Il Patto con i giovani in Basilicata è stato un primo passo, criticabile e perfettibile, ma ha dato il passo all’avvio della messa in campo di politiche generazionali locali. Quello che ancora manca è un’analisi seria ed approfondita su i nuovi ventenni, su quella che in molti, esperti e non, iniziano a chiamare generazione y.
Cos’è la Generazione Y? È una denominazione per identificare i giovani di oggi dai 18 ai 25 anni svezzati a personal computer e cellulare. Ricordata anche in Technosexual: un marchio registrato da Calvin Klein per una linea di profumi; studiato e identificato come termine che indica giovane legato ad Internet e ad altre tecnologie che lo fanno sentire connesso, audace e curioso. L’approccio dei giovani oggi avviene, in chat, via SMS o in una dimensione virtuale come Second Life, il mondo virtuale di cui tanto si parla da qualche mese. Il rapporto sociale è secondario e ad esso viene preferita invece la multimedialità più diretta e meno impegnativa. Quindi oltre a chat e sms troviamo iPod, blog, BlackBerry, webcam, Skype… Non per questo si deve pensare che il rapporto con le tecnologie sia ossessivo, non per la Generazione Y almeno. Ma c’è di più, c’è che questa generazione è una generazione di individui che sembrano lontani dalla propria realtà. Sono ragazzi e ragazze che stanno costruendo la loro personalità sulla base di un confronto con la società il più delle volte leggero e liquido. Vivono nella società ma creano una loro sfera di interessi e di rapporti che va ben oltre il concetto di “comitiva”, di gruppo. Il Usa Today stima che la Generazione Y comprende oltre 70 milioni di giovani in tutto il mondo, non oltre i 30 anni: ragazzi assolutamente in pace con se stessi, non turbati ma diversamente pronti e informati per il futuro lavoro. Quindi Internet & Hi-Tech non sono sinonimo di negatività come propinatoci da più parti? Forse la vera malattia probabilmente sta nel dosaggio.
Si leggono, talora, articoli intelligenti e accorati, come quello di Ilvo Diamanti (Repubblica dell’11 febbraio) che confessa: “I giovani, i più giovani. all’improvviso sembrano diventati estranei. Non comprendiamo la loro indifferenza verso l’autorità, che noi stessi abbiamo contribuito a demistificare e combattere”. Un contributo interessante questo che ci conferma come la spaccatura generazionale si sia compiuta in maniera inesorabile. Una frattura che sta tutta all’interno della società e che non può certo più essere letta ed interpretate con vecchie lenti e con vecchie mappe.
In tutto ciò si fa necessario un nuovo ruolo della politica come soggetto interprete del cambiamento della società. Una politica ancora troppo distante da questo mondo nuovo, da questo fenomeno di massa glocale (che pensa globale ed agisce locale). Ascolto e capacità di interpretare: sono due concetti chiave che una moderna politica dovrà far propri per poter interloquire sempre di più con le giovani generazioni. La politica dovrà fare uno sforzo di umiltà per essere capace di aprirsi ai modi, ai tempi e al linguaggio dei giovani, soprattutto di quelli più distanti dalla politica. E non si tratta di un problema di comunicazione.
Articolo di Sergio Ragone
Coordinatore regionale Sg Basilicata
http://sergioragone.ilcannocchiale.it/