In Italia si stima che in media il 17% degli edifici costruiti in un anno sia abusivo. Il percorso delle illegalità è piuttosto variegato e ci si muove fra veri e propri abusivismi, abusivismi legalizzati, ed edilizia semilegale o solo formalmente legale.
La legge 47/85 aveva stabilito il condono per tutti quegli abusi realizzati sino al 31 ottobre 1983; la Legge finanziaria del 1995 aveva creato un’analoga possibilità per gli abusi realizzati fino al 31 dicembre 1993; l’ultimo condono, invece, viene a sanare le opere ultimate entro il 31 marzo 2003. Oltre mezzo secolo di abusivismo edilizio è stato condonato progressivamente per prevenirne dell’altro.
I dati del Cresme forniscono una griglia eloquente sull’andamento crescente di tre distinti picchi produttivi, coincidenti cronologicamente con i tre diversi condoni edilizi. Tra il 1983 ed il 1984 si registra infatti una produzione di circa 737.000 nuovi edifici ed un’attività di ristrutturazione che interessa 113.000 strutture, per un totale di 850.000 edifici (tra nuovi e ristrutturati-ampliati); di questi 225.000 sono edifici abusivi. La percentuale di edilizia abusiva sul totale balza dal 15,8% nel 1982 al 25,3% nel 1983 per arrivare al 28,7% nel 1984.
Un analogo trend caratterizza il settore immobiliare a cavallo del secondo (1994-1995) e terzo (2003-2004) condono, sebbene con picchi meno elevati a causa della forte espansione del mercato immobiliare; quel che è certo è che tutti questi picchi produttivi terminano con una sanatoria.
Analizzando il livello e le tipologie delle richieste di sanatoria presentate agli uffici comunali competenti nel 2003, emerge una diminuzione generalizzata rispetto al secondo condono, pari ad un valore nazionale del 30,9%. Nonostante tutto, il maggior numero di domande presentate si concentra nel Nord (circa il 47% del totale del 2004), mentre i dati relativi ai sequestri e alle infrazioni registrate dalle Forze dell’ordine confermano che il fenomeno dell’abusivismo più preoccupante dilaga al Sud.
Nel Centro-Nord prevale un abusivismo più “leggero”, prevalentemente di trasformazione (ristrutturazioni e manutenzioni straordinarie), mentre al Sud si concentra un abusivismo pesante da costruzione. Diminuiscono sensibilmente le richieste di sanatoria per abusivismo pesante al Nord (-33,1%) e al Centro (-10,6%), mentre queste aumentano lievemente al Sud (+0,3%), e, di contro, crescono notevolmente le richieste di condono per i fenomeni di abusivismo di trasformazione al Centro-Nord.
I costi del condono: dalle oblazioni agli oneri. Analizzando il quadro dei costi di oblazione, l’ultimo condono è sicuramente quello più costoso per il cittadino: la legge parte da un minimo di 516,00 euro per gli abusi di minor rilievo (contro le 200.000 del condono del 1985), fino ad arrivare ai 150,00 euro per metro quadrato (contro le 36.000 lire del condono 1985) per gli interventi abusivi più gravi realizzati in assenza o difformità sostanziale dal titolo abilitativo ed in difformità rispetto allo strumento urbanistico al momento dell’esecuzione ed al momento dell’entrata in vigore della legge.
Al Comune di Roma si è cercato di effettuare una stima dei costi effettivi che ha sostenuto l’Amministrazione capitolina nei primi due condoni. «Al 31 marzo 2004, le 314.347 concessioni in sanatoria rispetto alle 506.000 richieste totali presentate ai sensi del 1° e 2° condono, hanno portato allo Stato 440.197.539,80 euro, cifra articolata in euro 216.237.396,80 per il 1° condono, mentre per il secondo la cifra è di euro 223.960.143,00. Al 31 marzo, il Comune di Roma ha incassato per gli oneri concessi euro 514.592.243,27. Il Comune da quei 2.527 ettari, ricadenti nelle tipologie di abuso 1,2,3 con destinazione residenziale, prevede di incassare euro 464.965.960,33» (Legambiente 2005). Per effettuare la stima dei costi di urbanizzazione relativa alle superfici condonate, Legambiente utilizza due parametri: i costi di urbanizzazione che il Comune deve sostenere nelle aree completamente o parzialmente infrastrutturate, stimati attorno ai 350.000 euro per ettaro, ed i costi che invece deve sostenere in aree totalmente sprovviste di infrastrutture, stimati attorno ai 600.000 euro.
Dal calcolo effettuato utilizzando i due parametri, commisurati ai dati relativi alle due tipologie di abusivismo (quello ricadente nelle aree di primo tipo e quello ricadente nelle aree di secondo tipo) è risultato che, per dotare dei servizi urbanistici necessari quei 2.527 ettari di abusivismo condonato, il Comune avrebbe dovuto incassare qualcosa come 1.126.850.000 di euro, con una differenza tra le entrate stimate e le uscite stimate pari ad euro 612.257.756,73; senza calcolare, per altro, le pesanti ripercussioni dovute alla perdita di fiducia del cittadino rispettoso delle leggi nei confronti degli Enti Pubblici, tra cui Stato e Comuni.
“OUTLOOK” Uno sguardo fuori regione
Rubrica di scienze economiche e sociali
a cura di Rosario Palese
(ISSN 1722-3148)