[Articolo di Francesco Cosenza]
L’incontro, “Dire Dio in segreto”, svoltosi presso il ridotto del Teatro F. Stabile di Potenza, grazie all’Associazione Basilicata 1799, apre luminosi e profondi varchi riflessivi intorno ai quali, le visioni soggettive contestualizzate in direzioni limitate dalla condizione dell’io, suggeriscono percorsi. Il viaggio del pensiero e della filosofia, apre i cammini di riferimento sui quali la ricerca di circoscrizione del Divino definisce principalmente i limiti della finitezza sostanziale del cammino intellettuale verso la verità. La filosofia, atteggiamento nei confronti del mondo, esercizio che dona tempo al pensiero, e, come ricorda nella sua intensa relazione il prof. Vincenzo Vitiello, umilia il soggettivo, perso nella ricerca di risposte, costruisce l’ultimo orizzonte ove la domanda intorno alla verità disegna possibilità di “contatto”.
Lo studio dei testi Sacri, dei Vangeli custodi del mistero di Dio che manifesta la verità attraverso il Figlio e schiude direzioni vaste, sospese in ricerche silenziose di luce, accoglie la totalità delle forme, diversificate di religiosità. Il pregare, forma intima del pensiero tesa verso l’insondabile, appare distante dalla visione della tradizione occidentale la quale, nel definire Dio, si allontana dalla ricerca del mistero, ultimo orizzonte del Cristianesimo. I cammini della Chiesa, verità sospese al mistero, attraversano diversità di espressione e manifestazione, la vicinanza, quindi la condivisione di percorsi vissuti “accanto” ai volti dissimili, attraversano i tempi, le esperienze di dialogo ed accoglienza formano il desiderio di finitezza e custodia del mistero. Bisogna credere nella possibilità di dire Dio, ricorda l’Arcivescovo di Potenza Mons. Agostino Superbo, nella sua relazione diversa e simile alla precedente, traccia nella visita ai secoli di tradizione, una chiara direzione da seguire, nel pellegrinaggio della preghiera.
Nell’atteggiamento religioso, la ricerca del senso profondo del contatto con sfere diverse dell’umano, evidenzia l’origine del cammino comune, la Chiesa è Chiesa quando dimentica di esserlo, il Vescovo nel suo intervento, sfiora i ruoli dei punti di riferimento, spesso colpevoli di potere. Il silenzio della preghiera che si abbandona totalmente al Signore, assume svariate forme nel pensiero, le profonde analisi proposte nell’incontro, sfiorano diverse visioni esistenziali, dettate dai tempi e le strutture di pensiero. La radicale scelta di Francesco d’Assisi, orienta, come ricorda Mons. Superbo le direzioni dei cristiani in cammino verso la croce, verso la libertà di gestione di universi semplici e vicini alla incontaminata dimensione che, in modo chiaro riassume le idee di Creato.
Le diverse riflessioni, delimitano spazi comuni il cui centro disegnato dalle differenze, avvicina la ricerca di Nietzche alla poesia di Mario Luzi.