L’espressione Terzo settore, spesso utilizzata come sinonimo di no-profit, indica l’insieme dei soggetti che operano secondo logiche e meccanismi che non appartengono né alla sfera pubblica né al mondo delle imprese private, e con il loro operato rispondono a quei bisogni sociali difficilmente soddisfatti dai servizi pubblici. Nell’ambito del Terzo settore rientrano le associazioni non riconosciute, le organizzazioni di volontariato, le cooperative sociali, le organizzazioni non governative (Ong), le associazioni riconosciute e le fondazioni.
Dal primo censimento Istat sulle istituzioni non-profit risultano 221.412 organizzazioni attive in Italia, di cui 33.061 sono istituzioni con dipendenti. Nel 91,3% dei casi si tratta di associazioni riconosciute e non riconosciute. Meno numerose, invece, le fondazioni (3.008) e le cooperative sociali (4.651) che rivestono un ruolo importante per numero di persone impiegate e per la consistenza economica prodotta dalle attività di loro competenza.
La maggior parte delle organizzazioni di volontariato concentrano la propria attività nel settore della sanità (28%), quasi sullo stesso livello percentuale si attesta l’attività svolta nel settore dell’assistenza sociale (27,8%), seguono il settore dedicato alla ricreazione e alla cultura (14,6%), le attività nei settori della protezione civile e della protezione dell’ambiente, con percentuali rispettivamente del 9,6% e del 4,4%.
Un elevato numero di organizzazioni è specializzato in un unico settore (circa 36 su 100), ma non mancano anche quelle che dedicano la propria attività a due settori (24,4%), come pure le organizzazioni che si occupano di quattro o più settori (24,2%).
La riscoperta del volontariato.
Se negli anni Ottanta la percentuale che dichiarava di svolgere attività di volontariato si attestava attorno al 10%, alla fine di quegli stessi anni tale percentuale risultava in crescita, attestandosi su un valore del 15,4% nel 1989, con una variazione percentuale rispetto all’anno precedente del +3,7%. L’impegno degli italiani in associazioni di volontariato è piuttosto discontinuo, e questo è verificabile rileggendo le percentuali di partecipazione del 1997 in controtendenza con solo un 12% di adesioni ad attività di volontariato rispetto alla percentuale del 1989. Con l’inizio del nuovo millennio vi è stata una riscoperta del mondo del volontariato; infatti, se il 2002 fa registrare un nuovo incremento con una percentuale di partecipazione pari al 15,1% (con una varianza di +2,5 rispetto all’anno precedente), il 2006 conferma la tendenza, anche se si registra un lieve calo dell’1,1% rispetto all’anno precedente. Viene rilevata una maggiore presenza di volontari maschi, in una fascia di età che va dai 30 ai 54 anni.
Nell’ultimo lustro l’impegno sociale è generalmente aumentato. L’incremento di adesioni per associazioni ecologiche è poco significativo: dall’1,8% del 2000 al 2% del 2005, mentre l’anno in cui tale attività è stata maggiormente esercitata è stato il 2003 (2,3%). La percentuale di popolazione che ha partecipato a riunioni in associazioni culturali ha invece subito un decremento dall’8,9% del 2000 all’8,8% del 2005. In lieve aumento la percentuale di popolazione che ha prodotto attività gratuita in associazioni di volontariato, con una differenza tra il 2003 e il 2005 di +0,4%. La percentuale di persone impegnate in attività gratuite per associazioni non di volontariato e per i sindacati, negli ultimi 5 anni si è mantenuta relativamente costante. Infine è evidente il netto incremento delle persone che hanno dato contributi monetari ad un’associazione: nel 2005 tale percentuale era pari al 18,1%.
Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, le onlus attive al 30 aprile 2006 sono 17.054, in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente quando erano 18.154. Come è emerso dal Rapporto Biennale sul Volontariato in Italia del 2005, rispetto alla rilevazione fatta nel 1995, le associazioni di volontariato sono aumentate del 152% passando da 8.343 a 21.021 unità. Nel 2003 per ogni attività che ha cessato la sua attività se ne sono iscritte più di 10. Per quanto concerne la distribuzione di organizzazioni di volontariato il Nord-Ovest e il Nord-Est mostrano la percentuale più elevata, rispettivamente 28,5% e 31,5%, seguite dalle regioni del Sud e delle Isole (20,7%), mentre l’incidenza minore si registra al Centro (19,3%).
Le organizzazioni di volontariato offrono in prevalenza servizi di accompagnamento morale (ascolto, sostegno e assistenza morale) e donazione di sangue rispettivamente nel 19,9% e nel 17,4% dei casi. Mentre di minore entità sono i servizi per il trasporto di anziani e disabili (11,4%), le esercitazioni di protezione civile (11,3%) e le prestazioni di soccorso e trasporto malati (10,7%). Malati e traumatizzati rappresentano la tipologia di utenti ai quali sono indirizzati prevalentemente i servizi delle organizzazioni di volontariato (51,6%). Seguono a grande distanza gli utenti senza specifici disagi (9,9%) e gli anziani non autosufficienti (9,4%).
“OUTLOOK” Uno sguardo fuori regione
Rubrica di scienze economiche e sociali
a cura di Rosario Palese
(ISSN 1722-3148)