[Articolo di Francesco Cosenza]
Gli “strumenti” esposti, non semplicemente oggetti, narrano di secoli di differenti attenzioni rivolte alla comunicazione. La conoscenza e l’informazione assumevano nei pensieri della collettività più svariata la forma dello strumento, la voce, possibilità di partecipazione alla vita del Paese, scavalcava i “muri” delle differenze sociali, nate dall’impossibilità di molti di conoscere la scrittura, quindi la storia raccontata dalla stampa.
Sperimentazioni, nate dal desiderio di contatto, di comunicazione, sono lontane le prime attività nate con Guglielmo Marconi, (primo a sviluppare il sistema di telecomunicazione ad onde Herzine). Molte, le radio esposte, custodi di mondi differenti, la voce, viaggiava sulle direzioni della storia, dei cambiamenti, dei desideri di spensieratezza e libertà espressiva.
Di evidente stile fascista, il ricevitore esposto, (1935), con bobine orizzontali, due calamite, presa di antenna, cuffia e auricolare, con meccanismo autonomo e manuale, esposte, riproduzioni di creazioni, come il ricevitore magnetico a calamita rotante (Marconi, 1902). Le radio, prodotte con diversi materiali, espressioni di tempi che, hanno visto il miglioramento della qualità degli apparecchi, delle possibilità di contatto sempre più aperte sulle distanze, rendono chiare idee di progresso.
Attività, osservata e spesso controllata dalle autorità preposte, le strutture politiche, imposte alle società, orientavano gli interessi su diverse idee di comunità. Di elevata qualità, il ricevitore con tubo a limatura di nichelio ed argento, conosciuto anche come risuonatore o oscillatore con sfere regolabili (Marconi 1985), di differente concezione, i primi esperimenti di Marconi, il trasmettitore a scintille (onde smorzate) ed il rocchetto di Ruhmkorff (1907).
La memoria quindi, assume forme, contenenti i passaggi delle epoche e le voci che conquistavano sempre maggiori ascolti che cantavano alla radio le speranze e i cambiamenti di un’Italia ed il fascino indiscusso della compagnia, forse incomprensibile alla modernità tecnologica dei tempi.