I lavori di abbattimento dei prefabbricati di Bucaletto non terrebbero conto dei criteri di inizio lavori che prevedono l’individuazione del responsabile della bonifica o messa in sicurezza e un piano di lavoro per la rimozione di materiale contenente amianto allo stato compatto, (delimitazione area e segnalazione con idonea cartellonistica, rimozione delle lastre di eternit con bagnatura con acqua e collanti, verniciatura, asportazione di polveri in bagno dalle grondaie, smontaggio, movimentazione e confezionamento, stoccaggio provvisorio, rispettivi dispositivi di protezione previsti dalle leggi). In particolare, ai sensi dell’art.12 comma 5 della Legge 257/92, presso le ASL è istituito un registro nel quale è indicato l’amianto floccato o in matrice friabile presente negli edifici .
“L’amianto è il miglior termodispersore” affermavano gli ingegneri della Eternit SpA. Ma non dicevano ai propri dipendenti che le inalazioni delle polveri di amianto avrebbero provocato nel tempo l’insorgere dei rarissimi mesoteliomi, dell’asfestosi o del carcinoma polmonare. Infatti basta una breve esposizione ma intensa per ammalarsi. Le problematiche derivanti dalla presenza di manufatti contenenti materiali in amianto floccato e a matrice compatta sono soprattutto la loro facile friabilità se sottoposti a incuria e dalla eventuale rimozione incontrollata a causa di lavori di ristrutturazioni di vario genere. In Basilicata, il piano regionale di gestione rifiuti (art.2 della L.R. n.6/2001) afferma che la Regione e gli enti locali sono tenuti a prevenire e a ridurre il pericolo derivante da rifiuti pericolosi, tra cui l’asbesto o l’amianto che dopo 25 anni di uso incontrollato nell’edilizia è stato bandito e vietato in quanto classificato nocivo e pericoloso per la salute dell’uomo. Il datore di lavoro della ditta incaricata alla rimozione del materiale è tenuto alla presentazione del suddetto piano, prima dell’inizio dell’attività alla ASL di competenza che nel termine di 90 giorni deve rilasciare le eventuali prescrizioni in merito. Scaduto tale periodo il datore di lavoro potrà iniziare i lavori anche senza parere dell’ASL, fermo restando la propria responsabilità nell’osservanza delle specifiche norme di legge in materia di sicurezza. (art.34 d.lgs. 277/91).
E intanto i casi di tumore a Bucaletto aumentano in maniera esponenziale. Ma gli abitanti di Bucaletto devono convivere, da sempre, con un’altra grave emergenza ambientale, dovendo respirare i fumi prodotti dalla vicina fonderia. Più volte i cittadini, i partiti politici, i comitati dei cittadini e le associazioni di volontariato a Potenza hanno chiesto la delocalizzazione dalla città capoluogo della Sider Potenza. La decisione di procrastinare la delocalizzazione dello stabilimento siderurgico, ipoteca qualsiasi prospettiva di effettiva riqualificazione dei quartieri di Bucaletto e Betlemme di Potenza mettendo a repentaglio la sicurezza delle maestranze della Sider Potenza e la salute dei cittadini del quartiere Bucaletto costretti a vivere in un area ad alto rischio, come testimoniano i numerosi casi di malattia e tumori purtroppo riscontrati. Sorto in epoca in cui la città non si era sviluppata, oggi lo stabilimento siderurgico vi risulta inglobato. La sua presenza è quindi non solo incompatibile ma addirittura è in contrapposizione con i progetti di riqualificazione urbana. La OLA chiede alla Regione Basilicata di verificare le condizioni attuali di sicurezza e funzionalità dell’impianto siderurgico, delle emissioni in atmosfera e se lo stesso sia stato adeguato in base al Decreto Legge n. 230/95 che impone tra l’altro il possesso delle apparecchiature per la sorveglianza obbligatoria radiometrica dei rottami in ingresso e dei materiali uscita nello stabilimento e in caso di non rispondenza alle leggi la segnalazione agli organi giudiziari. Si chiede inoltre che la Regione intervenga imponendo, nell’approvazione dei Piani Urbanistici di Potenza, la prescrizione di delocalizzare lo stabilimento Pizzini.