[Articolo di Francesco Cosenza]
Sguardi posti su condizioni e piani esistenziali, sui quali I costumi e la cultura rendono analisi precise, racchiuse in volti ed espressioni, mondi contadini descritti dalle immagini, storia regionale in mostra. Presenze vestite di scuro e di vento, vicino pietre che delimitano spazi e velocità, la donna fotografata da Arturo Zavattini (Saracena- Tricarico Giugno 1952), appare in salita, emblematica posizione nel tempo, scandito da fatiche contadine, orizzonti di sole ed antichi gesti nel grano.
Fotografie, istanti catturati e proposti alle riflessioni, aperti alla conoscenza di costumi, specchio di mondi racchiusi nella quotidianità delle azioni, molte le foto di Henri Cartier-Bresson esposte, creazioni artistiche nate da profondi “viaggi” analitici. Elementi religiosi, in primo piano, contengono i sensi ed i punti di riferimento, attraversati da usanze e costumi, doni offerti e sincera devozione, la processione, espressione di appartenenza massima alla comunità, non nasconde il proprio “volto” dal quale emerge la storia che, si ferma sull’obbiettivo di Bresson (Processione: Tolve 1973). Il bianco e nero, la luce e lo scuro, piani emotivi da cogliere, precise idee sui contesti catturati rendono nelle immagini descrizioni di realtà.
Primordiale contatto con naturali dimensioni, i campi, mondi contadini sopra i quali la vita trovava una dignità, le azioni fotografate divengono elemento centrale nella descrizione delle personali esperienze umane al centro di contesti fortemente influenzati dalla condizione. Ha un bambino in braccio, la donna di Rionero fotografata da Henri Cartier-Bresson (1952), numerosi sono gli spunti riflessivi intorno al ruolo della donna in Lucania. Si coglie, in molte delle foto esposte, una centrale importanza della metodicità delle azioni , come se il futuro si nascondesse dietro quei pochi punti di riferimento, sopra i quali la vita di generazioni ha vissuto inconsapevolmente la lontananza da altri mondi. Le nuove influenze culturali in Lucania negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, sono ben evidenziate nelle foto di Bresson (Tolve 1973) che avvicina la tradizione, ferma sui lunghi vestiti delle signore, ad una più moderna idea di femminilità che indossa i pantaloni e la cultura nuova.
La fotografia suggerisce analisi interne, le descrizioni toccano gli spazi domestici (Zavattini 1952), che fotografano bene l’idea di condivisione del luogo, per terra, nella casa contadina fotografata vi sono animali, quotidiano ed “essenziale” contatto. Ferma su orizzonti di tradizioni, la ragazza fotografata da Cinzia Delnevo artista emiliana, i Sassi di Matera sono sfondo, le foto del 2006, comunica l’immagine silenzio e quiete, voluta distanza dal presente.
La maternità nella foto di Angela Rosati, grembo sopra il quale una delicata mano si adagia, comunica la profonda femminilità ed il senso principale del ruolo affidato alla donna, principio di nuova esistenza. Femminilità differente, posta in naturali contesti verdi quella di Massimo Lovisco (2006), apre idee sullo libertà di contatto con gli spazi. Le pietre i campi ed i volti, sopra i quali le luci e le ombre della fotografia racchiudono le atmosfere, aprono emotivi contatti con le nostre radici.