La “nuda ambizione” (naked ambition) imbarazza il popolo inglese e statunitense che rimane provato, agli arrivi a Fiumicino, alla visione della “bella vista” di morbide forme femminili che pubblicizzano una valigia o una nuova tariffa telefonica. Donne messe alla mercé in un Paese maschilista che sembra tornare al suo stato primordiale di uomo padrone e donna oggetto. Un’Italia, insomma, che secondo l’eccellente FT fa un passo indietro ai tempi del Medioevo e cancella a colpi di scollature e glutei in mostra, anni di battaglie, repressioni e conquiste.
«Il movimento femminile – continua – non ha mai spinto per riforme strutturali». Nel Belpaese, conclude Michaels, essere donna significa ancora «dolore e sofferenza (un riferimento agli ospedali che rifiutano l’epidurale), maternità e pasta, banche chiuse (simbolo dei servizi che ignorano i bisogni delle lavoratrici)». Italia divisa tra mamme/casalinghe frustrate alla presa con gnocchi e pannolini e ragazzine prive di cervello e qualità intellettive, ma sicuramente cariche di tutti gli attributi necessari per dar modo ad un rispettabile giornalista inglese di analizzare i fatti per oltre tre anni. Quattro pagine e una copertina sono stati sufficienti al Financial Times per arrivare alla radice del male di un Paese che se pur cosciente dell’ “abbondanza” che primeggia in pubblicità e tv locali, non può permettere che a colpi di tastiera, il rumore di uno scandalo-evidenza, annulli il lavoro, il sacrificio e soprattutto ogni progresso che la donna italiana ha fatto e continua a fare ogni giorno, posando il riflettore su un problema, che se ben analizzato diventa solo una realtà di riflesso.
E intanto, mentre il dibattito infiamma i media nazionali con schieramenti di pensiero opposti, luoghi comuni e frasi/pensieri fatti, hanno la meglio. Il problema c’è, si vede ma spesso si nasconde. Una donna oggi, nel nostro Paese, non può essere costretta a decidere se avere una famiglia o dedicarsi al lavoro e alla carriera, ma soprattutto non può essere vista come un elemento marginale nella crescita economica locale e nazionale. È proprio su questo punto che verte il discorso di Maria Antezza, presidente del Consiglio regionale della Basilicata, che nel corso del convegno “Impresa, Lavoro, Famiglia” svoltosi lo scorso 16 luglio a Matera, ha dichiarato, “lo sviluppo dell’impresa donna potrebbe essere un modo concreto per mettere in armonia il benessere della famiglia e la crescita equilibrata delle nostre società”. “Sicuramente – ha aggiunto Antezza – l’impresa donna é la via privilegiata per recuperare, anche qui da noi, ad esempio nei settori dei servizi al turismo e dell’impresa sociale, quelle quote di occupazione liberate dal settore manifatturiero in crisi.” La presidente del Consiglio regionale ha poi richiamato una serie di leggi e provvedimenti della Regione Basilicata per favorire le pari opportunità e l’accesso delle donne al lavoro e all’imprenditorialità: dalla legge 27 del 2004 sul coordinamento dei tempi delle città e sulla promozione dell’uso del tempo, di cui lei stessa è stata promotrice, alla più recente normativa sulla rete dei servizi di cittadinanza sociale, fino agli avvisi pubblici sul sostegno alla conciliazione fra la vita lavorativa e la vita familiare e per l’assegnazione di piccoli sussidi per la nuova imprenditorialità.
Iniziative che richiamano l’impegno a rendere esigibili quei diritti di parità, sui quali sempre più spesso, torna il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Rispetto, servizi e strumenti di conciliazione, ridistribuzione dei ruoli, modernizzazione dell’organizzazione del lavoro, sono questi e molti altri i motivi per cui, ancora oggi, lontani dai tempi degli slogan femministi le donne italiane si trovano a lottare. E se l’Italia abbonda di curve silenziose da mostrare al mondo, non è una colpa ma solo un motivo in più che rafforza la nomina di BelPaese.