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[ ANNO III – GIUGNO 2007 – NUMERO 22 ] AMMINISTRAZIONI CENTRALI E PERIFERICHE: UN DIFFICILE RAPPORTO

Il nuovo modello di federalismo fiscale, che dovrà rispondere alle modifiche introdotte dalla riforma del Titolo V della Costituzione, è senza dubbio destinato ad avere un forte impatto sulla vita degli Enti territoriali.
Le nuove norme costituzionali hanno posto l’accento sulla marcata autonomia finanziaria degli Enti territoriali e in particolare degli Enti locali, ma tale principio non ha trovato specificazioni in norme che potessero attuarlo. Anzi, sono state introdotte misure restrittive di detta autonomia, sia pure ispirate dall’esigenza di un generale contenimento della spesa e del rispetto degli equilibri finanziari e dei limiti posti al nostro Paese dall’appartenenza all’Unione europea.
Le manovre finanziarie. Con la Legge finanziaria 2003 (legge 27 dicembre 2002 n.289), da una parte si sono sospesi gli aumenti addizionali all’Irpef per Comuni e Regioni e le maggiorazioni dell’aliquota dell’Irap, fino al raggiungimento di un accordo in sede di Conferenza Unificata fra Stato, Regioni ed Enti locali, sui meccanismi strutturali del federalismo fiscale (art.3); dall’altra, sono stati confermati i contenuti del Patto di stabilità interno in termini sia di disavanzo finanziario che di limitazione delle spese correnti.
Nel 2004, è stato, inoltre, confermato il blocco degli aumenti delle addizionali Irpef e delle maggiorazioni Irap, con effetti negativi sulla potestà impositiva costituzionalmente garantita agli Enti territoriali.
I trasferimenti erariali agli Enti locali hanno subìto, tra il 2003 e il 2004, una riduzione complessiva del 3,06% (considerando anche il blocco di una serie di trasferimenti minori) per i Comuni, pari a 404.143.122,64 euro.
La Finanziaria 2006 (legge 23 dicembre 2005 n.266) ha mantenuto l’impostazione delle precedenti con un rinnovato sforzo di contenimento della spesa, al quale sono chiamati a partecipare in misura significativa gli Enti territoriali, anche se con modalità parzialmente diverse rispetto al passato.
La Finanziaria 2007 prevede nuovi criteri relativamente all’addizionale comunale Irpef sia per quanto riguarda le regole che consentono ai Comuni di variare l’aliquota di compartecipazione dell’addizionale (dallo 0,5% allo 0,8% l’aliquota massima deliberabile da ciascun Comune), sia nelle modalità di versamento (introduce un versamento in acconto pari al 30%, da calcolare sull’imponibile dell’anno precedente e sulla base della nuova aliquota, laddove il Comune l’abbia modificata entro il 20 gennaio dell’anno in questione).
Complessivamente si prevede una riduzione dei trasferimenti agli Enti locali di oltre 3 miliardi di euro, bilanciata da una nuova formulazione del Patto di stabilità.
Comuni. Nel periodo preso in considerazione (2000-2003), le entrate tributarie comunali crescono progressivamente, da 18,2 a 24,7 miliardi di euro, anche in relazione alla introduzione ed elevazione della quota di compartecipazione dell’Irpef ai Comuni.
In aumento sono gli importi della Tosap (da 4,01 a 4,39 euro pro capite) e, soprattutto, gli accertamenti dell’Ici, che raggiungono, nel 2003, un importo di circa 11 miliardi di euro. Pur considerando la relativa inelasticità dell’imposta, l’incremento verificatosi può in parte attribuirsi ad una maggiore attenzione dei Comuni nel ridurre le aree di evasione dal tributo e nel recuperare importi arretrati.
Il valore medio per abitante dell’imposta supera di poco, nel 2003, i 189 euro. Gli importi più elevati pro capite sono in Liguria (€ 317,22), Emilia Romagna (€ 279,25) e Lazio (€ 276,59), quelli più bassi in Calabria (€ 80,12) ed in Sicilia (€ 101,42).
Gli accertamenti dell’Addizionale Irpef risentono naturalmente dell’evoluzione della normativa, che ha bloccato, in sostanza, la manovra dei Comuni nel 2003. La quota pro capite dell’addizionale passa dai 27,59 euro del 2002, ai 23,21 del 2003.
La quota Tarsu cresce da 72,21 euro pro capite (2000) a 76,14 euro (2003), facendo registrare, tuttavia, una riduzione degli accertamenti nel periodo 2003/2002.
Province. Nel 2003 prosegue una tendenza all’aumento delle entrate tributarie, che produce un incremento del 28% nel quadriennio considerato.
In particolare, la rilevante crescita delle entrate proprie non si compensa con una riduzione dei trasferimenti. Tale situazione può essere messa in relazione a quella di più avanzata esecuzione dei trasferimenti di funzioni e di risorse alle Province.
L’andamento positivo delle entrate tributarie provinciali è da mettere in relazione all’assegnazione della quota dell’1% dell’Irpef e potrebbe in parte derivare anche dalla valida dinamica di crescita dei tributi locali, già assegnati a tali Enti, riscontrata nel 2002 e nel 2003.
Gli accertamenti dell’addizionale Irpef sono aumentati del 219% nel 2003.
Regioni. Tra il 2000 e il 2003, cresce a livello aggregato la quota di risorse assicurata con entrate proprie. Queste sono cresciute nell’ultimo quadriennio in termini nominali del 23,6%. Se si prende in considerazione il periodo 2001/2003 – di piena operatività del decreto legislativo 56/2000 – la crescita degli accertamenti delle entrate tributarie regionali si attesta sul valore del 16,9%. Si sono ampliate, tuttavia, le differenze tra le diverse aree del Paese. Sempre nel periodo 2001/2003, il gettito dell’addizionale Irpef è cresciuto del 24,8% e quello dell’Irap del 13,5%.
L’andamento delle entrate nei comuni secondo l’analisi della Corte dei Conti. Nel 2005, il totale delle entrate correnti (riscossioni) degli 8.084 Comuni esaminati assomma a 45.062 milioni di euro quanto a riscossioni totali, registrando un decremento pari all’1,09% rispetto all’esercizio 2004 (46.668 milioni di euro). Nel 2005, il totale delle entrate tributarie per il complesso degli Enti esaminati è pari a 23.902 milioni e fa registrare nell’ultimo biennio una flessione dello 0,17%, mentre nel precedente esercizio si era registrato un aumento del 4,05%.
Nella prima categoria del Titolo I (Ici, Addizionale Irpef, compartecipazione Irpef, Tarsu, altre entrate tributarie) relativa alle imposte si registra un calo dell’1,64%. L’entrata principale di tale titolo è costituita dall’Ici, che dimostra un momento di debolezza, mentre la compartecipazione Irpef, che dall’esercizio 2002 in poi ha impresso una forte accelerazione alla dinamica del titolo, continua a crescere in modo non impetuoso. Si registra un aumento per quanto riguarda le tasse (4,22%), a differenza di quanto accade per le imposte. Per gli altri tributi del Titolo I si nota un aumento notevole che tuttavia, data la ridotta dimensione della categoria, si eleva in cifra assoluta a soli 88 milioni.
Per il complesso degli Enti esaminati i trasferimenti correnti assommano in termini di cassa a 12.139 milioni contro i 12.299 del 2004 e fanno registrare una flessione dell’1,30%.
La diminuzione delle risorse trasferite ai Comuni deriva principalmente da quelle provenienti dallo Stato, infatti per tale categoria si passa dai 7.522 milioni del 2004 ai 7.382 dell’esercizio successivo, con una diminuzione in cifra assoluta di 140 milioni di euro pari all’1,86%; inoltre l’andamento dei contributi da organismi comunitari è in notevole calo e risultano limitate le dotazioni del Ministero, specie con riferimento alla cassa. Tornando alle entrate correnti si rileva che per il complesso degli Enti le riscossioni del Titolo III nel 2005 raggiungono i 9.021 milioni di euro rispetto agli 9.317 milioni di euro del 2004 con un calo del 3,18%, che interrompe la tendenza ascendente delle entrate extratributarie.

“OUTLOOK” Uno sguardo fuori regione
Rubrica di scienze economiche e sociali
a cura di Rosario Palese
(ISSN 1722-3148)