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In Italia si sta bene

[Articolo di Tatjana La Paglia]

Secondo i dati dell’Istat presentati lo scorso 8 giugno, l’economia italiana sembra aver imboccato, nel primo trimestre dell’anno, una scalata dello 0,3% in più rispetto al trimestre precedente; e anche i consumi delle famiglie risultano in crescita dello 0,7%, con un contributo alla crescita del Prodotto interno lordo (Pil) dello 0,4%, il doppio rispetto allo scorso anno. Un dato positivo che, almeno sulla carta, risolleva le sorti del nostro Paese, ma che cozza con la realtà effettiva delle famiglie che lo costituiscono. Stipendi spesso rimasti invariati dai tempi della lira, tasse sempre più numerose, bollette salate e pensioni ridotti al minimo, infatti, rendono per una grande fetta della popolazione, il risparmio un miraggio e la spesa per i prodotti primari, quasi un lusso.

Una percentuale che aumenta maggiormente nelle regioni tradizionalmente meno agiate (Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia), e che anche in regioni abbienti come Piemonte e Friuli Venezia Giulia, non fa mancare il proprio eco.

Nel rapporto 2006 presentato da Bankitalia, l’economia lucana nel complesso da segni di ripresa: diminuisce l’export del salotto che dal 22% passa al 10% della quota totale, ma crescono le vendite esterne del settore automobilistico (Fiat di Melfi), pari a due terzi delle esportazioni, tornate in positivo dopo tre anni di fermo. Servizi e costruzioni favoriscono l’aumento dell’occupazione del 2,3%, anche se la situazione del lavoro irregolare, secondo elaborazioni della Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), rimane un dato allarmante. In Basilicata, infatti, nel decennio tra il 1995 e il 2005, l’incidenza del lavoro non regolare è salita di quattro punti percentuali in controtendenza rispetto all’andamento nazionale. Si registra un calo nel settore dell’agricoltura, mentre risulta positiva la situazione nell’industria delle estrazioni petrolifere che, con il nuovo accordo su Tempa Rossa, in aggiunta a quello di Val d’Agri, assicura una quantità di petrolio che copre l’8% del fabbisogno nazionale. In crescita anche il settore industriale che trae sempre maggiori benefici dall’ausilio dei nuovi processi tecnologici, pur non abbandonando completamente la mentalità del tipo “gestione familiare” e rallentando così, il processo di internazionalizzazione delle aziende.

Un ulteriore passo avanti per l’economia regionale, inoltre, viene dai 2 milioni di euro a sostegno delle piccole e medie imprese lucane, che consentiranno un migliore accesso al credito, sia riducendo adempimenti e procedure, sia garantendo migliori condizioni e minori oneri per il mondo produttivo locale. La Giunta regionale lucana, lo scorso 4 giugno, ha approvato il bando per l’integrazione dei fondi rischi delle cooperative e dei consorzi fidi che operano in Basilicata. Il bando rappresenta l’ultima tappa di un percorso avviato dalla Regione per riorganizzare e rafforzare tutto il sistema dell’accesso al credito. Già in precedenza, infatti, la Giunta regionale aveva approvato un provvedimento riguardante l’aggiornamento alle norme di ’’Basilea 2’’ del ’’Fondo di garanzia a favore delle Pmi della Basilicata’’ con il quale, per la prima volta, si consentiva, tra l’altro, l’ingresso dei rappresentanti delle associazioni di categoria nel comitato di gestione dei fondi. Note negative, invece, arrivano dal settore creditizio dove il costo del denaro resta un punto sopra quello nazionale (7,3% contro il 6,4%).

Stabilità e chiarezza risultano, quindi, due componenti ancora lontane da quella che viene definita l’escalation dell’economia italiana. Nell’attesa: luce, acqua e gas rimangono l’unico rialzo effettivo ben percepibile da tutti.