di sei volte (come nel caso di Milano) ai rendimenti offerti dai titoli obbligazionari “sicuri”, sia pubblici che privati. La crescita è stata del 18,5% per Piazza Affari nell’indice generale e nel Mibtel e di poco superiore agli altri indici calcolati sulla nostra Borsa: +17,4% per il Mib30 e più 17% per lo Standard & Poor. Anche nel confronto a distanza di un anno (dal 2005), se quasi tutte le Borse mostrano una crescita, nell’arco dei dodici mesi, superiore a quella dell’anno precedente e con rendimenti ben superiori al reddito fisso per le piazze europee e orientali, questo aumento è stato particolarmente sensibile per Hong Kong (+25,6%) e per Francoforte (+21,5%) nonché per Milano e Parigi (+16,1). Più contenute le crescite di Londra (+10,4), New York (+11,4, ma il Nasdaq solo +7,7) e Tokio (+6,3).
La Borsa di Milano. La Borsa del nostro Paese, come tutte le principali Borse mondiali, superati gli effetti congiunti del rallentamento di maggio 2006, ha mostrato segni di recupero negli ultimi cinque mesi dello stesso anno. Analizzando i dati dell’andamento dei grandi comparti (industriali, servizi e finanziari e dei sottosettori) il confronto sui quattro mesi è rassicurante: nessun comparto mostra un andamento negativo; due settori, quelli dell’auto e dei servizi finanziari mostrano un incremento superiore al 20%. Il buon incremento nei dodici mesi dell’indice generale (+18,5) si scinde in un apprezzabile aumento dei finanziari (+25,3%), il buon risultato dei titoli delle aziende industriali (+15,9%, vicino alla media generale), ed in un più che soddisfacente incremento dell’11,3% dei servizi che scontano il cattivo andamento dei titoli dei media (-0,1%). Fra i sottocomparti brillano le auto (+85,5%) trascinate dalla Fiat, le costruzioni (+42%) impianti e macchinari (+50,7), le finanziarie partecipate (+44,8) i servizi finanziari (+33,4) e gli alimentari (+33,2). Nell’ultimo mese (novembre) infine tutti e tre i comparti mostrano un andamento positivo, ma non mancano le ombre: -6,2% per i cartari, -2,4 per i tessili, -1,5 per i chimici, -1,2 per gli elettronici, -1,0 per la distribuzione.
Uno sguardo al passato. Se si confrontano gli indici generali di Milano e delle principali Borse mondiali del luglio di sei anni fa con quelli di oggi, esse fanno registrare diminuzioni ancora pesanti dell’ordine del 15% (Mib 30) a Milano, del 13,3% a Parigi e del 10,6% per il Nasdaq.
La caduta dopo la bolla fu così disastrosa che se si prende a riferimento il 2002, anno nel quale tutte le piazze avendo toccato il fondo cominciarono a recuperare, troviamo incrementi consistenti e massicci riferiti a tutti gli indici. Gli incrementi sono di oltre il 61% per Londra e New York (Dow Jones) che furono le piazze meno gonfiate dalla bolla e meno colpite dal conseguente crollo, dell’80% (79,6) a Tokyo, di oltre il 90% per Milano (91,4; 93,8 e 96,2 % per Mib30, indice generale e Mibtel rispettivamente), Parigi (97%) ed il Nasdaq (+99%) ma Hong Kong e Francoforte hanno più che raddoppiato il loro valore nei quattro anni (+110,6% e +139,9%, rispettivamente).
Le incertezze sulla congiuntura americana frenano le Borse. Dopo quattro anni di crescita costante, più o meno decisa ma comunque ininterrotta dall’autunno del 2002, le principali Borse mondiali mostrano segni di indecisione e di smarrimento, già segnalati dall’Eurispes nel luglio dello scorso anno. Se è vero che da allora gli indici delle principali Borse mondiali hanno continuato a crescere, proprio nelle ultime settimane di novembre del 2006 sono aumentate le incertezze sull’andamento dell’economia americana e il raffreddamento di Wall Street si è ripercosso in tutto il mondo (con l’eccezione di Hong Kong, che continua la sua ascesa trascinato dalla crescita dell’economia cinese). L’opinione di molti analisti è che le quotazioni dei titoli azionari abbiano toccato il vertice e che ci si debba preparare ad un periodo di stasi dei listini se non ad una loro flessione.
Il quadro, alla fine di novembre del 2006, si presenta non del tutto rassicurante ed al di sotto delle oscillazioni si delinea un panorama di stasi o quantomeno di rallentamento della crescita per i prossimi mesi. Alla fine di luglio del 2006, nonostante fossero presenti segni di incertezza, il Rapporto Eurispes sull’andamento delle Borse, aveva pronosticato ancora quattro mesi di crescita, che si sono puntualmente verificati, un incremento intorno al 10% per tutti gli indici e superiore all’11% per quelli calcolati sulla Borsa di Milano: ma alla fine del 2006, l’insieme dei segnali raccolti sembrano suggerire una maggiore prudenza e comunque escludono una crescita così consistente, per la nostra Borsa come per le altre principali piazze mondiali. Continueranno a “tirare” Hong Kong, Buenos Ayres ed altre Borse “periferiche”, a dimostrazione della solidità della crescita planetaria. Infatti, l’anno che si è appena concluso mostra, forse nella prima volta nella storia, una crescita del Pil in tutti i continenti. Questo fa sperare che la crescita delle principali economie occidentali possa rallentare ma non frenare.
L’andamento dei maggiori titoli. Sono state isolate alcune delle aziende guida del panorama azionario italiano. I titoli che sono cresciuti nel corso degli ultimi sei anni sono, fra quelli scelti dall’Eurispes, solo otto: Autostrade, Banco Bilbao Vizcaya, Enel, Eni, Luxottica, Montepaschi, Saipem e Parmalat. L’incremento più consistente è stato messo a punto dalle Eni passate da una quotazione di 7 euro nel 2000 ai 24,5 euro di fine novembre 2006, con aumenti costanti ottenuti senza discontinuità, salendo anno dopo anno insieme alle quotazioni del petrolio.
Una nota positiva, infine, viene anche dai fondi comuni, tendenzialmente in crescita, anche se permangono delle debolezze, essendo la crescita dei fondi inferiore per tutte le specialità alla crescita degli indici di Borsa, mentre restano negative le performance degli obbligazionari e dei bilanciati.
Dal confronto fra i primi cinque fondi d’investimento italiani e gli indici principali di piazza Affari (Mibtel, Mib30 e St&Poor Mib) sugli ultimi quattro mesi, da luglio a ottobre 2006, si ricava che gli indicatori dei migliori fondi italiani sono tutti inferiori al rendimento degli indici delle Borse di Milano e di New York, con l’eccezione dell’UBS, che segna un incremento dell’11%.
“OUTLOOK” Uno sguardo fuori regione
Rubrica di scienze economiche e sociali
a cura di Rosario Palese
(ISSN 1722-3148)