La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – Coordinamento territoriale di Associazioni, Movimenti, Comitati e Cittadini – attende adesso che il Ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio nomini un commissario ed amministratori del parco qualificati, all’altezza dei compiti e al di fuori della nomenclatura localistica “imposta” dalle Regioni. La partenza del presidente del Parco coincide, amaramente, con la notizia gravissima di un nuovo taglio nei boschi di San Severino Lucano e l’autorizzazione del rilascio del parere positivo all’Enel di Valutazione d’Incidenza per la riattivazione della centrale del Mercure da 40 MW (Decreto del Dirigente Generale Vicario dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Calabria n. 536 dell’ 8.2.2007, pubblicato sul BUR Calabria del 19 marzo scorso), che dovrà bruciare biomasse vegetali reperibili dai boschi del Parco mentre sono ancora in corso indagini della magistratura e dove è forte l’opposizioni delle comunità.
L’Ente Parco e il presidente Fino si sono guardati bene da mostrare la benché minima opposizione a questa ennesima devastazione nel territorio. Il taglio del Bosco Magnano, la “Cortina d’Ampezzo del Pollino” ed altri boschi lucani e calabresi del parco, da quanto si apprende dal “funerario” comunicato stampa, è stato autorizzato dal piano di assestamento forestale regionale e porterà nelle casse del comune la ridicola cifra di euro 90.000 all’anno. Questa cifra è pressocché equivalente al fatturato annuale di 3-4 agriturismi o di 2 alberghi che nelle loro “brochure” invitano i turisti a visitare i boschi del Pollino promettendo passeggiate tra boschi ombrosi, funghi, castagne, animali selvatici e fresche acque. Ma se facciamo un po’ di conti, l’Ente Parco ha speso almeno 400.000 euro all’anno in consulenze, costose e inutili senza considerare i finanziamenti per dannose opere e iniziative pseudo-promozionali e culturali. Non ha speso un solo euro per indennizzare i comuni per i mancati tagli boschivi, pure consentiti dalla legge in materia di aree protette.
Negli stessi boschi vive il lupo, numerose specie rare di avifauna, la rarissima lontra e di recente è stato realizzato un costoso (e forse a questo punto anche inutile) progetto di reintroduzione del cervo. I boschi del Pollino sono fondamentali per la costituzione delle riserve idriche per la Calabria, la Basilicata e la Puglia, così come la loro tutela è fondamentale, prima ancora dello sviluppo delle energie alternative, a rallentare i cambiamenti climatici in corso. L’assenza di una politica per il Pollino delle Regioni Basilicata e Calabria è la vera responsabile della disastrosa dilapidazione operata dall’Ente Parco e delle risorse economiche destinate alla tutela dell’ambiente e della natura e contribuito al sovra-riscaldamento globale attraverso lo sfruttamento dei boschi e la realizzazione di centrali energetiche a fini industriali.
La proposta delle stesse Regioni di proporre alla direzione e presidenza del Parco quanti hanno già avuto modo di dimostrare la loro incapacità, risponde a queste logiche scellerate, perpetuando così una programmazione regionale disattenta agli ecosistemi e tesa allo sfruttamento insensato delle risorse naturali. I Cittadini del Parco, le Associazioni ed i Movimenti che hanno promosso in seno alla OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) la richiesta di commissariamento del Parco Nazionale del Pollino, trarranno le dovute considerazioni per le scelte dei nuovi amministratori del parco ed intraprenderanno conseguentemente le azioni per contrastarli.