I DS escono dall’ Unione, insieme alla Margherita, che aveva sostenuto il Sindaco, e non mancano di esprimere il loro disappunto per la gestione della cosa pubblica da parte di Di Noia e dei suoi “talenti”, come li si è visti più volte chiamare. I DS sono addirittura arrivati ad “allearsi”, date le circostanze, con l’ opposizione, la Civica, non risparmiando al Sindaco polemiche e critiche piuttosto pesanti. Non vi è stato accordo su molte questioni. Quella urgentissima del piano urbanistico, che il Sindaco non ha votato, in considerazione del fatto, si difende la sua Giunta, che non aveva passato l’ esame dell’ approvazione regionale. La Giunta ha sottolineato più volte la necessità di lavorare in serenità, non volendo guardare agli interessi dei partiti e dei vertici o di chi per loro.
Rivelatosi un fallimento da più parti, da Maggioranza ed Opposizione, l’ “esperimento” del Sindaco “milanese” non ha avuto buon esito, e la spartizione del potere richiede ora un più attento equilibrio delle parti, lungimiranza e coerenza morale e amministrativa, affinché la città ne esca perlomeno salva nei suoi bisogni e non demandi oltre le aspettative di avere un modello incontestabile da cui essere governati. Seguendo le orme di questa crescente folie gestionale, l’ impasse genera difficoltà, e Lavello non può che risentirne nei canoni base della sua cittadinanza.
Riuscendo dove altri non sono riusciti, si è cercato nell’ homo novus un complemento amministrativo capace di generare risorse, nelle speranze, poi deluse di una fiducia che si stenta ora a credere così labile, fittizia,.
Non tocca che ristabilire, ora, la situazione, prevenendo simili strafacciate, facendo meno leva sulla forza di una elezione, ma sulla ragionevolezza di un mandato amministrativo sufficientemente chiaro.