“In quella sede – annuncia Lapadula – chiederemo che venga attivata ogni opportuna iniziativa atta a garantire una gestione democratica e trasparente del consorzio di bonifica dell’Alta Val d’Agri e affinché vengano tutelati gli interessi del mondo rurale e dei lavoratori che con grande senso di responsabilità continuano a svolgere il proprio lavoro senza alcun compenso”.

“Il contenzioso tra lavoratori e consorzio è ormai di ordine quotidiano”, denuncia il capo della Fai-Cisl lucana. “Nonostante i reiterati richiami del sindacato la dirigenza del consorzio continua a tenere un comportamento decisamente antisindacale. Gli stipendi vengono pagati con notevole ritardo e molti lavoratori sono costretti ad anticipare di tasca propria finanche le spese di rifornimento dei mezzi pur di garantire la continuità del servizio”.

Problemi si registrano anche sul fronte contrattuale. Resta da risolvere la questione del corretto inquadramento aziendale, che, spiega Lapadula, “deve corrispondere alle mansioni effettivamente svolte dai dipendenti del consorzio”, mentre è ancora aperta la querelle giuridica con l’Inps sulla disoccupazione agricola ordinaria. “Allo stato attuale i lavoratori del consorzio dell’Alta Val d’Agri sono assunti con contratto a tempo indeterminato ciclico per sette mesi all’anno e non percepiscono nei restanti cinque mesi alcun tipo di indennità – chiarisce Lapadula – Per questo abbiamo ribadito, e lo faremo anche nel prossimo tavolo regionale, la necessità di stabilizzare i dipendenti e risolvere alla radice un’anomalia
giuridica che non trova riscontro in nessun altro ente di bonifica e che pregiudica la continuità di reddito di decine di famiglie”.

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