L’accesso allo studio ed alla cultura è di fatto ancora difficile nella nostra regione, anche in ragione di una Legge regionale sul Diritto allo Studio ormai vecchia e che andrebbe superata con un Piano Regionale per il Diritto all’Apprendimento.
Va senza dubbio rivista la legge regionale 33 e chiarito il ruolo centrale delle istituzioni scolastiche nella realizzazione dei percorsi triennali di formazione integrata, evitando che si riproponga la logica del doppio canale, che penalizza i soggetti sociali più deboli e culturalmente più fragili. Va progettata una formazione professionale che non si giustapponga alle scuole, ma che riesca ad integrarsi e innestarsi sul settore dell’istruzione, rigorosamente al termine del Biennio. Una cura particolare andrebbe riservata a quella fascia di giovani (16-19 anni) che, dopo l’obbligo, non è riuscita a raggiungere il diploma e che, di fatto, non è contemplata nel pacchetto di opportunità offerte dal Patto per i Giovani, recentemente varato dalla Regione. Nel merito, nella nostra regione si sconta la difficoltà delle scuole ad organizzare significative esperienze di alternanza, anche a causa di una realtà produttiva disarticolata e sempre a rischio di crisi, e di settori di servizi ancora poco propensi a riconoscere importanza formativa all’alternanza scuola-lavoro
Quello che serve allora è una vera e propria rivoluzione della piramide che coinvolge necessariamente anche l’università: chi studia dovrebbe saper scegliere il suo percorso seguendo la propria indole e i propri talenti. Troppe energie e troppe virtù vengono sprecate negli stessi licei in attività da cui lo studente, futuro lavoratore, non trarrà benefici. La scuola vista come tassello fondamentale della formazione culturale e professionale andrebbe ripensata completamente per adattarla e permetterle di tenere il passo con il mondo del lavoro e del sapere glocale. E’ necessario aprire il cantiere verso un sistema d’istruzione e formazione integrato nel quale la Scuola assuma un ruolo centrale con gli strumenti legislativi che meglio si conformano alla sua autonomia e al suo grande patrimonio di conoscenza che deve sempre più e meglio incrociare il futuro della Basilicata. In questo cantiere la Regione può svolgere un ruolo di stimolo affinché dal territorio nascano traiettorie per una nuova fase dello sviluppo lucano. Una via è sicuramente quella della messa a sistema dei cosi detti Patti Formativi Locali. Il Patto Formativo Locale costituisce allo stesso tempo una politica, una strategia ed un progetto cruciale in grado di assicurare l’integrazione tra le politiche attive del lavoro e le iniziative locali per lo sviluppo. La Basilicata ha bisogno dei giovani per generare innovazione nella nostra regione. Scuole ed enti di formazione devono costituire una rete formativa e informativa per sostenere i giovani non solo nella ricerca del lavoro ma anche nello sviluppo di competenze d’impresa. Se un territorio vuole investire sul presente per costruire il futuro, non può fare a meno della sua principale risorsa. Eppure, nonostante i vuoti e le assenze delle istituzioni, i giovani ci sono. Con la loro energia e creatività. Bisogna oggi mettere in campo un’iniziativa che chiama i giovani, tutti, nessuno escluso, ad esprimere i loro talenti per cambiare insieme il volto della Basilicata, a partire dalla Scuola e dalla Formazione.
Il Sapere, in questo quadro, diventa un fattore di straordinaria importanza per la coesione sociale che deve essere apertura alle diversità. Oggi, però, sono troppo pochi i giovani che raggiungono un buon livello d’istruzione e che perciò rischiano una vera e propria esclusione dal sapere, condizionante elemento di svantaggio che potrà trasformarli in adulti a rischio di sottooccupazione, disoccupazione ed emarginazione sociale. Occorre dunque che il sistema scolastico e formativo accompagni tutti i ragazzi e le ragazze – tutti, e non uno di meno – al successo formativo, cioè al conseguimento del diploma o della qualifica professionale, secondo le attitudini personali. mediante il sostenimento dei processi di crescita culturale e professionale delle persone, il diritto allo studio e all’apprendimento per tutta la vita. La strategia di Lisbona pone la persona al centro delle politiche d’istruzione, formazione e lavoro, garantendo ad ognuno, in condizioni di pari opportunità, l’accesso a tutti i gradi dell’istruzione, il sostegno per il conseguimento del successo scolastico e formativo e per l’inserimento nel mondo del lavoro. Al fine di consentire l’effettiva fruizione di questi diritti, bisogna oggi sostenere i processi di crescita culturale e professionale delle persone, il diritto allo studio e all’apprendimento per tutta la vita, mediante la programmazione di adeguate opportunità formative,articolate nell’intero territorio regionale, con particolare attenzione alle aree deboli. Gli obiettivi della conferenza di Lisbona, hanno una grande attualità, ma il divario tra quegli obiettivi e i nostri livelli di diplomati, di laureati, di ricerca sul Pil sono il divario che ci allontana sempre di più da quell’Europa di cui tanto parliamo, e a cui tanto aspiriamo. E’ finita l’epoca in cui si poteva essere ricchi ed ignoranti, è arrivato il momento in cui abbiamo bisogno di saperi da connettere alla produzione.
[Articolo di Sergio Ragone]