[Articolo di Mattia Tufariello]
Abbiamo chiesto a Nicola Abbiuso innanzitutto di fare il punto della situazione. Il Comitato si è mosso per segnalare al Sindaco di Lavello e all’Ufficio tecnico siti ubicati fuori del centro abitato per la localizzazione delle antenne. L’iniziativa si è rivelata fruttuosa, poiché vi sono già circa 50 cittadini che hanno proposto le loro proprietà per l’installazione dei ripetitori.
Il Comitato ha inoltre portato alla visione dell’amministrazione le visure catastali per localizzazioni non pericolose delle antenne. I gestori avevano proposto tre siti per le antenne, tutti nel centro abitato, e il Comitato si è opposto fermamente, reagendo a questa proposta anche con una raccolta firme, con lo scopo di sensibilizzare la popolazione ad un problema che dovrebbe starle a cuore: la sua salute. Del resto, è da segnalare il fatto che il Comitato si muove a 360 gradi su tutti i fattori che minano la salute della comunità. Vi sarà, sicuramente, l’incontro dell’Ufficio tecnico con un esperto, che dovrà segnalare due siti adeguati per installare le antenne.
Il Comitato, dopo queste azioni, ha ottenuto, se non una garanzia dal Sindaco, quanto meno la sua attenzione. La sua azione fa pressioni sull’amministrazione, come è giusto che sia, perché si riguardi il problema da tutti i punti di vista, non solo da quello degli interessi delle compagnie telefoniche. Il problema è scottante, poiché gli impianti di telefonia mobile sono considerati impianti di prima urbanizzazione, come le fogne, come gli impianti idrici, come decreta la Legge Gasparri. Visti gli studi sui gravi problemi alla salute che le antenne provocano, la questione diventa problematica, a dir poco.
“Non si vuole ricorrere al terrorismo”, certo, sostiene Abbiuso, ma far sentire la propria voce sì. La voce della salute pubblica, far emergere quello che la gente non sa, informarla, e destarla dall’ignoranza, intesa come mancanza di informazione. Certo, chiunque, finché non viene toccato in prima persona, pensa a campare, bene e in maniera autosufficiente. Per questo motivo, sostiene Abbiuso, occorre che la gente sia sensibilizzata, e che ognuno faccia la sua parte.