[Articolo di Francesco Cosenza]
L’incontro, svoltosi presso il ridotto del Teatro F. Stabile, apre spiragli di conoscenza, incentrati sulla umana condizione della fragilità. Analisi aperte, su piani diversi, sugli infiniti percorsi della mente, rendono idee sulla inconsapevole negazione degli equilibri, sulla ricerca di contatti con l’umano. La follia, la fragilità, “svuotate” dalle parole tecniche, logorante assenza delle teorie, vivono la privazione della partecipazione con i pazienti, consegnando alle cure farmacologiche il difficile compito di creazione di sensi e “luci”. Esiste, secondo il dottor Borgna, una rete, nel mare aperto della follia che schiude sentieri di partecipata condivisione con i profondi mondi d’ombra del paziente. Sono infinite le forme della fragilità umana, le ricerche interiori e profonde dei pazienti, da vicino osservati per molti anni e seguiti, la psichiatria terapeutica, possibilità di comunicazione, con mondi o negazioni di mondi custoditi, raccoglie fragilità espresse in esperienze o semplicemente gesti nascosti in un corpo fisico.
La condivisione di quel linguaggio profondo, assume, nel rapporto medico-paziente, l’importanza luminosa del contatto, la decifrazione di sofferenze, lo psichiatra, secondo Borgna, vive le voci di disperazione dei pazienti che gridano in silenzio, sulle linee incrinate dal dolore.
La fragilità, visibile o nascosta in forme varie di espressione, accoglie la ricerca di immedesimazione, la vicinanza con parallele visioni di mondi, la medicina, restituisce ai pazienti frammenti di reale, vi è, secondo il dottor Borgne, maggiore possibilità di incontro, su percorsi umani che, costruiscono sorrisi sulle ombre. La psichiatria, penetra, nei vissuti esperienziali dei pazienti, in strati profondi dell’io, nelle oscurità sofferte a vote insondabili, contenenti i non sensi e le negazioni dell’esterno circostante, aprendo varchi emozionali nei pazienti che, accolgono i desideri di contatto e di partecipazioni, a quella dimensione dell’altro, spesso avversa alle loro esistenze. La ricerca di senso nella mente dei pazienti, che spesso e purtroppo non si raggiunge, celata dietro alla singolare e difficile lettura, evidenzia sofferenze incomprensibili che trovano libertà di immaginazione, senso di liberazione soltanto con il suicidio, ultimo stadio della follia, che, abbandona anche, il minimo desiderio di lotta al malessere che invade in modo devastante l’io.
La serata, ha offerto riflessioni, su sfere oscure di disagio, espresso dalle difficoltà di assimilazione di stimoli quotidiani, di incapacità di gestione di spazio, tempo e concettualità, il dottor Eugenio Borgna, ha evidenziato, nella sentita relazione, la positività del contatto,l’efficacia indispensabile della partecipazione.