La tutela delle condizioni del lavoro: il D.Lgs. 626/94 e la sua applicazione. Dal Rapporto conclusivo del progetto di monitoraggio e controllo dell’applicazione del D.Lgs. 626/94, del novembre 2003, promosso dal Coordinamento delle Regioni e Province autonome, emerge che: a) la quasi totalità delle aziende è dotata del Servizio di prevenzione e protezione e ha effettuato la valutazione dei rischi; b) si è registrata una discreta attuazione dei princìpi partecipativi della 626 incentrati sul Rls (Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza); c) il punto gestito con maggiore conformità alle disposizioni della 626 è l’attività di sorveglianza sanitaria, insieme alla realizzazione dell’attività informativa; d)è stata individuata un’efficace applicazione della 626, con buoni risultati nella prevenzione e nel sistema di prevenzione; e) la 626 è stata applicata anche da un certo numero di piccole e piccolissime imprese. Secondo i dati del Rapporto, il 22% delle aziende del campione ha attivato un sistema informativo sulla prevenzione, mentre il 44% ha affermato di non aver provveduto a mettere in pratica tale punto della normativa.
Dal documento emerge inoltre che il 93% delle aziende del campione ha nominato un medico competente (MC), il 96% un responsabile del servizio prevenzione e protezione (RSPP) ed il 95% ha effettuato la valutazione dei rischi. Tra il 52% e il 61% invece, si collocano le aziende che hanno formato i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS) e gli addetti alle emergenze. È importante sottolineare come: «I processi organizzativi siano stati formalizzati in un numero di aziende molto ampio (compreso tra il 61% e il 96% di tutto il campione) e ciò sicuramente smentisce chi più volte ha sostenuto (e continua a sostenere) che il D.Lgs. 626 è una legge inapplicabile perché troppo onerosa in termini di adempimenti burocratici. Va notato, a questo proposito, che sono stati largamente soddisfatti non solo adempimenti esclusivamente formali, ma anche adempimenti che presentano pure una sostanziale importanza in termini concretamente preventivi, come l’effettuazione della valutazione dei rischi».
Statistica degli infortuni, delle malattie professionali e danno biologico. Tra il 1990 ed il 2000, il trend degli infortuni sul lavoro (indennizzati l’anno successivo) nel settore dell’Industria e Servizi, secondo le statistiche Inail, è diminuito di circa l’11%. I settori che, nell’arco di tempo considerato, hanno registrato il numero maggiore di infortuni sono quello metallurgico, quello delle costruzioni e quello dei trasporti, che tuttavia hanno visto anche una drastica riduzione degli incidenti, pari rispettivamente al 25,5%, 29,4% e 16,6%. Ciò nonostante, i casi di morte rimangono ancora elevati. Anche il settore agricolo ha visto una flessione degli infortuni, da 207.628 del 1990 a 68.188 del 2000. In fase discendente anche il trend dei casi di morte, passati da 365 a 126. Anche le malattie professionali sembrano essersi ridotte fortemente, passando da 6.169 del 1990 a 2.300 del 2000, con una diminuzione pari al 62,7%. Sulla stessa scia del decennio 1990-2000, nel periodo 2001-2004 si è verificata una flessione del trend infortunistico complessivo, passando da 1.001.181 casi di infortunio a 938.613, con una riduzione del 6,2%, senza tener conto di un incremento occupazionale, stimato dall’Istat, del 4,1%. Anche i casi di morte sono scesi da 1.531 a 1.400 (-8,5%). Nel triennio 2002-2004 il settore industriale e dei servizi presenta un calo infortunistico del 2,7%, passando da 894.665 a 869.629 infortuni, mentre nel settore agricolo si passa da 73.515 a 69.089, con una riduzione del 6%.
Anche i casi di morte scendono da 1.403 nel 2002, a 1.405 nel 2003 ed infine a 1.175 nel 2004, con un calo, riferito al triennio 2002-2004, del 16%.
Le malattie professionali nel settore dell’Industria e dei Servizi (principalmente malattie cutanee, ipoacusia e sordità) sono passate da 24.759 (denunciate) del 2000, a 27.123 del 2001 per poi scendere a quota 24.334 del 2004. Nel settore agricolo, le malattie professionali denunciate all’Inail ammontano a 944 casi del 2000, a 1.068 del 2003 e 1.030 del 2004. Nel 2002 i casi di infortunio su lavoro nel settore agricolo, indennizzati dall’Inail al 30.04.2005, sono stati 59.408 su 73.515 denunce; 57.827 casi su 71.346 (relativamente al 2003); 54.651 su 69.089 (relativamente al 2004). Nel settore dell’Industria e dei Servizi, sempre al 30.04.2005 sono stati indennizzati rispettivamente, 609.965 casi su 894.665 (2002); 595.108 su 880.409 (2003); ed infine 572.776 casi su 869.629 (2004). Nel settore statale, il numero degli indennizzati del 2002 è di 12.595 su 24.476; nel 2003 è di 14.321 casi su 25.555 e nel 2004 è di 16.013 su 27.850. Tra il maggio del 2003 e l’aprile del 2005, l’Inail ha inoltre riconosciuto 14.851 casi di danno biologico. Complessivamente, l’ammontare degli infortuni dal 2003 al 2004 ha riguardato prettamente gli uomini (-2%), mentre le donne presentano una flessione dell’1,5%, senza tener conto di un aumento occupazionale pari all’1%. Le classi di lavoratori fino a 17 anni e 18-34 anni presentano una maggiore diminuzione del calo infortunistico, rispettivamente pari a -12,8% e -4,7%, mentre le rimanenti classi presentano valori compresi tra lo 0,2% e 2,2%. Anche nel settore femminile le classi di età fino a 17 anni e 18-34, presentano una flessione di -14,5% e -3,6%, mentre le restanti classi registrano un aumento infortunistico compreso tra il 4% ed il 7,9%. In totale nel 2004 si è avuta una riduzione degli infortuni, rispetto al 2003, pari all’1,1%. I dati stimati del primo trimestre 2005, rapportati allo stesso periodo del 2004, mostrano un ulteriore calo infortunistico complessivo pari all’1,8%.
Nel settore Industria e Servizi la flessione è pari a -1,7%, mentre nel settore Agricoltura -3%. Secondo le stime, per l’anno 2005 il trend infortunistico complessivo dovrebbe ridursi di 1 o 2 punti percentuali, con maggiore accentuazione per il settore agricolo (tra il 2% ed il 4%). Le attività a più alto rischio rimangono la lavorazione dei metalli, lavorazione dei minerali non metalliferi, la lavorazione del legno e le costruzioni, mentre l’agricoltura presenta una rischiosità molto più bassa. Le regioni con il più basso tasso infortunistico rispetto alla media nazionale sono il Lazio (-36%), data la maggiore presenza di Università e Uffici Pubblici; la Campania (-35%) e la Sicilia (-27%). Ai primi posti per il numero di infortuni emergono Umbria, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Secondo dati Inail (di carattere amministrativo, non ancora consolidati), gli infortuni complessivi sul lavoro avvenuti nel periodo gennaio-agosto 2005, per gli uomini ammontano a 675.705, con una riduzione pari al 3,2% rispetto al 2004, mentre per le donne a 59.604, con una riduzione pari all’1,1% rispetto all’anno precedente. In particolare nel settore commercio e servizi, il calo infortunistico è del 3% per gli uomini e dello 0,2% per le donne. Nel settore agricolo si assiste ad una flessione del 5,2% (maschi) e dell’8,6% (femmine). In discesa anche i casi di morte, da 828 a 760 quelle degli uomini, mentre in aumento da 91 a 106 quelle delle donne.
Trend infortunistico dei lavoratori extracomunitari: un fenomeno in crescita. In controtendenza, rispetto ai dati precedenti, il trend infortunistico dei lavoratori extracomunitari (7% degli occupati nel settore agricolo, il 50% nel settore industriale e dei servizi ed il 43% in ambito domestico); esso registra infatti una crescita che va da 73.777 casi del 2001 a 115.773 casi del 2004. Anche i casi mortali, purtroppo, salgono da 121 del 2001 a 164 del 2004. Le cause di questo trend crescente risiedono in genere nella pericolosità dei lavori svolti, nella scarsa attenzione alle norme sulla sicurezza, nei turni stressanti, nell’insufficiente formazione professionale e nella giovane età. Nel 2004, i lavoratori extracomunitari assicurati all’Inail ammontano a 1.765.578, il 5% in più rispetto al 2003 e circa l’80% in più rispetto al 2000. Al 2002, su 1.515.153 immigrati soggiornanti in Italia, l’Inail ha riconosciuto 8.733 casi di invalidità per infermità.È necessario, tuttavia, considerare che il trend crescente degli infortuni è dovuto in parte anche al fenomeno dell’emersione dal lavoro nero, per cui è possibile ipotizzare che gli infortuni siano costanti, o addirittura in fase decrescente. Per tale motivo non si è in grado di effettuare un preciso calcolo di tale fenomeno rapportando l’ammontare delle denunce al numero degli iscritti.

“OUTLOOK” Uno sguardo fuori regione
Rubrica di scienze economiche e sociali
a cura di Rosario Palese
(ISSN 1722-3148 )

0 Comments

Leave a reply

©2024 Associazione Promozione Sociale Lucanianet.it - Discesa San Gerardo 23/25 85100 Potenza CF 96037550769 info@lucanianet.it