[Articolo di Francesco Cosenza]
Appare, nel bianco e nero della “descrizione”, colori che bene evidenziano le scelte nette di un’Italia che relega lo scrittore ai margini scuri della storia, una solitudine voluta, tra le mura della sua casa di Chia, immersa nella non “contaminata” natura che, disegna ricordi contadini impressi nella mente, principale centro emotivo nella formazione dello scrittore.
Pasolini scrive, descrive, racconta una nuova Italia all’Italia, nella sua stanza quasi vuota ma circondata da finestre che, si aprono su vedute differenti che abbracciano realtà altre, che conoscono l’asfalto della ricostruzione, che ospitano vite chiuse, che hanno in mano il tempo e una nuova identità da affermare. Immagini nitide nella descrizione, che catturano momenti e rendono significati e sensi, nudo, lo scrittore, ovvero spogliato di quella cultura italiana cucita sui vestiti di molti appare, la luce dona ragione alla naturalezza.
Sono profondi gli sguardi, che raccolgono, raccontando, la capacità di guardare oltre le concezioni, le convenzioni e le strutture di pensiero, al centro di canali troppo stretti dentro i quali la cultura italiana viaggiava imponendo la rigida unidirezionale descrizione del suo tempo. Quasi sorridente appare, accanto al mare di Sabaudia, poco lontano dal destino, amaro che scriverà la parola fine a pochi chilometri da quel sorriso. Sono “racconti” esterni, immersi nel silenzio dei margini, delle volontà di isolamento da mondi avversi, dove l’intellettuale vive con la natura la libertà di espressione, in spazi che accolgono tempi e nuove abitazioni di pensiero che, si trasforma in parole o versi, che ritorna a respirare la purezza dell’incontaminato dove, il silenzio intorno alla diversità assume un diverso, meno doloroso senso
Essenziale, la casa del poeta, nel chiaroscuro del tempo, ospitante stili contadini, quasi spogli gli interni, con al centro soltanto pagine di pensieri e il caro strumento di scrittura dal quale, passava l’esigenza di far sentire la sua “voce”, la sua idea di mondo, la sua idea di politica, la sua concezione dell’uomo. Pasolini cammina, scrive, legge, gesti per molti assolutamente semplici. Movimenti che le fotografie (settantasette) presenti nella mostra, descrivono, se pur soltanto sfiorando il passaggio dello scrittore, toccano le stanze silenziose, che gli scritti rendono rumorose e gli sguardi, eloquenti ed attenti, proiettati sulle correnti che muovono la variegata epoca del Novecento, in direzioni opposte agli occhi e alle sue mani, ostili alle pagine, alle scene dei suoi film, che l’Italia non voleva vedere.
La conoscenza della diversità, presente nelle sua solitaria dimensione, voce incisiva e libera posta al centro dei tempi, delle culture che dal 1975, rende più larghi gli orizzonti su figure di chi come Pasolini, sapeva individuare e presentare idee sull’uomo che, appaiono nelle pagine dei suoi romanzi e nelle descrizioni cinematografiche, al centro delle dinamiche socio esistenziali che sempre caratterizzano il cammino della storia.