[Articolo di Francesco Cosenza]
Sono immagini e suoni, approcci diversificati a contesti drammaticamente immersi che, si muovono sul confine umano, tracciando in modo netto la linea dell’annullamento psicologico ed identitario, imposto dalle direzioni della storia. Opere, “dietro il filo spinato”, pensieri che diventano soggettive descrizioni sfiorando il dramma di fantasie condizionate, prigioniere di limiti ed inevitabili mutamenti, fermo sul filo spinato, l’aquilone di Michela Mulinacci, privo di slancio, rende chiaramente l’idea della staticità, della negazione dei sogni infantili, evidenziata dal cambiamento di prospettiva che, ferma, oltre il filo l’immaginazione.
Figura che perde consistenza, annullando i tratti umani, quella di Giulio Giordano (Cremazione), immagine dissolta nel vento che, accoglie colori “infernali”. Diversificati linguaggi, espressi dai ragazzi dell’Istituto Statale d’Arte di Potenza, molti lavori presenti in mostra, vicini alle opere dei sedici artisti del Gai ( il circuito dei giovani artisti italiani ) ed altri Istituti scolastici come il Gasparrini Di San Fele ( I.T.C.) ed il Battaglini di Venosa ( I.T.C.) Presente, in molte delle opere esposte, l’idea di annullamento soggettivo scaraventato in collettivi disagi espressivi, dove i volti, oltre il filo spinato ( elemento molto presente nelle opere ), perdono luce e vita, esprimendo dolorose somiglianze.
Consegna le idee alla fotografia, Michele Amato, strumento visivo e descrittivo privilegiato, appaiono ovviamente bui i contesti, drammaticamente reali, dove i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, delimitano il disumano agire sulle identità, ormai svuotate dalle negazioni dei sensi. Camminano sul filo della memoria, i colori dei ragazzi dell’Istituto d’Arte di Potenza che rendono in molte opere omaggio all’infanzia, negata ed “inchiodata” al destino che, ruba i giochi alla fantasia ed i mondi immaginari dove i confini, barbaramente tracciati e le distinzioni sociali, eliminano i processi creativi, penalizzando i tempi, mortificando le innocenze. La memoria, concetto ampio che visita storici e culturali “spazi” riflessivi, analisi sui fondamentali diritti umani, grazie ai lavori artistici esposti e le poesie presenti, costruisce una prospettiva umana aperta sui tempi.
Il filo spinato, lacerante presenza e metaforico senso di non ritorno, limite oltre il quale le diversità, richiamanti le voci di chi oltre quel luogo non ha mosso i passi, diventa richiamo al rispetto, alla accettazione della diversità intesa come arricchimento culturale. La mostra MemoriArt, sarà esposta al Museo Provinciale di Potenza fino al 8 Marzo 2007.