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Libri: “Che cos’è la politica?” di Walter Veltroni

[Recensione di Mimmo Mastrangelo]

Da primo attore si presenta tutto solo per tenere una lezione sull’affascinante e bistrattato tema della politica. Per essere più precisi: su una scena arredata di solo leggio e alla presenza di un pubblico accorso numeroso, pagando tanto di biglietto, il sindaco della capitale mette su una messinscena dove la lettura  di una decina di cartelle, puntigliosamente preparate, viene qua e là interrotta per essere sostenuta dalla forza delle immagini. Il monologo  viene registrato e l’editore  Luca Sassella  ne pubblica “Che cos’è la politica?”, un piccolo cofanetto contenente libro e dvd.

Da incallito cinéphile Veltroni apre la sua performance lasciando scorrere la sequenza filmica del famoso discorso sulla fratellanza e la tolleranza di Charles Chaplin ne “Il grande dittatore”. Subito poi precisa  come politica deve essere sempre animata e resa alta da passione ed ideali. Afferma che anche in tempi come quelli attuali, di totale distacco e disinteresse,  l’organizzazione dello stato e delle istituzioni bisogna viverla come una missione. Cita Veltroni Platone: “La politica è arte regia” perché nel corso della storia ha plasmato la condizione degli uomini  e ne ha indirizzato il loro cammino. Si sofferma sulla storica data del 9 novembre 1989, giorno della caduta del muro di Berlino che ha messo fine  alla  divisione in blocchi del Mondo e aperto un nuovo scenario per l’umanità. “Ma oggi siamo in altro secolo, in un’altra epoca – precisa Veltroni – E ci accorgiamo che la corrente della storia sembra aver trascinato via e portato a valle, insieme al ferro delle gabbie ideologiche, l’argento vivo dei valori, degli ideali, dei pensieri profondi. Ed è un paradosso che proprio mentre potrebbe ritrovare, insieme alla libertà tutta la sua bellezza, la politica è invece prigioniera dei tempi brevi, è appiattita sull’immediato. E’ come impoverita, smarrita”.

Veltroni è passionale nell’esporre la sua tesi, e per dare più credibilità a quello che declama si lascia soccorrere (con le immagini) dagli slanci ideali di Martin Luther King, Berlinguer,  De Gasperi, Vittorio Foa, Zaccagnini, Bettino Craxi, Obama Barak, Nelson Mandela. Tutto per affermare con più convinzione  che la politica è valore, etica di scelte che vanno  fatte con  responsabilità e lungimiranza. La politica è  l’applicazione di un principio  che mette le persone al primo posto e tiene all’interesse di  un paese, dei suoi cittadini e, in particolare, di quelli più deboli che stanno ai margini. Ancora soffermandosi sulla bellezza della politica: secondo Veltroni questa è tale se  si riesce a coniugare il cammino del singolo con quello della collettività, se si riesce a mantenere in equilibrio la forza di un ideale con la diligenza della pratica. Infine, non poteva mancare l’attenzione verso gli irrisolti dilemmi del mondo contemporaneo  come Aids, carestia, fame, intolleranza, razzismo. Sono questi terreni minati, ma su cui la politica delle diplomazie (e non solo) si gioca il suo futuro, la sua credibilità. E’ lungo questa filigrana di drammi che la politica può ritrovare il sogno, l’utopia, il fascino di essere ”lo strumento più alto” per rendere gli uomini liberi. Tutta l’ oratoria non fa una piega, Veltroni si sa è un fuoriclasse, la sua parola, le sue esposizione sono sempre di grande suggestione, e l’orecchio del pubblico si presta volentieri ad ascoltare, eppure c’è qualcosa che non torna. Le argomentazioni di Veltroni sono indiscutibilmente condivisibili, ma egli non asserisce quanto dovrebbe dire fino in fondo. Quando si sofferma sul dissapore della gente verso la politica, forse avrebbe dovuto  affermare che da qualche tempo la crisi della politica si accompagna penosamente alla crisi della sinistra italiana (ed europea), la quale ha preferito occupare il potere piuttosto che assumerne la gestione.

Avrebbe dovuto dire che la sinistra ( e in particolare i Democratici di Sinistra) più che fare politica ha preferito promuovere un processo riformista (sic!) che sa tanto di vecchio, inseguire operazioni di marketing per avvantaggiare una classe dirigente ipocrita e, spesso, senza né arte né parte. In preambolo del suo discorso Veltroni invita i giornalisti presenti in sala a non cercare quello che nel suo monologo non c’é, è vero, inutile provare a rinfacciargli intenzioni ruffianesche, però da parte sua  le cause di una politica (e di una sinistra) che non sa più infrangere i cuori della gente andavo sviscerate più a fondo.