[Articolo di Sergio Ragone]
Sospesi tra precarieta’ e incertezza, tra l’indecisione e l’impossibilita’ di crearsi una famiglia, rappresentano, per diversi motivi, un mancato ricambio generazionale. C’è, nel nostro Paese, una generazione di uomini e donne che pur avendo superato i trent’anni, non hanno mai avuto un lavoro degno di questo nome, oppure sono disoccupati o precari da sempre. Dividono un destino comune: non hanno la ragionevole speranza di poter lavorare in modo continuativo e soddisfacente, di rendersi autonomi e in grado di gestire, senza dipendenze mortificanti, la propria crescita economica e sociale.
La conseguenza di questa condizione, oltre all’impatto esistenziale di depressione per centinaia di migliaia i giovani, relegati ai margini della vita sociale, ha ripercussioni su tutto il sistema economico, sia sul versante della produzione, sia su quello dei consumi. In molti, critici e sociologi, sono convinti che in Italia ci sia il bisogno di porre nuovamente una grande questione generazionale. La questione generazionale è oggi una questione generale, che riguarda cioè gli interessi complessivi del Paese. Perché quando un Paese è fermo come l’Italia, quando un Paese è attraversato da una stagnazione economica, sociale, politica, ciò che occorre è innanzitutto investire nelle nuove generazioni, permettendo loro di partecipare attivamente ed anche di determinare le dinamiche sociali e di governo. Se i giovani continuano a rimanere a lungo in famiglia è perché sono sempre più precari, sottopagati o disoccupati.
Vive in famiglia, ci dicono i dati dell´Istat, il 66,7% dei maschi tra i 18 e i 34 anni e il 52,4% delle femmine; nella fascia di età 30-34 anni, troviamo in casa il 36% degli uomini e il 20,2% delle donne; tra i 25 e i 29 anni la percentuale sale rispettivamente a 71,9 e 49,8. Di quei sette milioni 827 mila tra i 18 e i 34 anni che nel 2002 vivevano ancora a casa, il 29,8% era studente, il 18,3 in cerca di occupazione, l´1,5 era casalinga, e il 47,7 lavorava. E´ in crescita la quota di giovani che resta in casa pur avendo un´occupazione perché spesso si tratta di lavori temporanei, o sotto pagati, o non consolidati. Retribuzioni che da sole non basterebbero a garantire, una volta fuori di casa, non solo lo stesso tenore di vita ma nemmeno una decorosa sopravvivenza dovendo coprire le spese di un affitto.
E questo sarà il tema che sarà affrontato Venerdì 8 giugno p.v., presso il cineteatro Obadiah di Oppido Lucano. l’Amministrazione Comunale di Oppido Lucano organizza un convegno dal titolo “Avere trent’anni. La meglio gioventù da generazione invisibile a generatori di futuro”, sul ruolo e le prospettive dei trentenni nell’attuale società ed in quella lucana in particolare. L’iniziativa vuole rappresentare una fotografia dello stato attuale, delle prospettive, delle difficoltà e delle speranze dei giovani lucani alle prese con il mondo del lavoro e non solo.
Relatori saranno:
Saluti
Rocco Pappalardo – Sindaco Comune di Oppido Lucano
Presentazione
Antonio Cimadomo – Consigliere Comunale
Relazione
Rosario Palese – Presidente Eurispes Basilicata
Coordina
Alfredo Di Giovampaolo – giornalista Rai Basilicata
Interventi
Enza Colonna – Ricercatrice CNR Napoli
Giuseppe Granieri – Autore “La società digitale”
Piero Lacorazza – Segretario regionale Ds Basilicata
Francesco Perone – Presidente Lucanianet
Anna Russelli – Responsabile NIDIL CGIL Basilicata
Candio Timperi – Presidente Anci Giovani Basilicata
Partecipa
Sabino Altobello – Presidente Provincia Pz
Conclusioni
Vito de Filippo – Presidente Regione Basilicata