[Articolo di Mattia Tufariello]

Alla presenza di un nutrito pubblico, dai colori differenti, si va dai socialisti ai diessini, agli ex-democristiani, si può dire che il Senatore Coviello abbia dominato la scena e catturato l’attenzione dell’uditorio, con una dialettica infervorata, partecipe e sapiente nei contenuti, così come nell’esposizione.

Obiettivo comune delle varie anime presenti al Tavolo della Presidenza è stato l’intento, dell’APD, di riconnettere la classe dirigente alle anime delle persone, come vuole la democrazia, e soprattutto come vogliono le correnti ai quali gli intervenuti appartengono, democristiana, socialista, con una parola, il centro-sinistra. Attenzione alla partecipazione, dunque, queste tra le intenzioni dell’APD, per bocca, in questa serata, anche di Antonietta Botta, Presidente della Commissione Regionale Pari Opportunità, componente della Direzione Regionale dei DS ed ex-sindaco di Lavello. Sue testuali parole: “rimettere in moto l’entusiasmo e l’orgoglio dei cittadini”. Allargare la partecipazione politica, far emergere la forza democratica e popolare dei partiti, come tra l’altro rileva anche il Prof. Coviello, che non manca, al termine dell’intervento della Botta, di fare un appunto sulle donne e sulla loro condizione in società.
Lo stesso motivo, quello della partecipazione attiva alla politica, lo ha ripreso Sabino Altobello, Presidente della Provincia di Potenza, che ha parlato, più precisamente, di militanza. Il prof. Coviello invece, parla di passione politica. Diversi termini, ma fondamentalmente lo stesso concetto.

Tutti d’accordo comunque sul fatto che i partiti sono l’organo della democrazia italiana, che li richiede, come strumenti vivi da cui emergano le rappresentanze che occupano le poltrone del Parlamento. Perché ciò avvenga, occorre però che la distanza tra i dirigenti politici e il cittadino venga ridotta, qui l’intervento di Vito Summa, membro del Coordinamento Nazionale dell’ APD, per la precisione Vice-Presidente Regionale. Qui l’atteggiamento di Coviello, che a volte dialoga con il pubblico in sala, accetta e modera i suoi interventi, che ricorda dei suoi passati politici, quando si sporcava le scarpe nei campi per cogliere il “desiderato” degli elettori.

Ci vogliono obiettivi comuni e omogeneità, ammonisce Summa, e il Centro-Sinistra non può nascondersi dall’accettare nuove sfide, come quella del partito unico. Omogeneità, obiettivi comuni, in nome della democrazia, che oggi, nonostante un’appartenenza ad uno stesso partito, viene espressa in maniere differenti, questo il male. Ricorda che Zapatero e Blair, pur facenti parti entrambi del PSE, governano in modi differenti. Occorre dunque omogeneità.

In tempi di globalizzazione, sostiene da par suo Altobello, è necessaria una rieducazione della società, così come fu ad inizio Novecento, in cui l’azione politica e  sociale consisteva nella civilizzazione del capitalismo incombente. Rieducare, o meglio ricreare la politica, guardando al passato, come sostiene anche il prof. Coviello, che auspica un ritorno a quelle forze popolari che hanno dato vita al Paese e alla sua Costituzione, per trovare una soluzione democratica al frazionamento politico attuale, e a tutta la politica, che oggi, rileva, così come fa Altobello, è incentrata sul concetto di leadership, dell’”uomo forte”, Berlusconi, ad esempio. Il partito unico del Centro-Sinistra vuole unire, omologare e far dialogare le diverse componenti presenti nell’area cui fa riferimento, le anime laiche del socialismo, così come quelle cattoliche.
Il prof. Coviello ha messo più volte in luce il sentimento della solidarietà, che deve unire le componenti del partito da formare, in nome di un ideale di democrazia e partecipazione attiva delle genti alla politica. Assestarsi sul 30% dei consensi al partito unico significherebbe, notano Summa e Altobello, realizzare un ideale di partito che determini realmente la politica in Italia, seguendo ideali “antichi” ma pur sempre validi, come quello della solidarietà, della collaborazione e della partecipazione.
Un’ utopia dei nostri giorni, forse, forse un sogno, che è iniziato con l’ Ulivo, un itinerario politico per il prof. Coviello, una sfida che il centro-sinistra non può non accettare, perché la politica non sia vista come una cosa “sporca, da fannulloni”, sostiene Altobello, come la definisce la Destra.

In tempi in cui lo sbando politico è forte, in cui l’economia la fa da padrone, in cui i popoli dell’est vengono resi partecipi di un miraggio, un sogno digitale, da megaschermo in piazza con una luminosissima bandiera dell’Europa, in tempi che forse solo gli economisti possono tradurre in linguaggi accessibili alle masse, vi sono dei sogni popolari, a quanto pare, che non cessano di vigilare nei cieli delle coscienze, sperando di restituire l’ uomo, l’ italiano, alle sue radici, perché si faccia “un passo indietro”, suggerisce Summa, ripensando il nostro essere.
L’intento e la verve democristiana, democratica del prof. Coviello, ha voluto che fosse in sala anche il Presidente della Civica per Lavello, dott. Antonio Miranda, che non ha voluto sedere al tavolo della Presidenza, ma che ha accettato di intervenire, non esimendosi dal criticare le intenzioni dell’APD, sottolineando come in Italia non ci siano le condizioni per un progetto del genere, e affermando che tale progetto nasce dalla classe dirigente, con la poca ideale intenzione di accaparrarsi un maggior numero di voti. L’ unica forma di aggregazione che concepisce è quella di stampo cattolico, vista dall’opposizione ovviamente. Critiche certo, ma costruttive all’interno di un dibattito che coinvolga tutte le forze politiche.
Un clima di dibattito e di politica sicuramente vecchio stile, sano, almeno nella forma, e per quanto è dato sapere al cittadino, ha animato ieri Lavello, e il pubblico si è dimostrato attratto più dalla persona, in questo caso il prof. Coviello, che dall’argomento; si pensi al convegno sul Credito Etico. La demagogia a volte può più dell’ importanza, o dell’urgenza.

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