Cerca

news detail

Con le pari opportunità cresce il paese

Di seguito l’articolo di Anna Maria Parente*

Un recente studio del Sole 24 Ore ha evidenziato che, se entrassero nel mercato del lavoro italiano 100 mila  donne, l’effetto sarebbe un aumento dello 0,28 per cento del Pil. Il calcolo funzionerebbe, però, a condizione che le caratteristiche delle assunzioni femminili fossero le stesse di un lavoratore medio, sia per stabilità di rapporti di lavoro, sia per salario, senza le attuali discriminazioni. Non è male per cominciare l’Anno europeo delle Pari opportunità. Questi dati,  infatti, evidenziano che, eliminando le discriminazioni e promuovendo le pari opportunità, ci inseriamo pienamente nel problema della crescita e dello sviluppo italiano.

Questo tema deve entrare, a pieno titolo, nel confronto con il Governo. Per aumentare la base occupazionale femminile, soprattutto al Mezzogiorno, è stato ottenuto già un primo provvedimento nella Finanziaria, con lo sgravio fiscale per le assunzioni di donne, proposto per primo dalla Cisl. Si tratterà ora di lavorare sui decreti attuativi e di monitorare gli effettivi risultati di una misura simile, anche con un rinnovato protagonismo delle istituzioni di parità.

Il tema del lavoro femminile non è, come sappiamo, solo nell’accesso al lavoro, ma riguarda anche il mantenimento del lavoro se ancora oggi una donna su cinque lascia il lavoro alla nascita del primo figlio. Come le donne possono avere la possibilità di lavorare e essere madri sono questioni che attengono alla sfida di una società moderna di tenere insieme il valore del lavoro e quello della famiglia.

È il contesto culturale, etico, economico che deve mutare. Anche perché sullo sfondo c’è la questione denatalità. Bisogna decidere misure strutturali e sistematiche che incoraggino le giovani generazioni ad aver fiducia nel futuro. Le donne della Cisl, con la piattaforma di luglio, hanno messo insieme una serie di proposte e interventi legislativi e contrattuali che andrebbero recepite in un ‘patto di genere’ come le parti sociali europee ci richiedono. Dal recente rapporto risulta che solo l’Italia e la Grecia non lo hanno attuato. Il nostro impegno prosegue per raggiungere un tale risultato, che sarebbe fondamentale in Italia per aiutare le questioni che si affronteranno in questi giorni. Compresa la sostenibilità del sistema pensionistico.

Più donne occupate, più sicurezza nelle pensioni dei giovani e delle giovani. La posizione della nostra organizzazione di dare priorità alla rivalutazione del potere d’acquisto delle pensioni è fondamentale per le donne, che sono quelle con redditi più bassi, perché hanno andamenti lavorativi più discontinui, e sono la stragrande maggioranza delle pensionate al minimo. Bisognerebbe rafforzare tutta la partita delle contribuzioni figurative o dei bonus per andare nella direzione, già indicata dalla riforma Dini, di un riconoscimento del valore sociale della maternità e della paternità. L’assemblea delle donne Cisl di luglio ha ribadito il no all’allungamento dell’età pensionabile delle donne se la situazione attuale rimane immutata. Sappiamo – e non ha perso occasione di ricordarcelo la ministro Emma Bonino in questi giorni – che esiste una procedura di infrazione a carico del nostro paese alla Corte di Giustizia europea per la differente età pensionistica per uomini e donne in Italia.

Non si può cominciare a intervenire sulle pari opportunità in Italia a partire dall’età pensionabile. Il nostro paese è molto indietro rispetto alla parità uomo-donna, non è questione giuridica, ma sociale, culturale, valoriale, economica. Il governo nel suo insieme, visto che è l’Anno europeo delle Pari Opportunità, metta nella sua agenda come priorità la condizione delle donne – e di conseguenza degli uomini e delle famiglie – del nostro paese e ne ridiscuteremo.
* Responsabile nazionale del coordinamento Donne Cisl

© 2021 Templately copyright all right reserved.