[Articolo di Francesco Cosenza]
Ospita, la mostra, proiezioni di sensi e significati, incentrati su corpi immersi in spazi, dove la luce delinea il tempo ed il movimento, spesso lo slancio emozionale soggettivo teso alla comunicazione personale della realtà circostante. Assumono, i ventitrè lavori di artisti lucani, un preciso piano descrittivo, volti fortemente espressivi, consegnano visioni umane rese dalla ricerca del particolare, nel volto rabbioso di Michele Santarsiere “Il lupo cattivo”, emerge la cura del dettaglio e la voluta affermazione della figura, impressa nel bianco e nero della luce.
Figure di donne poste in contesti naturali, sottolineano il primordiale contatto ed il rapporto del corpo con la natura, mondo complesso che accoglie gli uomini, non come elementi estranei ma come parti costituenti un unico “organismo”, nel dipinto di Lucio Rofrano, “Il fiume muore dove nasce la vita”, gli spazi interpretativi sono vasti. La mostra che accoglie riflessioni intorno a dimensioni e concezioni antiche, trasferite su stili ed espressioni artistiche, pone al centro della ricerca la fisicità, la nudità ed il rapporto con il tempo. Corpi e volti, calati in soggettivi significati che muovono il senso intimo dell’espressione che l’artista rende, trasferendo in spazio e luce la visione ed il linguaggio che vive con l’esterno.
Vi sono atmosfere in movimento, presenze di giochi floreali intorno al dipinto di Teri Volini “Narciso”. Il corpo, “microcosmo” perfetto, appare, in numerosi lavori presenti in mostra, nudo, emerge la femminilità delle figure dipinte in differenti posizioni, che, rendono idee sulle condizioni esistenziali e sulle sofferenze dei soggetti raffigurati, posti in ombra da Pasquale Belmonte “Nudo” e Felice Lovisco “Eva”. Espressioni molteplici, narrano rapporti e sensi, sospese in atmosfere le bellezze al centro dei tempi, sembrano racchiudere nella ostentata fisicità, la sensualità e l’interesse umano nei confronti del corpo. Interesse, centro di studi e tempi, presente in mostra una litografia di Giorgio De Chirico “Il risveglio del trovatore”, dove chiaramente emerge la metafisica, sguardo soggettivo posto su immagini congelate dal tempo, prive di movimenti e velocità, dove le figure, immobili, sono centro descrittivo dell’immagine.
La mostra Body and space, corpi nello spazio, offre molteplici riflessioni incentrate su “antiche” ricerche, nelle ventitrè figure presenti sulle tele, trova indiscusso spazio la fascinazione, l’oggettiva libera comunicazione che vive aperture vaste, scoperta e trionfo della dimensione umana.