Parassiti delle piante e degli animali si prevede che potranno creare tra qualche settimana non pochi problemi. Le zecche sono i primi guai. Allarme zecche. Gli esperti di Accademia Kronos lanciano l’allarme sul pericolo zecche che questa primavera sembra essere particolarmente preoccupante. Questa esplosione delle popolazioni di acari parassiti è dovuta, secondo gli entomologi e i climatologi di Accademia Kronos, alla mancanza di temperature rigide che nel passato caratterizzavano gli inverni e che limitavano o rallentavano l’espansione demografica di aracnidi e insetti. L’inverno appena trascorso è stato il più caldo degli ultimi 200 anni, ciò a consentito ai parassiti degli animali e delle piante di riprodursi tranquillamente in anticipo, aumentando, come nel caso delle zecche, la loro popolazione in maniera abnorme. Una volta le regioni più penalizzate dalla presenza di questo parassita erano la Sardegna e la Sicilia , ma a causa dei cambiamenti climatici in atto sul Mediterraneo da circa vent’anni, si trovano ora in quasi tutte le regioni italiane. La scorsa settimana il vicepresidente di Accademia Kronos, il prof. Giulio Signorelli, in una sua perlustrazione nella campagna tra Vetralla e Tarquinia (VT) è stato assalito da ben 80 zecche, 15 delle quali avevano già punto. Il rapido intervento di un sanitario presente alle Saline di Tarquinia ha evitato che la situazione degenerasse. A seguito di ciò è stata contattata la direttrice del Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università della Tuscia, professoressa Anna Maria Fausto, entomologa di fama internazionale, la quale ha confermato l’aumento del numero di zecche causato delle condizioni climatiche dell’ultimo inverno che, a causa delle temperature “tiepide”, ne hanno facilitato lo sviluppo. Da ciò i medici di Accademia Kronos, tra cui uno dei primari dell’ospedale Belcolle di Viterbo, dott. Bruno Mongiardo, raccomandano agli appassionati di tracking campestre prudenza, sconsigliando di attraversare prati con erba alta, nonché di avvicinarsi, sempre in campagna, a pecore, cavalli e cani. In particolare il dott. Mongiardo invita i gitanti ad ispezionare attentamente il proprio corpo appena tornati a casa.
Questo parassita quando aggredisce inietta nella pelle del malcapitato un anestetico. La puntura quindi può passare inosservata, l’unica traccia è un piccolo alone rosso. Se non si interviene togliendo l’animale dalla proprio corpo, ma soprattutto il rostro che ha conficcato nella pelle, si corre il serio rischio di essere infettati e in ultimo poter contrarre malattie letali come la rickettsiosi (febbre del bottone), il tifo da zecche e la borreliosi di Lyme. Soprattutto la rickettsiosi può portare alla morte. In caso di avvistamento di questo acaro nel proprio corpo, se si è vicini ad un pronto soccorso o ad un ospedale, è consigliabile fare intervenire i sanitari. In caso contrario è bene togliere l’animaletto con delle pinzette ricurve stando attenti ad estrarre anche il rostro che si può staccare dal corpo dell’acaro e restare imprigionato nella pelle. Inutili i vecchi consigli dei nonni che dicono di cospargere la zecca di olio per non farla respirare e così farla staccare dal corpo.
Questo parassita riesce a non respirare per più di 15 minuti, per cui a poco serve questa soluzione. Importante è invece trattare la zecca con dei guanti per non farsi infettare dai suoi liquidi. Appena estratto il rostro la parte va abbondantemente disinfettata. Utile anche una profilassi a base di antibiotici. E’ bene sapere comunque che la zecca non si attacca subito alla pelle, cerca anche per tre o quattro ore, attraverso varie passeggiate tra i vestiti ed anche tra gli indumenti intimi, il luogo adatto per annidarsi e poi iniziare l’operazione di “pompaggio” del sangue. Quindi esiste un margine di tempo nel quale l’infezione ancora non si attiva. Superate le cinque ora dalla passeggiata in campagna il rischio invece può diventare reale. Anche dopo essere stati vicini a cani, cavalli e soprattutto alle pecore, vale un’accurata ispezione del corpo.
Il Presidente nazionale di Accademia Kronos, Ennio La Malfa
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