Le suggestioni di cambiamento. Il numero dei brevetti che la ricerca registra è un indicatore oggettivo che funziona da sensore di quanto un paese è attento e interessato al cambiamento e ai segnali del nuovo che avanza e, allo stesso tempo, misura il livello di competitività nel settore.
In questo campo il nostro Paese occupa una posizione poco lusinghiera: nel 2004 il numero di brevetti registrati è stato di 7.615 contro i 98.297 degli Usa, i 55.958 della Germania, i 52.244 del Giappone, i 17.08 della Francia e i 16.656 della Gran Bretagna.
Il trasferimento dei risultati delle ricerche. Le esortazioni a incrementare gli investimenti in ricerca non trovano impreparato o inadempiente il Servizio sanitario nazionale, che già destina a questo scopo una quantità non disprezzabile di risorse. D’altra parte, esse non sono mai sufficienti soprattutto per quanto riguarda alcuni settori specifici come l’oncologia, le distrofie muscolari, l’Aids. Lo scopo della ricerca in sanità, soprattutto della ricerca corrente e finalizzata, nonché di quella tecnologica e degli ausilii protesici, è di pervenire a risultati prototipali suscettibili di essere ingegnerizzati, replicati e introdotti nell’assistenza sanitaria a vantaggio dei cittadini ammalati e/o del personale che deve assisterli. Quando il risultato prototipale si dimostra sufficientemente interessante per essere prodotto e commercializzato secondo una scala adeguata a garantire un ritorno economico, si trova sempre un produttore disposto a metterlo sul mercato. Vi sono però moltissime ricerche correnti o finalizzate che si concludono positivamente, con un prototipo o con un altro tipo di risultato che potrebbe essere utile a gruppi ristretti di persone, come i portatori di patologie rare o piccoli gruppi di disabili con handicap particolari o anziani con problemi specifici e simili. In questi ultimi casi ottime ricerche, anche se sono approdate a risultati convincenti e alla definizione di un prodotto, di un ausilio, di un prototipo di apparecchio, restano al livello di documentazione cartacea, di articolo su una rivista, di titolo in un catalogo di biblioteca, per non parlare di quando sono ridotti ad essere solo un file elettronico su un pc o una presentazione multimediale da proiettare in un convegno o in un’aula di lezione. In altri casi la ricerca è fine a se stessa, senza che il suo risultato positivo possa giovare a quanti potrebbero beneficiarne. La questione del “trasferimento dei risultati delle ricerche” è insomma un problema interno a quello della carenza di finanziamenti.
Il finanziamento alla ricerca in Italia. Il Snn destina ogni anno risorse per il finanziamento delle attività di ricerca delle sue istituzioni scientifiche, l’Istituto superiore di sanità, l’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, e l’Agenzia italiana del farmaco, a livello centrale; gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, sia pubblici che privati, e gli Istituti zooprofilattici sperimentali, a livello territoriale.
I finanziamenti di ricerca agli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico testimoniano che l’attenzione del Ssn alle attività di ricerca non è frutto di un interesse recente o di una moda estemporanea, ma un elemento connaturato al concetto stesso di tutela della salute che il Servizio sanitario nazionale ha fatto proprio fin dalla sua istituzione.
Una parte del finanziamento statale è riservato alle “sperimentazioni gestionali”. Queste sono state introdotte dalla riforma sanitaria del 1992 per consentire alle Asl, anche in collaborazione con soggetti privati, di testare in via prototipale nuove e più efficienti modalità di erogazione delle prestazioni, forme nuove e alternative di remunerazione dei servizi. A tale fine le Regioni sono state autorizzate a dare vita a società miste, a capitale pubblico e privato. Un primo rapporto sulle sperimentazioni, redatto dall’Assr, riferisce di 146 sperimentazioni gestionali esaminate.
Per un panorama più esauriente sull’impegno di ricerca riguardante la sanità bisogna tenere conto anche delle risorse impegnate a questo scopo dalle Università, dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e, soprattutto, dall’industria farmaceutica e da quella delle tecnologie biomediche e di diagnostica strumentale.
“OUTLOOK” Uno sguardo fuori regione
Rubrica di scienze economiche e sociali
a cura di Rosario Palese
(ISSN 1722-3148 )